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Lira Turca: Banca Centrale chiama banche | Cap a accesso valuta estera
Ankara corre ai ripari a difesa della lira turca, in difficoltà anche a causa del sentiment innescato dalle elezioni locali che terranno occupata la Turchia il prossimo mese. La Banca Centrale è tornata a operare per via amministrativa e anche operando a mercato sui forward a tutela della tenuta di TRY nei confronti del dollaro USA. Un cammino, quello del ritorno alla normalità di Ankara, che continua a essere complicato e che terrà impegnata la Repubblica di Turchia ancora per diversi mesi. Mossa alla cinese da parte della banca centrale, che ha imposto informalmente dei limiti alle banche commerciali in termini di acquisti di valuta pregiata.
Barricate a difesa di una lira che continua a perdere, per quanto a ritmi poco sostenuti, terreno contro le principali valute, al centro di più ampio piano di risanamento, che dovrà andare in parallelo con la ricostruzione delle detenzioni di valuta estera della banca centrale, con le casse quasi completamente svuotate da anni di politiche monetarie non ortodosse.
Pronto? È la banca centrale
È questa la telefonata che avrebbero ricevuto nelle scorse ore diverse banche commerciali, invitati con le buone da TCMB – la banca centrale di Ankara – a rimanere sotto i limiti di valuta estera acquistabile tramite circuito interbancario. Al tempo stesso, secondo quanto riporta Bloomberg, le stesse banche commerciali sarebbero state invitate a evitare contratti forward con scadenza inferiore ai tre mesi. Si tratta del primo avviso della banca centrale da quando le elezioni dell’anno scorso, che hanno confermato Erdogan alla guida del paese, hanno imposto il ritorno a politiche monetarie maggiormente ortodosse. Una lunga battaglia contro inflazione e svalutazione della moneta, condita da manovre sui tassi lacrime e sangue e che hanno già presentato un pesante conto politico.
Conto che per ora ha pagato Hafize Gaye Erkan, richiamata in fretta e furia dagli States a guidare la Banca Centrale Turca in uno dei momenti storicamente peggiori e che ha dovuto poi dimettersi dopo lunghe campagne stampa e proteste dell’opinione pubblica. La musica però non sembrerebbe essere cambiata granché con l’arrivo di Fatih Karahan, nuovo governatore che sembrerebbe intenzionato a utilizzare tutto quanto è in suo potere per controllare valuta, tassi e possibilmente inflazione.
Nel frattempo però i mercati non sembrerebbero aver ancora assorbito la notizia, con la lira che rimane abbondantemente sopra il cambio a 31 contro il dollaro USA.
Una mossa elettorale?
Il sospetto, fondato, è che si tratti anche di una mossa elettorale. La Turchia sarà impegnata in elezioni decisive nelle quali il partito di governo, l’AKP, cercherà di riconquistare le grandi città, in termini di amministrazione locale. Elezioni troppo importanti per viverle con una lira ancora più debole e dunque fonte di ulteriori sofferenze per la popolazione. Difficile però pensare che gli effetti possano essere di grande impatto.
I tassi inoltre dovranno rimanere ancora per un lungo periodo in territorio enormemente restrittivo: la lotta all’inflazione è ancora lontana dall’essere vinta, così come il ritorno alla normalità ha ancora l’apparenza di un percorso molto lungo e pieno di insidie.
Nell’ultima settimana la lira turca ha fatto registrare cali importanti e superiori all’1% nei confronti del dollaro, cali che non si vedevano da luglio scorso e che ricordano a tutti che, nonostante si sia fatta una parte importante del cammino, il gioco di equilibri della banca centrale non è affatto facile.
Vedremo se le mosse “telefoniche” della banca centrale di Ankara avranno gli effetti sperati oppure se ci sarà di nuovo da stringere, in Turchia, sugli acquisti di valuta estera.