News
India supera Cina negli import di greggio russo. Per Modi è un grosso problema
L’India, secondo i dati indicati da Reuters, avrebbe superato la Cina come primo acquirente di greggio proveniente dalla Russia. Mumbai avrebbe infatti acquistato di media 2,07 milioni di barili al giorno contro i più modesti acquisti di Pechino, che sii sono fermati a 1,76 milioni di barili, in calo rispetto all’anno scorso del 7,4%. Più che però di cambiamento geopolitico, saranno da indagarsi i fattori che hanno fato scendere le necessità petrolifere della Cina, che sta affrontando una fase economica complicata e che potrebbe rendere difficile raggiungere gli ambiziosi obiettivi di crescita che sono stati fissati dal Partito.
Dietro il calo degli scambi, inoltre, ci sono le crescenti difficoltà proprio tra Cina e Russia in temrini di pagamenti dopo le sanzioni secondarie che sono state comminate a Mosca. Una situazione potenzialmente difficile per la Russia, che si trova ormai dall’inizio della guerra a dover scaricare a prezzi di favore il proprio greggio verso i (pochi) paesi disposti ad acquistarlo e a sfidare le sanzioni.
Crescono anche gli scambi tra Mumbai e Mosca
A far registrare un nuovo record sono anche gli scambi per altri tipi di merci e servizi tra India e Russia, per quanto sostenuti dai importanti deficit commerciali che sarà difficile ripianare proprio finché saranno vigenti le restrizioni e le sanzioni imposte a Mosca.
Secondo gli analisti, il primo ministro Modi sarebbe alla ricerca di tutti i canali possibili per ripianare un deficit commerciale verso la Russia che però per il momento sarebbe impossibile da ridurre proprio a causa di sanzioni che rendono i commerci internazionali difficili. Un’impresa che sarebbe dietro – secondo voci di corridoio – il recente viaggio del primo ministro indiano in Ucraina. In altre parole – e nel caso più estremo – a cambiare la situazione potrebbe essere soltanto un ritorno allo status quo pre-guerra, che comunque difficilmente finirebbe per riportare la Russia a poter contare sui mercati internazionali e liberi per la vendita delle proprie materie prime energetiche.
Il petrolio rimane comunque il bene principale che viene esportato da Mosca anche verso Pechino, dato che vale i 2/3 del totale degli scambi tra i due paesi. La riduzione di acquisti da parte di Pechino, pertanto, potrebbe rapidamente diventare un problema per una Russia che non ha infiniti mercati sui quali vendere il suo prodotto principale.
Dati poi da verificare a fine anno
Il trend, passata la boa di metà anno, è significativo, ma andrà comunque analizzato a fine anno per trarre delle conclusioni più significative anche per chi investe sui mercati finanziari legati al petrolio.
Quel che è certo è che la guerra in Ucraina continua a produrre effetti diretti e indiretti, problemi e situazioni impossibili da risolvere sul breve che ora affliggono anche i paesi che non sono direttamente coinvolti nel conflitto.
E anche per Modi, il deficit spinto da prezzi allettanti del greggio russo, si apre una fase complicata e che non potrà essere risolta senza evoluzioni importanti che dovranno arrivare dal fronte.