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Jerome Powell conferma la politica attendista di Fed. La forza del dollaro è un problema crescente a Tokyo

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Con i principali mercati degli USA chiusi per il Good Friday, il Venerdì Santo per noi italiani, c’è stata comunque occasione per parlare di questioni interessanti – e ai massimi livelli – per il mondo del Forex e nello specifico per quello del dollaro USA. Jerome Powell, capo di Federal Reserve, è infatti intervenuto all’interno di un incontro programmato presso Federal Reserve di San Francisco, ripetendo quanto in realtà ai piani alti di Fed viene detto da tempo.

Nessuna fretta per il taglio dei tassi, mercato del lavoro che sarà il fattore X, e un ritorno lento (e non lineare) al target del 2%. Un mantra con il quale i mercati sarebbero ormai dovuti scendere a compromessi, che però all’ennesima ripetizione ha visto reagire i principali asset di rischio, almeno sui mercati che erano aperti, con cali chiari, per quanto fossero al tempo stesso leggeri. Una situazione che non presenta al momento evoluzioni, e che non presentandole complica altre situazioni, come quella di Tokyo.

Jerome Powell a sostegno del dollaro

Dollaro USA: niente tagli a breve

Non che non lo sapessimo già, ma è comunque importante parlarne, quando ad esprimersi è comunque la massima autorità monetaria degli Stati Uniti d’America. Jerome Powell ha ripetuto in pubblico quanto in realtà afferma da tempo ogniqualvolta ci sia occasione di parlare con stampa e specialisti. A Washington on vi è alcuna fretta di tagliare i tassi. Questo a fronte di un’economia che si mostra ancora forte (e dunque poco bisognosa di tagli) e un mercato del lavoro che tutto sommato sta tenendo. E che rende il soft landing, l’atterraggio morbido e in assenza di recessione, sempre più possibile.

In un contesto simile, è chiaramente difficile per Federal Reserve indicare tagli sui tassi – che saranno comunque appropriati, secondo Jerome Powell, nel 2024. Cosa che è stata chiaramente indicata dagli ultimi dot plot diffusi dai membri del FOMC, che vedono 2-3 tagli per l’anno in corso.

Tagli che però difficilmente (anzi, è quasi impossibile) arriveranno a maggio e che saranno tutti concentrati, se le necessità dovessero emergere, nella seconda parte dell’anno.

Una politica monetaria dunque più dura di quanto i mercati avessero previsto tra fine 2023 e inizio 2024 e che è responsabile al tempo stesso – sarà questo a interessare maggiormente gli investitori sul mercato del Forex – di uno stato di forza relativa importante per USD. Stato di forza che tra le altre cose decisivo per un’altra delle importanti vicende che si stanno consumando sul mercato valutario, anche se dall’altro capo del mondo.

USDJPY rimane la coppia più interessante del Forex in questa fase

Il Giappone trova irragionevole la debolezza dello yen

È stato il tema forte dell’ultima settimana. Nonostante un (telefonato) rialzo dei tassi da parte di Tokyo, lo yen giapponese continua a affrontare delle difficoltà enormi e continua a aggirarsi vicino alla soglia ritenuta di intervento necessario per Bank of Japan.

Una situazione che le autorità monetarie giapponesi continuano a imputare alla speculazione – partendo dalle posizioni short in aumento da parte dei fondi – e non a questioni fondamentali e strutturali per la propria divisa nazionale. Una caccia agli speculatori, che sono stati già avvisati della possibilità di pronto intervento che trasformerebbe in arte a perdere le posizioni short che si sono accumulate in questi giorni.

Avvisi che per ora hanno funzionato, per quanto poco, tanto da costringere anche nella giornata di ieri le massime autorità a pronunciarsi pubblicamente, ripetendo quanto in realtà è diventato un ritornello sempre uguale.

La forza del dollaro, che trae linfa anche dalle ultime affermazioni di Powell, potrà essere un problema per lo yen? La sentenza arriverà, come sempre, dai mercati, quando lunedì si riapriranno le trattative dopo il Good Friday.

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