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FOMC: niente di nuovo. I mercati brindano, almeno per ora
Nulla di nuovo sul fronte occidentale. Con decisione unanime il FOMC ha optato per un’altra pausa nel ciclo di rialzi dei tassi di interesse partito ormai più di un anno fa. La decisione è stata gradita dai mercati di rischio all’interno per di un quadro piuttosto complesso che meriterà di essere analizzato all’interno di questo approfondimento e degli altri che saranno pubblicati durante la giornata su TradingOnline.com.
Nessuno sta parlando però – questo è il grande cambiamento rispetto alla riunione precedente – di hawkish pause. Cresce, almeno dalla parte dei mercati, l’aspettativa che il 5,50% attuale possa essere considerato come il picco di questo ciclo. In aggiunta, e anche questo sarà oggetto dell’analisi di questo approfondimento, i mercati hanno iniziato a prezzare un possibile rate cut, una riduzione dei tassi già per il prossimo giugno. Tutto in linea con quanto il nostro sito aveva indicato già ieri prima che la decisione venisse ratificata e prima che Jerome Powell comparisse davanti alle telecamere.
Niente di nuovo – e ai mercati non dispiace
Non c’è granché di nuovo che viene fuori dalla più importante delle riunioni di politica monetaria del pianeta. Il FOMC si è riunito e ha deliberato all’unanimità per i tassi invariati, dato che le mosse intraprese da Fed sembrerebbero essere, fino a questo punto, sufficienti per riportare l’inflazione verso il target del 2%. A contribuire alla scelta di fare un’altra pausa sono i dati che arrivano dall’economia. Per quanto il PIL si trovi in un ottimo stato di forma, ci sono segnali dal mercato del lavoro di raffreddamento e anche delle pessime notizie che arrivano dal mercato del credito.
Si continua infatti a scendere in termini di accesso al credito – reazione naturale a fronte di uno dei rate hike più ripidi di sempre – e anche le condizioni finanziarie generali si stanno facendo meno agili, cosa che contribuirà, lo ha confermato ancora una volta Jerome Powell, Federal Reserve nel compito principale che le è stato assegnato, quello di cercare una certa stabilità dei prezzi negli USA e di riportare l’inflazione pertanto vicino quota 2%.
La reazione dei mercati
I mercati forse non si aspettavano parole tanto melliflue da Jerome Powell. Gli esegeti hanno segnalato un atteggiamento all’apparenza più dovish del capo di Federal Reserve, almeno rispetto alle precedenti riunioni. Segno che qualcosa sta cambiando, anche se non è detto che su orizzonti più ampi cambi nella direzione che si aspettano i mercati.
Il mantra di Fed era stato sempre quello di procedere finché non si fosse rotto qualcosa, con l’obiettivo di tornare in target il più velocemente possibile. Ora delle due l’una: o ci si è resi conto che accelerare ulteriormente nelle manovre restrittive non avrebbe avuto riflessi immediati nel riavvicinamento al target; oppure qualcosa potrebbe rompersi o degradare rapidamente con un’ulteriore sterzata.
I dubbi sul soft landing, per intenderci, rimangono tutti lì, per quanto successivamente alla conferenza di stampa di Jerome Powell i mercati, in particolare quelli risk on, abbiano brindato e abbiano fatto registrare dei gain interessanti.
Dollaro indebolito, anche se…
Il dollaro è uscito dalla questione certamente indebolito, con DXY che dal picco di 107 viene invece scambiato ora poco sopra i 106. I mercati hanno addirittura iniziato a prezzare con una maggiore possibilità il primo taglio dei tassi già in giugno, cosa che almeno durante le precedenti riunioni era stata fortemente negata da Jerome Powell, che riteneva impossibile un taglio dei tassi durante il 2024.
Staremo a vedere: i mercati in questa fase hanno di mostrato di essere più che volubili, o come ci ricordano i più cinici, alla disperata ricerca di qualcosa che sembri una buona notizia.