News
Ancora arresti eccellenti in Cina. Politica o contrasto alla corruzione?
Continua la stretta anti-corruzione nella Repubblica Popolare Cinese, una stretta che diversi analisti politici però associano a una campagna di Xi Jinping che ha come obiettivo finale il consolidamento ulteriore del suo potere. Questa volta a finire sotto la scure del governo è Zhang Hongli, che era tra i massimi dirigenti di ICBC – la Industrial and Commercial Bank of China. Secondo quanto è stato riportato dal Comitato Centrale per l’ispezione disciplinare, una sorta di agenzia che si occupa di casi di corruzione, Zhang è accusato di aver violato leggi e regole che non sono però indicate in modo specifico.
Si tratta di un modus operandi, anche in termini di scelta delle parole, che abbiamo visto applicare dalle autorità cinesi più volte nel corso degli scorsi mesi, per casi di supposta corruzione che hanno colpito diversi tra i massimi vertici del settore finanziario della Repubblica Popolare Cinese. Il sospetto, come sempre o quasi accade quando si parla di Cina, è che regole, leggi e politica siano state di nuovo intrecciate per fini che vanno ben oltre la repressione della corruzione a Pechino e Shanghai.
Un altro caso eccellente di corruzione
Se le accuse saranno confermate, saremo di nuovo di fronte a un attacco frontale ai gangli del mercato finanziario cinese da parte del Partito che governa la Repubblica Popolare Cinese. Questa volta sotto i più pericolosi dei riflettori è finito Zhang Hongli, che occupava una posizione di assoluto rilievo in ICBC e che era arrivato nella banca d’affari dopo una lunga esperienza da Deutsche Bank e Goldman Sachs. ICBC è un istituto bancario di enormi dimensioni, tra i primi al mondo per asset gestiti ed è la più rilevante delle quattro sorelle sulle quali poggia l’intero sistema finanziario cinese. Per tornare al caso simile più recente nello stesso gruppo, nell’agosto 22021 fu Gu Guoming a guadagnarsi il carcere a vita sempre per casi di corruzione.
La notizia sarebbe di poco conto se non fosse inserita in un contesto anche politico, che ha visto capitolare altri astri del firmamento finanziario cinese come Bao Fan e più di 10 altri dirigenti che operavano presso le più importanti banche del paese.
Il sospetto – che è sempre presente quando si parla di Cina – riguarda la possibilità che tali interventi del regolatore che si occupa di contenere e reprimere la corruzione, siano in realtà dettati da contingenze politiche. In parole molto povere, dal desiderio di Xi Jinping di consolidare ulteriormente il suo potere.
Effettivamente la lista di dirigenti di prima fascia che sono stati indagati prima e carcerati poi per violazione delle regole e delle leggi si è fatta parecchio lunga, segnale per tanti inequivocabile del fatto che qualcosa in Cina sta cambiando e che si sta in realtà combattendo uno scontro che con la corruzione c’entra poco o nulla.
La Cina di fronte alla crisi più importante degli ultimi anni
Gli eventi stanno avendo luogo in un contesto economico, politico e finanziario che forse la Cina non aveva mai affrontato nella sua epoca più moderna. L’economia non corre più come un tempo, il settore immobiliare sta affrontando problemi enormi e di difficile soluzione, la domanda interna langue e la difesa dello yuan appare più che mai difficoltosa.
Non è chiaro se il take over ulteriore da parte di Jinping sarà foriero di un ritorno a una maggiore stabilità. Quel che è certo per ora è che in tanti tra coloro i quali siedono sugli scranni finanziari più importanti del paese tremano. E che molti di loro potrebbero non vedere mai più la luce del sole. Corruzione, che pur viene raccontata come endemica dagli specialisti, o semplici movimenti politici che per strumento hanno la polizia e non le campagne elettorali?