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Dollaro giù dopo dati PCE. Tagli tassi 2024 sempre più consistenti
Dollaro in discesa dopo che sono arrivati incoraggianti dati dal PCE USA, che per il mese di novembre conferma che l’inflazione sta rientrando a passi piuttosto spediti. Quello che il personal consuption expenditure, che non tiene conto dei prezzi volatili di energia e alimentari, e che l’indice preferito da parte di Federal Reserve per capire a che punto del ciclo ci troviamo, ha dunque riportato dei dati piuttosto incoraggianti. Dati che spingono verso tagli nel 2024 ai tassi di interesse in proporzioni consistenti e che dunque hanno dato il via libera ad una sessione di scambi pre-natalizia punitiva per il dollaro.
USD viene scambiato sopra l’1,10 contro l’euro e più in generale perde più dello 0,10% in termini di indice DXY, per quanto in netto miglioramento rispetto ai minimi di 101,450 toccati subito dopo la comunicazione dei dati. Nel complesso però sembra ci sia poco spazio per dare ragione a Williams di Fed New York, il quale aveva indicato come premature le discussioni su eventuali tagli. Cosa sulla quale, lo hanno dimostrato anche oggi, i mercati non sembrano essere granché d’accordo.
Inflazione: siamo agli sgoccioli? Sembrerebbe di sì
Per l’inflazione USA, ammesso che l’enorme peso che Federal Reserve attribuisce al PCE sia giusto, e non abbiamo alcun motivo per dubitarne, la battaglia sarebbe ormai agli sgoccioli. I dati relativi al mese di novembre e che sono stati comunicati poche ore fa confermano un raffreddamento complessivo dell’andamento dei prezzi negli Stati Uniti d’America, rallentamento complessivo dei prezzi che lascia ampio spazio a quelli che saranno, nel 2024, tagli ai tassi ormai fuori discussione.
L’ultimo FOMC d’altronde aveva già aperto a questa eventualità: il grosso dei membri vede come possibili tagli di 75 punti base nel corso del 2024, tagli che però sono proiezioni che dovranno cercare necessariamente delle conferme in termini di dati, dati che dovranno segnalare un’inflazione in calo in modo consistente, per quanto il traguardo del 2%, target al quale Federal Reserve non sembra essere pronta a rinunciare, sia ancora lontano e per quanto ci vorrà del tempo per raggiungerlo.
I dati del PCE di oggi però sono piuttosto incoraggianti in tal senso: il CORE PCE anno su anno si è attestato a +3,2%, contro previsioni al 3,4%, così come sono arrivati dati positivi su base mensile, con un -0,1% contro il dato stabile che era quello sul quale era finito per convergere il *consenso degli analisti.
Dati appunto incoraggianti, che hanno spinto i mercati a ritenere ormai più che possibili tagli consistenti ai tassi, già dalla prima metà del 2024, tagli che ai mercati piacciono e piacciono meno al dollaro, che ha appunto fatto registrare un calo importante rispetto all’euro e più in generale contro le principali valute internazionali.
Franco sul massimo storico, yen ancora “forte”
Il Franco Svizzero ha fatto registrare i suoi massimi storici contro il dollaro nella giornata di oggi, complice appunto una situazione di debolezza importante per il dollaro USA. Buona anche la performance dello yen, che continua ormai a allontanarsi da quota 150, con un recupero importante proprio contro la valuta di Washington successivamente alla diffusione dei dati.
Tutto questo mentre a Washington, tra le altre cose, le condizioni economiche generali diventano giorno dopo giorno più congrue con le aspettative so soft landing. Tutto è bene quel che finisce bene, verrebbe da dire, per quanto almeno a nostro avviso sarà il caso di prestare comunque attenzione ai dati post-festivi. Il mercato Forex nel corso del 2023 ha dato ampia riprova di potersi muovere in modo consistente anche con minimi disallineamenti tra le aspettative del mercato e i dati che arrivano dallo stesso. Per questo, anche e soprattutto nella settimana che ci separa dalla fine del 2023, è consigliata la massima cautela.