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Inflazione leggermente sotto le attese negli USA, ma ancora al 3,4% su base annua

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I nuovi dati sull’inflazione negli Stati Uniti, pubblicati mercoledì, rivelano che i prezzi per i consumatori sono cresciuti del 3,4% su base annua e dello 0,3% su base mensile. Gli analisti si attendevano già che il tasso d’inflazione annuo fosse quello effettivamente riscontrato, ma si pensava a un tasso dello 0,4% su base mensile. Anche se il dato effettivo è stato solo leggermente diverso rispetto alle attese, lascia comunque una serie di importanti considerazioni da fare sullo stato dell’economia statunitense. Va anche sottolineato che la pubblicazione è arrivata proprio dopo un importante discorso di Jerome Powell di fronte ai principali banchieri centrali internazionali, in cui il presidente della Fed ha ammesso che l’inflazione si sta dimostrando più dura del previsto da combattere.

Attualmente i mercati sono già pronti a osservare il primo taglio ai tassi della Banca Centrale Europea, che dovrebbe arrivare a giugno; dovrebbe poi essere seguito da un altro a luglio, ma questo non è ancora sicuro. La BCE avrà uno spazio limitato di manovra nel caso in cui la Federal Reserve dovesse mantenere i tassi fissi per tutto il corso del 2024, esattamente la stessa situazione in cui si ritroveranno anche la Bank of England e le altre importanti banche centrali del mondo. Dopo i dati sull’inflazione di oggi, l’ipotesi che la Fed possa incominciare ad alzare i tassi rimane ancora lontana.

Sono stati pubblicati anche i dati sulle vendite al consumo, mostrando una contrazione superiore alle previsioni

Segnali incoraggianti ma non entusiasmanti

Considerando che i mercati vorrebbero vedere un taglio dei tassi d’interesse per dare più slancio alle Borse, si può dire che dopo i dati americani è lecito vedere il bicchiere mezzo pieno. Da una parte è vero che il tasso d’inflazione rimane al 3,4% annuo, ancora molto alto rispetto al target del 2% che la banca centrale ha ribadito più e più volte. Al tempo stesso ci sono dei segnali incoraggianti, come l’indice CPE che misura il tasso d’inflazione con l’esclusione dei generi alimentari e del prezzo dell’energia. Questo dato, considerato rilevante perché esclude dei prodotti soggetti a una forte stagionalità, segna una lettura del 3,6% su base annua. Da una parte è ancora più alto rispetto al tasso d’inflazione misurato nel modo convenzionale, ma dall’altra parte è anche la lettura più bassa da aprile 2021 a oggi.

La reazione dei mercati è stata positiva, con un rialzo generalizzato che ha riguardato tutti i principali indici di Borsa statunitensi. Evidentemente la lettura di Wall Street è che la prospettiva di un taglio ai tassi della Fed sia diventata più vicina dopo questa lettura. Questo lo si deve anche al fatto che, nel corso degli ultimi mesi, il tasso d’inflazione sia stato continuamente più alto rispetto alle previsioni degli analisti. Per una volta i mercati hanno potuto tirare un sospiro di sollievo, osservando che la curva dell’inflazione si sta adattando alle previsioni dei modelli.

Tasso d’inflazione annuo negli USA misurato negli ultimi 12 mesi – Trading Economics

Casa ed energia le categorie con più inflazione

Ci sono due categorie del paniere dell’inflazione che stanno dando particolare filo da torcere alla discesa dell’inflazione auspicata dalla Fed. Il primo è il costo delle abitazioni, misurato sia in termini di mutui che di affitti: l’incremento è stato “solo” dello 0,4% su base mensile, in linea con il resto del paniere, ma su base annua il tasso d’inflazione legato alle case è del 5,5%. La seconda categoria sono i beni energetici, che invece hanno riscontrato il tasso d’inflazione più alto su base mensile: +1,1% sulla scia del rally del gas naturale, anche se su base annua il rincaro delle bollette si limita al 2,6%. Continua invece la discesa dei prezzi delle auto nuove e usate, confermando un trend ribassista per il mercato automotive che sta colpendo duramente la quotazione dei titoli legati al settore.

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