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Esplosione ospedale a Gaza fomenta il rally dell’oro
I prezzi dell’oro continuano la loro scalata rialzista, dopo che un’esplosione in un ospedale di Gaza ha ucciso centinaia di persone. Le tensioni in Medio Oriente continuano a essere soppesate dagli investitori, che nel corso delle ultime settimane hanno cercato riparo nei beni rifugio: la quotazione dell’oro è aumentata del 6% rispetto al giorno degli attacchi di Hamas in Israele, e in quel momento il metallo prezioso si era avvicinato ai suoi prezzi più bassi di tutto il 2023. Il conflitto continua a essere il motore principale della spinta a rialzo delle quotazioni, ma bilanciato dai rendimenti elevati dei Treasuries: anche se l’oro offre maggior riparo dalle incertezze, Wall Street non può ignorare i rendimenti oltre il 5% pagati dai bond americani a breve termine.
L’ipotesi è confermata anche da un report pubblicato la scorsa settimana dal World Gold Council, in cui si legge che negli ultimi mesi la correlazione tra il rendimento dei bond USA e la quotazione dell’oro è stata molto forte. Più si alzano le aspettative legate ai tassi della Federal Reserve, più si alzano i rendimenti delle obbligazioni; il costo opportunità di possedere una commodity come l’oro aumenta, facendo abbassare il prezzo dell’oncia. Si tratta dunque di due forze contrastanti: in questi giorni i metalli preziosi si muovono in base al prevalere dell’attrattività dei rendimenti dei bond o alla paura per una possibile escalation del conflitto in Israele.
Cala il premio per l’oro in Cina
Il World Gold Council fa notare anche una terza forza in gioco, poco presa in considerazione negli scorsi anni ma che ora sta diventando più determinante per la quotazione dell’oro: il premio pagato in Cina per l’acquisto di oro nei confini nazionali. Storicamente gli investitori cinesi hanno sempre prediletto l’acquisto di immobili e oro a quello di altri strumenti come le azioni. Per questo motivo e per gli scarsi livelli di produzione nazionali, la quotazione locale cinese è sempre stata più elevata rispetto a quella svizzera o londinese. Ma con l’economia cinese in difficoltà e la domanda di oro in calo, il premio è andato riducendosi notevolmente nel corso degli ultimi mesi.
Questo meccanismo ha effetti a cascata lungo tutto il mercato, riducendo le opportunità di arbitraggio e le quotazioni intorno al mondo. Nonostante ciò, sempre il Gold World Council ritiene che ci siano buone possibilità di un rally rialzista del prezzo dell’oro nel corso dei prossimi mesi: si parla, in particolare, del rischio concreto di una recessione. Si sa già che la recessione nel 2023 sarà praticamente inevitabile in Germania, e potrebbe allargarsi ad altre nazioni europee. A seconda di quanto si spingeranno in alto i tassi della Fed negli Stati Uniti, non è impensabile che possa verificarsi un rallentamento economico anche negli USA. Anche se ciò non dovesse verificarsi, la sola paura da parte degli investitori li spingerebbe ad acquistare oro.
Analisti concordi sull’incertezza geopolitica
Greg Bassuk di ASX Investments ha commentato, in un’intervista con Reuters, che la mancanza di certezze riguardo alla possibile escalation del conflitto in Medio Oriente sia un fattore importante per quanto riguarda l’oro e il petrolio. Jim Wyckoff di Kitco Metals ritiene che in questo momento i mercati stiano già prezzando un’escalation, e che eventualmente il prezzo dell’oro tornerà a scendere nel momento in cui si sarà più sicuri riguardo al fatto che il conflitto sia limitato a Israele e Hamas. Si teme soprattutto per possibili interferenze da parte di nazioni limitrofe come Libano e Iran, con cui la diplomazia israeliana è arrivata ai ferri corti nelle ultime settimane.
In ogni caso, i dati di stamattina sul PIL cinese mostrano che la seconda economia al mondo è cresciuta più rapidamente del previsto nell’ultimo trimestre. Anche l’economia americana continua a dare segni di forza. Per questo sembra probabile che, salvo un grande imprevisto in Medio Oriente, i mercati ritroveranno un atteggiamento ribassista sull’oro nelle prossime settimane.