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Janet Yellen manda messaggio a Tokyo. No a interventi ripetuti sul forex da banche centrali. E ora?

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Le bocche non sono cucite soltanto a Tokyo, ma anche a Washington. Durante un intervento pubblico a Mesa, Arizona, la plenipotenziaria del Tesoro USA, Janet Yellen, si è rifiutata di commentare sull’esistenza o meno degli interventi di Bank of Japan a tutela dello yen che i mercati sospettano, basandosi tra le altre cose su dati piuttosto consistenti. Non ci si sarebbe potuti aspettare qualcosa di diverso: se Tokyo non parla, è difficile che lo faccia in sua vece un paese straniero, che pur potrebbe essere coinvolto – almeno a livello decisionale – proprio Federal Reserve.

Non è questo però l’aspetto più interessante dell’intervento di Yellen, che pur non avendo potere decisionale diretto sulle politiche monetarie degli USA (e figurarsi degli altri paesi), ha dato voce a quelli che sono i pensieri ai piani più alti delle politiche monetarie internazionali. E si è comunque espressa sulla possibilità di interventi futuri, da parte delle relative banche centrali, a tutela di questa o quella divisa nazionale. E la notizia forse rassicurerà i mercati e in particolari quegli speculatori contro Tokyo sta conducendo una battaglia forse donchisciottesca.

Washington non sembra allineata a Tokyo

Janet Yellen si aspetta pochi interventi, e solo dopo dei consulti adeguati

Le parole di Janet Yellen devono essere interpretati come la posizione pubblica e ufficiale degli Stati Uniti riguardo le agitazioni più importanti che hanno interessato il mercato del Forex. Facciamo qualche passo indietro: diverse banche centrali – con al vertice di importanza Bank of Japan – sono intervenute o hanno intenzione di intervenire a tutela delle proprie divise nazionali. Divise nazionali che stanno soffrendo in modo importante il vigore del dollaro USA, in seguito all’allontanarsi del pivot in termini di tassi da parte di Federal Reserve.

Una situazione di necessità più che di volontà, che però non sembrerebbe piacere granché agli Stati Uniti, che appunto ramite Janet Yellen sembrerebbero aver deciso di mandare un messaggio molto chiaro. Che tipo di messaggio? Gli interventi diretti delle banche centrali sui mercati saranno rari – e arriveranno solo dopo consulti approfonditi.

Una posizione che sembrerebbe essere il risultato inoltre dei talk in seno al G7 che hanno coinvolto gli USA, il Giappone come portavoce di diverse istanze e a quanto parrebbe anche BCE. In altre parole – e questo dovrebbe lasciare più spazio ai cosiddetti speculatori, sarà difficile attendersi interventi diffusi, frequenti e presi senza ragionamenti consistenti alla base.

In altre parole prevale il fronte che ritiene che debbano essere i mercati a prendersi cura di fissare il tasso di cambio tra diverse valute, sconfessando un po’ quella che è la versione ufficiale di Tokyo, che ritiene che le pressioni ribassiste sullo yen siano eccessiva rispetto ai fondamentali.

Alla riapertura dei mercati da valutare movimenti yen

Il gruppo dei sette ha un accordo

E questa non è una novità. E non è neanche una novità il fatto che questo accordo implichi appunto che siano i mercati a gestire la cosa e non gli interventi diretti delle banche centrali, per quanto preoccupanti possano farsi certi movimenti e certe oscillazioni. Nonostante ciò però, Yellen in passato e anche nel presente ha sempre evitato di parlare direttamente dello yen e di contestare le eventuali mosse di Bank of Japan.

Il messaggio però questa volta sembrerebbe essere chiaro: non si può pensare che gli interventi della banca centrale siano la normalità nella gestione dei cambi. E non si può pensare che questi interventi diventino degli strumenti principali di politica monetaria da parte dei principali paesi.

Una posizione che sembrerebbe sconfessare ancora una volta gli omologhi di Tokyo, che anche al fine di terrorizzare gli short avevano indicato una piena comunità di intenti con Washington. Comunità di intenti che, dopo l’intervento di Yellen, sembrerebbe essere molto lontana.

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