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Asia: male Tokyo, Cina declassata da JPMorgan a neutrale

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Borse asiatiche in contrazione, con Tokyo che guida le perdite di una giornata di rosso diffuso su tutte le principali piazze finanziarie del Lontano Oriente. Oltre ai problemi di Tokyo, tornano al centro delle discussioni tra specialisti quelli della Cina. Nella tarda serata di mercoledì JPMorgan ha lanciato l’allarme rimuovendo l’indicazione di acquisto sulle azioni cinesi – almeno fino a quando non sarà chiaro il risultato delle elezioni statunitensi che eleggeranno il nuovo presidente.

Sempre nella tarda serata di ieri è arrivato un altro colpo per un’importante società giapponese: come prevedibile il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden porrà il veto sull’acquisizione di United States Steel Corp. da parte della giapponese Nippon Steel, decisione per la quale però manca ancora l’ufficialità. La notizia ha preso a circolare già nel corso del pomeriggio di mercoledì e ha causato il crollo dei titoli $X del 17%.

Nell’analisi di JPMorgan la chiave dei prossimi 2 mesi

È nell’analisi di JPMorgan forse la chiara lettura della situazione di breve periodo. La banca d’affari è passata dalla raccomandazione buy a neutral per il settore azionario cinese, passando poi da neutral a overweight per quanto riguarda l’allocazione all’interno dei fondi sui mercati emergenti.

A giustificare la mossa di JPMorgan la volatilità che sarà innescata dall’avvicinarsi delle elezioni americane, per quanto difficilmente, a prescindere appunto di chi uscirà vincitore dalle urne, cambierà l’andamento dei rapporti commerciali tra i due blocchi. Rapporti commerciali che hanno visto delle forti limitazioni – in particolari per le categorie di merci che gli USA ritengono di interesse strategico – a partire dai chip per l’intelligenza artificiale.

JPMorgan teme l’inasprirsi della guerra commerciale, secondo la nota che è stata pubblicata da Pedro Martins per i propri clienti, inasprimento di un’eventuale guerra commerciale che finirebbe per avere un peso importante sull’andamento della borsa cinese, che sta già vivendo un 2024 lontano dai fasti di un tempo.

La preoccupazione aggiuntiva è che l’avvicinarsi della tornata elettorale finirà per inasprire anche i toni e le proposte dei due candidati, soprattutto in termini di nuovi dazi che potrebbero essere imposti alle merci di produzione cinese.

Utile ricordare che non è soltanto JPMorgan ad aver comunicato preoccupazioni sul futuro andamento delle azioni cinesi. In passato anche Nomura e UBS avevano espresso preoccuapazioni simili – così come diversi dei top allocator hanno iniziato ormai da mesi a ridurre gli acquisti di azioni cinesi.

Yen forte punisce Tokyo

È uno yen forte e il ritorno di certe ansie legate al mercato del lavoro negli Stati Uniti a colpire indirettamente l’azionario a Tokyo. Nikkei 225 perde l’1,00% e chiude la sessione come la peggiore di tutte le borse asiatiche.

Si complica inoltre anche la situazione sul fronte della lotta all’inflazione: i salari hanno mostrato una crescita seppur inferiore rispetto all’ultima lettura comunque superiore alle aspettative. 3,6% contro il 3,05% di consenso, che indica che il percorso del Giappone verso la normalizzazione della crescita dei prezzi potrebbe essere più complesso di quanto affermato pubblicamente da Kazuo Ueda, governatore di Bank of Japan, e i suoi vice.

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