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L’OPEC tenta la Namibia: la nazione africana produrrà petrolio a partire dal 2030
Il cartello dei paesi esportatori di petrolio, l’OPEC, vorrebbe aggiungere un posto a tavola. Dopo che l’Angola ha abbandonato l’organizzazione a dicembre, seguendo le orme dell’Ecuador e di altri paesi che hanno deciso di continuare il loro percorso in autonomia, l’OPEC sta perdendo il suo ruolo di fondamentale importanza nel determinare l’offerta mondiale di petrolio. Altri paesi membri, come il Venezuela e l’Iran, si ritrovano di fatto con una produzione di petrolio paralizzata dalle sanzioni internazionali e dalla mancanza di investimenti. Un altro cruccio è legato alla crescente produzione di petrolio in Guyana, un paese che sta diventando di primaria importanza per il mercato del petrolio e che ha già deciso di non entrare a far parte dell’organizzazione dei paesi esportatori.
Con la situazione che sembra non sorridere ad Arabia Saudita, Russia e agli altri membri dell’OPEC, ora si guarda alla Namibia come a un possibile prossimo membro importante. L’anno scorso Shell e altre società di esplorazione hanno scoperto giacimenti nel paese africano per circa 2,6 miliardi di barili, ma per il momento non sono ancora stati fatti dei piani concreti su come sfruttare queste risorse. Si stima che la produzione possa iniziare a tutti gli effetti nel 2030, ma l’OPEC vorrebbe iniziare fin da questo momento a preparare il terreno per ottenere un nuovo membro stabile nell’organizzazione.
Un nuovo pezzo nello scacchiere del petrolio
Anche se attualmente la Namibia non produce nemmeno una goccia di petrolio, le proiezioni parlano potenzialmente del quarto produttore più importante del continente africano entro la fine del prossimo decennio. Per facilitare i dialoghi tra l’OPEC e il governo della Namibia è stato coinvolto NJ Ayuk, presidente dell’African Energy Chamber. Proprio Ayuk ha confermato che l’OPEC vorrebbe vedere la Namibia diventare un membro stabile dell’organizzazione, un percorso che richiede diversi passaggi. Il primo è quello di entrare come membro osservatore, scelta che il Brasile ha preso a gennaio e che non prevede ancora di avere l’associazione di una quota di produzione.
Una volta che i primi pozzi di petrolio saranno installati si potrà poi preparare la strada al passo successivo, cioè l’entrata come membro a pieno titolo. Bisogna comunque sottolineare che in questo momento è ancora una prospettiva molto lontana, con la Namibia che non ha ancora deciso sul da farsi. Molti dei paesi OPEC hanno delle imprese pubbliche che si occupano dell’estrazione di petrolio, mentre ultimamente sempre più produttori emergenti come la Guyana hanno deciso di concedere licenze alle multinazionali private per lasciare che sia il libero mercato a determinare la produzione. Soprattutto nei paesi dove le istituzioni sono meno presenti e hanno un maggior rischio di corruzione, evitare un monopolio pubblico significa evitare di correre il rischio di ritrovarsi in una situazione simile a quella del Venezuela.
Incognita sui veri livelli di capacità
Attualmente non è ancora chiaro quanto grande possa effettivamente essere il ruolo della Namibia nello scenario mondiale del petrolio. Sono stati trovate nel paese risorse sufficienti per arrivare, al picco della produzione, intorno a 700.000 barili al giorno secondo le stime degli analisti. Questo la porrebbe dietro al ruolo già relativamente marginale dell’Angola, che attualmente produce 1,1 milioni di barili al giorno. Al tempo stesso l’esplorazione nel paese ha appena iniziato a dare riscontri positivi, per cui è quasi certo che nel paese ci siano altre riserve che non sono ancora state scoperte. L’OPEC è sicuramente interessata a lavorare da vicino con un paese che potrebbe avere risorse estremamente grandi senza che nessuno lo sappia, potenzialmente cambiando l’equilibrio di domanda e offerta. Senza dubbio ci sarà tutto l’interesse anche da parte dei grandi gruppi energetici internazionali, che proveranno a fare le loro offerte al governo della Namibia per ottenere nuove licenze di estrazione ed esplorazione.