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È un FOMC di cauto ottimismo. Equilibri per arrivare al soft landing
Sono stati verbali del FOMC che – come avevamo previsto ieri – non hanno riservato grandi sorprese. I banchieri centrali degli Stati Uniti d’America sono soddisfatti del cammino fatto fino a oggi, ma sono forse meno dovish di quanto i mercati sperano che siano nei prossimi mesi. Tuttavia, almeno stando all’assenza di reazione dei mercati alla pubblicazione dei verbali, gli operatori continuano ad avere poca fiducia sulla capacità di Federal Reserve di continuare sul percorso delle lacrime e del sangue. E ne hanno probabilmente ben donde.
I verbali infatti fanno emergere prepotente non solo la soddisfazione del cammino fatto fino a dicembre, ma anche la volontà di fare quel soft landing che ormai sembra ad un passo, ammesso però che l’inflazione continui a riavvicinarsi, possibilmente a grandi falcate, verso il target del 2%. Target che chiaramente non è in discussione, almeno per ora, e che sembra essere più vicino di quanto ci saremmo tutti immaginati soltanto qualche settimana fa.
Federal Reserve: qualche taglio all’orizzonte, ma necessità di accompagnare l’inflazione verso il 2%
I tagli, d’altronde avevano già parlato i dot plot pubblicati in concomitanza della riunione del FOMC di dicembre, sono all’orizzonte. Per quanto ancora non ci sia concordia sul quando e sul quanto, tutti sembrano essere sicuri del fatto che il picco è stato raggiunto e che è dunque alle spalle. Rimane però da valutare in che proporzione si rimarrà in territorio di politiche monetarie restrittive per il 2024. L’idea di fondo è di rimanere in territorio restrittivo per tutto il tempo necessario ad accompagnare verso il 2% l’inflazione negli Stati Uniti, facendo possibilmente riferimento a quella Core, che liberandosi dai volatili prezzi dell’energia e del cibo è diventata il nuovo benchmark di riferimento per le decisioni di economia monetaria di Federal Reserve.
Dato che permane però l’incertezza su quanto rapidamente l’inflazione tornerà a riavvicinarsi al 2%, sono incerte anche le proiezioni dei membri del FOMC. Il grosso vede, con i dati di cui si è in possesso oggi, tagli di 75 punti base da qui a fine 2024, ma sono proiezioni che per ora lasciano il tempo che trovano e che dovranno passare al vaglio dei dati che arriveranno nelle prossime settimane.
L’ottimismo comunque non manca: tra un mercato del lavoro che si è dimostrato essere più resiliente di quanto ci si sarebbe potuti aspettare dopo un ciclo di rialzi di questa portata, passando anche per l’andamento del PIL. Per i più cinici si tratta della solita calma che precede una possibile recessione. Qualcuno però inizia a credere che quello che sembrava un miracolo, il soft landing, potrebbe essere davvero alle porte.
Un complicato gioco di equilibri
Federal Reserve sarà chiamata, in quello che sarà anche l’anno delle elezioni, ad un complicato gioco di equilibri, che porterà per forza di cose a pressioni politiche oblique e a insistenti domande di rilassamento delle politiche monetarie restrittive.
Sarà un sottile e complicato gioco di equilibri, anche per evitare di atterrare in modo disastroso ora che la pista sembra essere ad un passo. Tra le incognite rimarranno i ritardi con i quali le politiche monetarie producono effetti sull’economia reale e anche il ritmo al quale procederà l’alleggerimento del pesante cumulo di titoli che Federal Reserve ha raccolto durante l’ultima crisi.
Sono incognite sulle quali sarà difficile esprimersi, anche per i plenipotenziari di Federal Reserve, prima di avere in mano altri dati. Si navigherà pertanto ancora a vista, con i venti che sanno quelli degli istituti di statistica, nella speranza che il mercato del lavoro continui a mostrare una certa resilienza. I dati appena arrivati da ADP. Servirà una conferma, anche di questo, nelle prossime 24 ore.