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BCE ferma i rialzi ai tassi. Si continua al 4%

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La Banca Centrale Europea mette in pausa i tassi di interesse di riferimento dell’eurozona. Christine Lagarde ha annunciato uno stop ai rialzi che però potrebbe essere momentaneo e che, stando alle parole della governatrice di BCE, non segnala ancora il termine delle politiche monetarie restrittive da parte di Francoforte. L’inflazione è ancora alta (e lo sarà a lungo, dice Lagarde) ed è per questo che non sarebbe ancora il momento di tirare i remi in barca.

Le borse europee nel frattempo proseguono lungo una giornata avida di soddisfazioni, con FTSE MIB che è uno dei pochi indici in rialzo – con DAX che perde oltre l’1%, CAC a -0,40% e IBEX che segue a poca distanza. La decisione, secondo quanto ha dichiarato la stessa Lagarde, sarebbe stata unanime. In aggiunta, le discussioni su eventuali tagli dei tassi, sarebbero ancora estremamente premature, con BCE che continuerà sulla stessa linea di quanto affermato anche da Fed: alti a lungo.

Si rimane fermi, ora il punto è “fino a quando”

Niente di fatto a Atene: tassi fermi in Europa

Per l’occasione Christine Lagarde parla da Atene, dove il gotha della politica monetaria europea si è riunito in alternativa a Francoforte. Le parole di Christine Lagarde invitano i mercati alla calma, per quanto prima di analizzarle sarà necessario partire dal principio. Nessun rialzo dei tassi di riferimento, che rimangono al 4, senza che ci siano però decisioni per gli incontri futuri. Anzi, Lagarde si dimostra possibilista, nel caso in cui dovesse presentarsi la necessità, di fare anche di più.

Oltre alle minacce hawkish di rito, la governatrice della Banca Centrale Europea ha fatto intendere un atteggiamento probabilmente meno aggressivo per il futuro della politica monetaria dell’Unione Europea. I tassi sono stati alzati in modo rapido, gli effetti con ogni probabilità devono ancora esplicitarsi sui mercati e ci sono segnali tanto di un raffreddamento del mercato del lavoro, quanto dell’attività produttiva. Tradotto in linguaggio comune: si è fatto probabilmente già abbastanza, e tassi mantenuti su questo livello dovrebbero contribuire a un ritorno lento ma costante verso il target del 2% di inflazione.

Le parole di Lagarde sono state interpretate come dovish da parte di quasi tutti i mercati: giù lo spread italiano, giù anche l’euro, per quanto in modo relativamente modesto. In altre parole, i mercati ritengono maggiormente possibile ulteriori rialzi futuri negli USA che a Francoforte.

Area euro meno credibile però di Fed

E ora? Si naviga a vista

Si continuerà a navigare a vista anche in Europa. Saranno i dati, con ogni probabilità, a dettare le prossime scelte in termini di politica monetaria per l’area euro. La preoccupazione principale riguarda un possibile ritorno di fiamma per l’inflazione europea, che viaggia già su livelli sensibilmente più alti di quella statunitense.

Lo scenario economico, d’altronde, rimane dei più complessi. Tokyo soffre, la Cina non se la passa meglio ed è difficile immaginarsi un pronto ritorno a una situazione globale più tranquilla.

Si teme anche per un ritorno di prezzi particolarmente alti per il greggio, prezzi che potrebbero ricevere un’ulteriore spinta a causa dell’evoluzione del conflitto in Israele – e con il timore che possa allargarsi anche a altri paesi.

Lagarde non ha detto pertanto nulla di inaspettato e il suo attendismo è più che giustificato da una situazione che in pochi sembrano essere in grado di leggere.

Per ora l’atteggiamento percepito come dovish non impatta granché sui mercati, aiuta l’Italia e nel complesso è quanto di meglio ci si potesse aspettare. Per il resto toccherà vedere come evolverà la situazione nelle prossime settimane.

La situazione economica non è stata mai così convulsa e lo spazio di manovra anche di istituti solidi come BCE continua a restringersi. La vera questione ora non riguarda più i picco dei tassi, ma quanto a lungo rimarranno su questi livelli.

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