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ONU, nuovo obiettivo 2030 su carburanti per aviazione
L’Organizzazione delle Nazioni Unite è riuscita a ottenere un nuovo importante obiettivo sulla sostenibilità. Dopo intense settimane di dialoghi, si è raggiunto un obiettivo comune legato all’utilizzo di combustibili sostenibili per l’aviazione per il 2030. Le Nazioni Unite non hanno ancora ratificato ufficialmente l’accordo, per cui quello che si conosce proviene dalle fonti vicine ai fatti che hanno parlato con la stampa. Secondo quanto è emerso da queste fonti, l’ONU dovrebbe essere riuscita a far approvare ai paesi membri un obiettivo per utilizzare il 5% di combustibili sostenibili su ogni volo commerciale entro la fine del decennio.
I combustibili sostenibili per l’aviazione, anche chiamati SAFs dall’acronimo inglese “Sustainable Aviation Fuels” sono ottenuti da biomasse e olii esausti recuperati. Questo significa che sono rinnovabili, ma non è l’unico vantaggio che offrono: quando vengono bruciati, emettono nell’atmosfera circa un terzo in meno delle emissioni di gas serra emesse dal classico cherosene. Chimicamente sono studiati per essere praticamente uguali al cherosene classico, cosa che li rende compatibili con tutti i motori jet attualmente utilizzati nel mondo dell’aviazione. Per quanto siano meno sostenibili rispetto a motori elettrici o a idrogeno verde, che rappresentano la prospettiva per il futuro a lungo termine, sono una soluzione già applicabile per abbattere una parte importante dei gas serra prodotti dall’aviazione commerciale.
Importante risultato per le Nazioni Unite
Ci sono diversi motivi per i quali le Nazioni Unite hanno ragione di festeggiare il risultato raggiunto nel mondo dell’aviazione sostenibile. Sicuramente l’impatto ambientale del nuovo accordo è il primo di questi, anche se inizialmente si era parlato di arrivare all’8% di SAF nel cherosene. Malgrado questo ammorbidimento, si tratta di un accordo che aiuta a ritrovare fiducia nelle Nazioni Unite dopo un grande fallimento sul mondo della plastica. Proprio all’inizio di questa settimana, l’ONU si era trovata costretta ad annunciare il mancato accordo sulla plastica su cui le Nazioni Unite avevano investito tantissime risorse in dialoghi e sforzi organizzativi.
Un altro motivo molto importante per cui le Nazioni Unite avevano bisogno di questa vittoria politica è l’avvicinamento del COP 28 di quest’anno, che si aprirà tra meno di una settimana. L’ONU e i paesi che hanno sottoscritto l’accordo preliminare dovrebbero annunciare il loro trattato definitivo durante la conferenza, incentivando ulteriori progressi anche in altre aree.
Il problema della produzione
Uno dei temi che ha tenuto le Nazioni Unite a parlare per diverse settimane è quello della produzione. Attualmente i SAF si producono in pochissimi paesi: il Brasile e gli Stati Uniti sono i principali fornitori mondiali e anche grandi realtà europee come Shell guardano all’estero quando arriva il momento di fare investimenti in nuovi impianti. Per quanto l’Unione Europea si sia appellata più volte alle imprese del settore per incentivare la nascita di progetti, per il momento quasi tutti i SAF del Vecchio Continente sono importati. Il fatto di far viaggiare questi carburanti per migliaia di chilometri verso la loro destinazione finale, ovviamente, porta con sé delle conseguenze sul fronte ambientale. Per questo, malgrado i dialoghi siano stati produttivi e l’UE abbia celebrato il risultato ottenuto dalle Nazioni Unite, le associazioni per l’ambiente rimangono scettiche sul reale impatto di queste misure.