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I danni economici del cambiamento climatico potrebbero essere tre volte più alti del previsto
Un nuovo studio svolto in collaborazione tra economisti di Harvard e climatologi della Northwestern University rivela che l’impatto economico del cambiamento climatico potrebbe essere diverse volte più alto del previsto. Il livello di perdite finanziarie che il mondo si appresta a sostenere è paragonabile a quello di un conflitto mondiale secondo questa nuova ricerca. Lo studio al momento è ancora in attesa di pubblicazione e verrà presto divulgato nella sua forma integrale sul National Bureau of Economic Research.
Stimare correttamente i danni economici del cambiamento climatico non è affatto semplice, ma dall’altra parte è essenziale per mettere i governi e le imprese di fronte a dei numeri che possano guidare le loro scelte. Nel momento in cui ci si attende un danno maggiore, si mobilitano maggiori risorse per prevenirlo. Il problema legato alla stima dei danni del cambiamento climatico è che i suoi effetti sono imprevedibili, sia in termini di manifestazioni che in termini di impatto delle singole manifestazioni. Per questo motivo, anche se esistono diverse stime sulla perdita di PIL a livello mondiale che potrebbe derivare dall’innalzamento delle temperature medie del globo.
Il costo di ogni singolo grado
Una delle variabili che rende difficile stabilire quali siano i danni effettivi del cambiamento climatico è l’intensità dell’aumento delle temperature medie. Per questo il nuovo studio distingue tra diverse previsioni che vanno da un aumento di 1 °C fino a 3 °C rispetto alla temperatura media dell’epoca pre-industriale. Secondo i ricercatori, nel caso più ottimista il mondo vedrà una perdita del PIL del 12% rispetto a uno scenario senza cambiamento climatico. Questo tipo di danni è già evidente, al punto che lo scorso anno diverse economie hanno registrato un record di danni legati agli effetti di siccità, inondazioni e altri fenomeni naturali legati al clima.
Nel caso in cui il riscaldamento globale si avvicinasse alla soglia dei 3 °C, si parlerebbe addirittura di un danno equivalente al 50% del PIL con la possibilità che diventi ancora più alto nel corso degli anni seguenti. Considerando che in questo momento la maggior parte dei climatologi concordano su una proiezione di 3 °C rispetto all’era pre-industriale già entro il 2100, questo scenario è tutt’altro che ipotetico. Rimane da scoprire se i ricercatori siano effettivamente riusciti a prevedere correttamente l’impatto sull’economia, ma sembra che le loro ipotesi si siano fondate su dati molto concreti. Addirittura, secondo lo studio, già oggi il potere d’acquisto delle persone nel mondo sarebbe in media del 37% più alto se non ci fosse mai stato il cambiamento climatico.
Indicazioni importanti per i regolatori
Il nuovo studio non è stato soltanto svolto a scopo di curiosità accademica, ma cerca di rispondere a una domanda molto concreta: quanto costa al mondo una tonnellata in più di CO2 immessa nell’atmosfera? Secondo lo studio, il prezzo che i regolatori dovrebbero richiedere alle imprese per ogni tonnellata di anidride carbonica emessa dovrebbe essere di 1.056$. Al momento le imprese pagano mediamente tra 150$ e 250$ a seconda dell’area del mondo in cui operano, mostrando in maniera molto evidente come esista un gap forte tra gli sforzi fatti in questo momento e quelli che sarebbero necessari per riuscire a compensare i danni dell’emissione di gas serra. Il rischio è quello di non fare abbastanza oggi, con una situazione che può ancora essere recuperata, per ritrovarsi a dover fare sforzi irraggiungibili per riparare i danni in futuro.