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I giudici danno torto a Google: pratiche anti-concorrenziali! Nei guai anche Apple!
Grossi guai in Silicon Valley: Google / Alphabet incassa un’enorme sconfitta con la sentenza emessa dal giudice Amit Mehta, che ha riconosciuto come fondate le richieste del Dipartimento di Giustizia in tema di antitrust. Una questione che non riguarda soltanto Google, ma anche Apple, come è stato correttamente sottolineato da Daniel Howley per Yahoo Finance. Questo perché l’accordo colpisce non solo il business più redditizio del gigante di Mountain View, ma anche l’accordo – in parte segreto – tra Google e Apple per l’inserimento del motore di ricerca all’interno dei prodotti di Cupertino.
Un accordo che – lo conosciamo obliquamente – per Apple valeva 20 miliardi di dollari annui nel 2022, per una somma che è cresciuta del 100% rispetto alle cifre del 2020. Un business dunque ricco, in crescita e che dunque rende la sentenza emessa lunedì 5 agosto particolarmente rischiosa per entrambi i gruppi. Parliamo di revenue nel settore dei servizi che valgono il 25% dell’intero settore servizi del gigante degli smartphone e dei personal computer.
Una sentenza che scuote la Silicon Valley
Si esprimono le corti statunitensi e puniscono Google: al centro di questi comportamenti anti-concorrenziali ci sono proprio gli accordi per l’inserimento del motore di ricerca con società terze. Accordi con società terze che avrebbero contribuito al mantenimento dell’assoluto monopolio sul settore delle ricerche per il gigante di Mountain View. La notizia arriva in un momento già complicato per il settore tech negli Stati Uniti, cosa che a cascata è un problema per l’intero settore azionario, dato che delle migliori aziende per performance e per capitalizzazione di mercato.
Il problema non è soltanto però per Google: si parla di società terze e tra queste quella maggiormente coinvolta è Apple, che con la società di Mountain View ha in vigore un accordo i cui dettagli sono sempre rimasti segreti e che però – ne abbiamo la certezza – vale almeno 20 miliardi di dollari annui per Cupertino.
Una cifra che vale più del 25% degli interi introiti di Apple nel settore dei servizi e che nel caso in cui non fosse più praticabile sarebbe un duro colpo anche per l’azienda guidata da Tim Cook.
Uscendo dagli Stati Uniti, la questione riguarda anche Samsung, che ha ricevuto denaro per posizionare al vertice il motore di ricerca di Google per le attività dei suoi clienti. Pratiche anti-concorrenziali secondo i giudici, la cui pronuncia potrebbe avere effetti a cascata su altre cause antitrust che coinvolgono anche Meta, Amazon e Apple stessa.
Altra tegola sul tech, e ora?
La questione è economica, finanziaria e politica e arriva nel peggior momento possibile per una borsa americana che sta già vivendo un momento di chiara difficoltà.
Dall’altro lato è comunque da segnalare il fatto che le reazioni sui mercati non siano ancora state veementi, all’interno di un più ampio movimento di rimbalzo anche sui futures delle azioni USA, per quanto saranno poi i mercati nella sessione che aprirà alle 15:30 ora italiana a dire l’ultima.
Manca poi la decisione di merito: non è chiaro se sarà chiesto a Google di eliminare completamente queste pratiche oppure se dovrà procedere con una separazione delle sue attività.
Sarà inoltre una questione che potrebbe spingere però Apple a orientarsi sempre di più verso ricerche indirizzate dall’intelligenza artificiale e gestite – scrive Bloomberg – tramite Siri. Una mossa tecnologicamente complessa e che sancirebbe però l’ingresso di Apple nel business delle ricerche. Business nel quale è recentemente entrata anche OpenAI. L’attacco a Google è frontale e arriva sia dalle corti sia invece da una concorrenza vecchia e nuova.