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Anche Morgan Stanley cambia idea sul dollaro. Outlook passa a neutrale

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Alla fine molla anche Morgan Stanley, unica banca d’affari rimasta con outlook bullish sul USD. A pesare nelle considerazioni dell’importante banca d’affari il calo dei rendimenti dei titoli americani e più in generale le voci insistentemente dovish che arrivano da Federal Reserve. La presa di posizione, definita correttamente come contrarian dai giornali che l’hanno analizzata nel corso degli scorsi giorni, è ormai materiale per gli archivi, per quanto stia iniziando a maturare la convinzione che almeno l’euro possa essere arrivato alla fine della corsa.

Ci si aspetta dunque un dollaro non debole, ma comunque con atteggiamento neutro per quello che sarà l’anno, il 2024, della battaglia finale tra diverse banche centrali e l’inflazione. Battaglia che si conduce anche con la gestione, il più possibile oculata, dei tassi di interesse. Da Washington arrivano buone nuove per chi si aspetta dei tagli consistenti. Che però non potranno che impattare, fermo restando quanto deciderà BCE e con lei altre banche centrali, sull’outlook sul dollaro.

Cambia rotta anche Morgan Stanley

Anche Morgan Stanley molla la scommessa bullish

4 gennaio 2024: l’anno nuovo è arrivato ed è impossibile trovare un solo analista, una sola banca d’affari e forse anche un solo trader con outlook positivo sul dollaro USA. I mercati credono poco al fatto che Washington potrà permettersi un lungo periodo di tassi alti e amplificano, raddoppiando in mediana, i tagli ai tassi che sono stati registrati dal dot plot di Fed. È in questo scenario che Morgan Stanley ha abbassato l’outlook sul dollaro USA, portandolo da bullish a neutrale. Era rimasta l’unica banca d’affari di un certo spessore ad avere outlook positivo sulla divisa nazionale degli Stati Uniti d’America.

La riduzione dei rendimenti del debito USA rendono meno attrattivo rimanere su posizioni su titoli in USD, così come appunto pesano sulle valutazione dell’andamento del dollaro sul breve e medio termine quanto sembra che stia maturando dalle parti di Federal Reserve.

Ci sono però una serie di ma: Federal Reserve non è l’unica a dover combattere una lotta senza quartiere all’inflazione, e i segnali che sono arrivati oggi dall’Europa – e che dovranno essere confermati a breve dai dati per tutta l’eurozona, sono tutto fuorché edificanti.

Anche Morgan Stanley sposa la narrativa dovish

Troppa fiducia nel Giappone? E la Cina?

Nell’outlook negativo sul dollaro pesano, a nostro avviso in modo eccessivo, aspettative che potrebbero non essere rispettate in Lontano Oriente. Il Giappone dovrebbe tornare, e il condizionale continua a essere d’obbligo, dato che non ci sono ancora date certe e dato che tornare a politiche monetarie restrittive in una situazione come quella giapponese attuale appare esercizio assai difficile.

Di fronte al Giappone la Cina, che pur sta spingendo su piani di stimoli che non sono ancora organici, ma che inonderanno il mercato di yuan nella speranza di consolidare la crescita e di far dimenticare un 2023 lontano dalle aspettative dei principali analisti. Anche questo avrà degli impatti, importanti, sull’andamento del mercato del Forex.

Gli esperti e le grandi banche, ora compatti sul fronte del dollaro debole, non hanno d’altronde sempre ragione. La fase economica è di difficoltà tale, anche in termini di lettura, che outlook e previsioni sono materiale più per gli indovini che per i trader.

Serviranno i dati, quei dati che permettono alle banche centrali di orientarsi nel modo giusto, mese per mese, perché la situazione non permette di avere analisi di periodo più lungo.

Quella navigazione a vista che è stata il mantra di Jerome Powell, mantra che ha poi rispettato e che ha fatto vivere ai trader un 2023 dettato dato per dato e incontro per incontro. La nostra previsione è che sarà ancora questa la situazione del 2024, con i forecast di Morgan Stanley e delle altre banche che lasceranno in larga parte il tempo che trovano.

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