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Petrolio in salita con le petroliere che evitano il Mar Rosso

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Le preoccupazioni emerse nelle settimane scorse per la situazione nel Mar Rosso si sono concretizzate. Dopo gli attacchi Houthis su diverse navi cargo e militari, le navi petroliere hanno iniziato a evitare il tratto di mare che conduce fino all’importante canale di Suez. Questo sta causando dei ritardi imprevisti e importanti, con le navi petroliere che in questo momento sono costrette a circumnavigare l’Africa attraverso Città del Capo. Questo significa tempi di navigazione allungati di 10 giorni e addirittura un aumento del prezzo vicino a $1 milione per ogni petroliera costretta a seguire questo itinerario. Essenziale per il trasporto di petrolio dalle nazioni del Golfo all’Europa, il canale di Suez in questo momento è considerato troppo pericoloso per essere attraversato dalle navi commerciali.

La situazione ha iniziato a deteriorarsi dopo che Israele ha deciso di invadere Gaza, causando una reazione violenta da parte degli Houthis. Secondo i vertici dell’organizzazione, i loro attacchi sarebbero diretti soltanto alle navi destinate ad attraccare in Israele. Gli attacchi recenti hanno però dimostrato che non è così: molti degli atti di terrorismo hanno riguardato imbarcazioni che battevano bandiere di altre nazioni del mondo e che non avevano nessuna tappa in Israele all’interno del proprio percorso previsto. Gli Stati Uniti e l’Europa stanno cercando di coordinare una risposta militare per mettere in sicurezza il tratto di mare che conduce al canale di Suez, ma al momento la situazione rimane incandescente.

Gli analisti valutano l’impatto

Fino a questo momento l’impatto sembra contenuto, secondo quanto dichiarato dagli analisti. Goldman Sachs ritiene che difficilmente ci saranno delle ripercussioni a medio termine sul prezzo del barile, principalmente grazie al fatto che le infrastrutture di produzione non sono state colpite. I mercati hanno paura di possibili attacchi sui pozzi, ma teoricamente gli Houthis non dovrebbero avere motivo di organizzare questo tipo di attentati. Sembra invece più probabile che le ripercussioni degli attacchi di queste settimane si sentano sulle singole società che operano le navi, e ancor di più sulle assicurazioni che sono tenute a rimborsare eventuali danni.

Al momento, a soffrire di più le conseguenze di quello che sta succedendo sono i mercati asiatici e le nazioni importatrici di petrolio e gas naturale liquefatto in Europa. Infatti il canale di Suez e il mar Rosso vengono attraversati sia dalle navi in partenza dal nord Europa e dirette verso Cina e Giappone, sia da quelle che salpano dalle nazioni del Golfo e sono dirette verso l’Europa. In entrambe le rotte si stanno verificando sia ritardi che rincari, una situazione decisamente non favorevole in un momento già segnato da livelli di produzione di petrolio molto bassi da parte del cartello OPEC+. Ora si aspetta che gli Stati Uniti comincino a coordinare la risposta militare.

Un passo di troppo per gli Houthis?

Il gruppo paramilitare ed estremista degli Houthis potrebbe aver fatto un passo di troppo decidendo di minacciare la stabilità del mercato mondiale del petrolio. Le azioni che il gruppo sta intraprendendo in questo momento stanno andando tanto contro le potenze Occidentali quanto contro Cina e India, entrambe interessate a ricevere il petrolio che passa attraverso il canale di Suez in modo veloce e a prezzi bassi. Sembra che la nuova escalation del conflitto sia un problema per tutti, e che difficilmente ci saranno delle notizie positive per gli Houthis: al di là delle provocazioni, ora la conseguenza più probabile sembra una risposta dura a livello internazionale. Ciò che è stato concretamente ottenuto dal gruppo non è molto, ma le ritorsioni a cui potrebbe andare incontro adesso possono minacciarne la stessa sopravvivenza.

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