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Dollaro USA: parla Raphael Bostic, che vede solo un taglio ai tassi per il 2024. Vinceranno i falchi?

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È il falco dei falchi, almeno in seno a Federal Reserve. E non sembrerebbe avere alcuna intenzione di perdere questa sua reputazione. I dot plot pubblicati da Federal Reserve in settimana, in concomitanza con le decisioni sul FOMC, hanno visto Raphael Bostic di Federal Reserve Atlanta offrire previsioni ancora più hawkish sul futuro dei tagli ai tassi di interesse negli Stati Uniti. Se nell’ultima proiezione effettuata nel 2023 Bostic, anche in quel caso in netta minoranza, si aspettava due tagli per il 2024, nelle ultime proiezioni ha ridotto queste aspettative ad un solo taglio per l’anno in corso.

Tagli che, almeno secondo l’ultima uscita pubblica del leader della divisione di Atlanta di Federal Reserve, potrebbero arrivare quasi verso fine anno. Un piano che però è in forte contrasto con quanto emerso dagli stessi dot plot, che invece prevedono fino a 3 tagli per lo stesso periodo. Per quanto ciò che afferma Bostic potrebbe essere fonte di preoccupazione, dovrebbe comunque essere messo in prospettiva rispetto alle effettive possibilità che passi la sua integerrima visione per la lotta all’inflazione. Ipotesi che almeno per il momento sembrano essere minime.

Parla Raphael Bostic

Raphael Bostic è ancora il più hawkish di tutti i governatori

Dei diversi governatori che hanno potere di voto in seno al FOMC, è ancora Raphael Bostic a vestire i panni del falco. Il leader di Federal Reserve Atlanta continua con previsioni piuttosto restrittive per quanto riguarda la politica monetaria di Washington, per quanto anch’egli sia stato costretto ad ammettere che dipenderà in larga parte dai dati che arriveranno tanto dall’inflazione quanto dall’economia. Inflazione che però Bostic stesso prevede che sarà più sticky di quanto inizialmente previsto, con i rischi di un ulteriore rimbalzo che sarebbero ancora sul tavolo e che potrebbero rendere molto difficile il percorso della banca centrale, da un lato sotto forte pressione politica per un ritorno su tassi più bassi, dall’altro pressata dagli obblighi di fedeltà al suo mandato, che è quello della stabilità dei prezzi e della massima occupazione.

Sarà, almeno questo è quanto emerso dalle più recenti (e anche dalle meno recenti) di Jerome Powell, probabilmente il secondo ad avere un maggiore peso specifico nell’eventuale decisione di tornare a tassi più moderati. Tutto questo mentre anche per la prossima settimana sono attesi dati importanti per comprendere a che punto si è negli Stati Uniti nella lotta all’aumento dei prezzi. Dati che però le aspettative ritengono saranno in linea con quelli dell’ultima lettura.

Oltre al quanto, il quando è tema di forti discussioni

Cosa dicono i dot plot davvero

In realtà è un FOMC piuttosto spaccato, con il fronte dei uno o due tagli al massimo che è soltanto di poco meno rilevante numericamente di quello che invece ne vorrebbe tre se non addirittura quattro. Vincerà con ogni probabilità – e a meno di dati molto lontani dalle aspettative per i prossimi mesi, una linea probabilmente più moderata, che con ulteriori scricchiolii dell’economia USA (e in particolare del mondo del lavoro) potrebbe appunto optare per almeno 3 tagli.

Tagli che però cominceranno ad arrivare – almeno secondo le aspettative attuali del mercato – soltanto nella seconda metà dall’anno, con le possibilità che si tagli già a maggio che sono minoritarie.

Nel frattempo però le borse continuano a essere piuttosto forti, sulla scorta di un Jerome Powell apparso come più che moderato, e per qualcuno più che dovish, durante la conferenza stampa successiva alla comunicazione della decisione dei tassi del FOMC. Non vi sono certezze, per quello che passerà alla storia come uno dei periodi più difficili da leggere e intuire della storia dei mercati valutari. Anche per la prossima settimana, dunque, saranno variazioni minime sui dati a orientare tutte le coppie che coinvolgono il dollaro USA.

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