News Commodities
Erdogan convince Putin a rinnovare il Black Sea Grain Deal
Lunedì è ufficialmente il giorno di scadenza del Black Sea Grain Deal, un importante accordo che permette all’Ucraina di esportare grano e altri cereali attraverso il Mar Nero. Questo accordo viene rinnovato ogni due mesi, ma ultimamente la Russia ha minacciato di volerlo abbandonare. Stando alle dichiarazioni di Putin, l’Occidente non avrebbe rispettato la sua parte dell’accordo; le Nazioni Unite, l’Unione Europea e gli Stati Uniti si sono impegnate a favorire l’export di fertilizzante e materie prime agricole dalla Russia per evitare che le navi commerciali ucraine fossero minacciate dalla marina militare russa nel Mar Nero. Questo è uno dei tratti fondamentali che hanno portato a raggiungere l’accordo.
Oltre alle Nazioni Unite, il grande mediatore di questo accordo è stata la Turchia. Il Presidente Erdogan, che ha appena celebrato la sua nuova vittoria elettorale, è uno dei principali punti di contatto tra Putin e i paesi NATO fin dallo scoppio della guerra. Secondo una dichiarazione dello stesso Erdogan, ancora non confermata dal presidente russo, Putin sarebbe pronto a rinnovare l’accordo con cui si garantisce il flusso di export di cereali dal Mar Nero. Questa è una notizia importante non soltanto per l’Ucraina, ma per i milioni di persone a rischio di fame intorno al mondo che avrebbero duramente patito un aumento dei prezzi del grano e dell’orzo in caso di mancato rinnovo.
Putin mantiene la linea dura
Al momento soltanto la lettera di Erdogan sembra dare serie speranze in un rinnovo russo dell’accordo commerciale sul Mar Nero. Il Presidente russo continua a mantenere la linea dura: l’ultima volta in cui ha rimarcato questo concetto è stato giovedì scorso, in un’intervista televisiva. La Russia lamenta il fatto che l’Occidente non starebbe rispettando la sua parte dell’accordo, continuando a ostacolare l’export russo di materie prime. Cereali e fertilizzanti non sono direttamente oggetto di sanzioni da parte dell’Europa o degli Stati Uniti, ma ci sono altri elementi che starebbero ostacolando l’export: la difficoltà nell’assicurare le spedizioni, nel ricevere pagamenti e nel fare transazioni con paesi terzi.
Inoltre l’Organizzazione delle Nazioni Unite si sarebbe impegnata a siglare un accordo triennale per favorire le esportazioni di materie prime agricole dalla Russia ad altre parti del mondo. La Russia è il principale esportatore al mondo di grano e fertilizzanti, con l’Ucraina che la segue da vicino: stando ai dati del World Food Program, l’accordo ha già permesso ai porti ucraini di esportare 32 milioni di tonnellate di cereali; gran parte di questi sono diretti verso l’Africa e altre nazioni in via di sviluppo. Sempre secondo gli stessi dati, 400 milioni di persone si alimentano ogni anno con cereali coltivati in Ucraina. Questo significa che, in mancanza di un accordo, milioni di persone nel mondo saranno seriamente a rischio di fame per via dell’aumento dei prezzi che ciò comporterebbe per le commodities.
L’UE valuta di riammettere in SWIFT un ramo bancario russo
Il tema dell’accordo sui cereali esportati dal Mar Nero è estremamente serio. Per questo motivo, l’Unione Europea sta valutando la possibilità di fare importanti concessioni alla Russia in cambio del rinnovo del Black Sea Grain Deal. In particolare, si valuta la riammissione in SWIFT della banca agricola Rosselkhozbank. Attualmente questa e tutte le altre banche russe sono tagliate fuori da questo sistema che permette uno scambio efficiente di informazioni e transazioni oltre i confini nazionali. Questo aiuterebbe indubbiamente gli esportatori russi a ottenere pagamenti per le spedizioni di grano e fertilizzanti.
Allo stesso tempo, rimane il dubbio che riammettere una singola banca russa in SWIFT possa essere abbastanza per permettere a imprese totalmente scollegate dall’export di materie prime agricole di sfruttare questo sistema per fare altri tipi di transazioni. Non è facile investigare se un bonifico sia effettivamente stato effettuato per la fornitura di fertilizzanti o per quella di altri beni. Mentre i negoziati vanno avanti, in questo fine settimana rimangono due sole navi che stanno caricando cereali presso il porto di Odessa, in Ucraina, con l’obiettivo di salpare prima che la fatidica data del 17 luglio possa causare un blocco dell’export.