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La Turchia bussa a Bruxelles: richiesta per maggiore apertura doganale

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L’alleato impronunciabile dalle parti di Bruxelles vuole di più. Secondo quanto è stato riferito da Financial Times, la Turchia starebbe esercitando pressioni sull’Unione Europea affinché sia allargato lo scopo dell’unione doganale, in verità assai imperfetta, tra l’Unione e Ankara. Un’unione doganale che, questi sono i desiderata di Ankara, dovrebbe interessare nel più breve tempo possibile anche altre categorie merceologiche, per quanto esista in realtà un’unione che in teoria permetterebbe a beni industriali e a beni agricoli processati di circolare liberamente.

Pesano ancora limitazioni alla circolazione dei mezzi pesanti turchi nonché degli autisti di questa nazionalità, almeno in alcuni paesi dell’Unione, cosa che ad Ankara per ovvi motivi non piace, dato che il governo turco la ritiene, a ragione, un ostacolo alla libera circolazione dei suoi beni. Non è chiaro per il momento quanto sia possibile aprire certe trattative in un momento di, almeno apparente, relativa tensione tra Bruxelles e Ankara, per quanto in realtà le cose, lontano dalle luci dei riflettori, sembrino essere molto più calme.

Ankara ha problemi da risolvere con l’Unione

Ankara vuole più Unione

No, non si parla del cammino per l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea, questione forse spedita in soffitta per sempre. Si parla della possibilità che un’Unione in forte difficoltà economica apra ulteriormente le porte alle merci turche. Come? Innanzitutto eliminando quelli che sono gli ostacoli ai trasporti delle società turche, che talvolta prendono la forma di divieti o ostacoli alla circolazione dei mezzi, altre volte delle limitazioni che invece sono imposte ai cittadini di nazionalità turca.

“La cosa deve essere risolta”, ha tuonato Mehmet Fatih Kacır, che occupa lo scranno più importante del Ministero dell’Industria di Ankara. E c’è anche di più, perché Ankara vorrebbe rivedere anche, chiaramente verso una maggiore apertura, le regole che riguardano i beni agricoli in senso stretto.

Al centro del dibattito ci sarà comunque il trasporto via gomma dalla Turchia verso l’Unione, un settore nel quale Ankara ha dei vantaggi competitivi importanti per ovvie questioni di carattere geografico.

Ci sarà poi da discutere anche di eventuali esenzioni dalla carbon tax che viene applicata in dogana e che sarà operativa dal 2026. C’è tanto sul tavolo dunque che dovrà essere discusso tra le parti, con il rischio per Ankara che il particolare momento dell’economia e della politica europee non siano il quadro giusto per avanzare ulteriori pretese.

La Commissione Europea inoltre ha già ribadito che certi accordi per il trasporto su gomma sono prerogativa esclusiva dei paesi membri e che solo questi possono fornire alla Commissione il mandato necessario per negoziare certi accordi su scala europea.

Al centro i trasporti su gomma

E ora? Cosa aspettarsi?

Le tattiche diplomatiche di Ankara si sono rivelate essere, almeno nel periodo che ci siamo appena lasciati alle spalle, piuttosto convincenti. Ci sarà però da vedere se il disarray politico e economico dell’Unione non rendano impossibile ogni tipo di trattativa tra le parti, con qualcuno in Europa, a partire dai principali partner commerciali Ankara, che avrebbero pur interesse a una soluzione positiva della questione.

Ci sarà inoltre spazio per discutere anche delle vendite online, che la Turchia vorrebbe vedere sottoposte a un regime di maggiore libertà da e per Ankara.

Le questioni sono tante e per quanto non sembrerebbe essere un ottimo momento per i rapporti tra la Turchia e l’Unione, chissà che non sia questo il percorso alternativo all’ingresso di Ankara nell’unione politica, questione che ormai sembrerebbe essere sospesa vita natural durante.

Che si facciano dei passi avanti sul settore agricoltura, comunque, rimane per ora una fantasia che sembrerebbe albergare soltanto nelle fantasie dei politici di più alto rango dell’Anatolia. Tra il dire e il fare ci saranno inoltre le ovvie proteste dei produttori agricoli europei.

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