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Quattro top banche USA lasciano l’accordo sui principi ESG
Quattro delle più grandi banche americane hanno deciso di lasciare allo stesso tempo uno dei più grandi accordi del mondo finanziario sui principi ESG. Si conferma dunque un trend che ormai va avanti da tutto il post-pandemia, con sempre più banche e grandi istituzioni finanziarie che ritornano a mettere il ritorno per gli azionisti davanti agli obiettivi di sostenibilità. I quattro istituti di credito in questione sono JP Morgan, Wells Fargo, Citi e Bank of America, essenzialmente tutte le più grandi banche americane. Sembra una decisione concertata tra le quattro società, al punto che tutte e quattro hanno dichiarato di voler continuare a essere “ispirate” dall’accordo che stanno lasciando.
L’accordo in questione è conosciuto come Equator Principles, ed è considerato un punto di riferimento per le istituzioni finanziare in termini di politiche ESG. È un accordo nato nel 2003, nato per stabilire delle norme etiche e pratiche sul comportamento delle banche di fronte ai possibili risvolti delle loro operazioni sulla sostenibilità economica e sociale. A dare comunicazione dell’addio di queste quattro grandi banche è stato direttamente il sito ufficiale del progetto, che ora si ritrova a perdere molta credibilità anche di fronte a tutte le altre imprese finanziarie che lo hanno sottoscritto. Anche se non c’erano sanzioni per i membri che non si attenevano agli Equator Principles, quantomeno c’era un incontro di vedute su come comportarsi di fronte al cambiamento climatico e alle sue conseguenze.
Cosa sono gli Equator Principles?
Per comprendere l’importanza di questa decisione è importante conoscere gli Equator Principles. All’inizio del nuovo millennio, le grandi banche di tutto il mondo -attualmente oltre 30 paesi hanno istituzioni rappresentate in questo accordo- hanno deciso di riunirsi per stabilire uno standard di comportamento di fronte alle loro decisioni, che spesso hanno grandi ripercussioni ambientali e sociali. Di conseguenza hanno stabilito 10 principi, che si applicano a tutti i progetti di finanziamento superiori a un valore di $10 milioni. I principi stabiliscono che le banche debbano stabilire quali siano i potenziali impatti ambientali e sociali dell’operazioni, quali siano i piani per contenere l’impatto climatico, quali siano le parti da consultare, e chiedere una revisione indipendente di tutte queste pratiche.
Una volta approvato un progetto di finanziamento, bisogna poi monitorare l’effettivo impatto ambientale e sociale; i dati raccolti devono infine essere divulgati con trasparenza e senza alterazione. Tutti questi criteri sono anche soggetti a una revisione periodica, in modo da assicurare che rimangano sempre al passo con i tempi. Sempre di più le banche convergono verso il semplice rispetto della legge, anziché di criteri più stringenti di autoregolamentazione e soprattutto vigenti a livello internazionale. Lo si è visto anche nel caso di BlackRock e di altri grandi gestori di ETF che hanno votato sempre meno a favore delle proposte ESG nei consigli d’amministrazione.
Ragioni confuse per l’addio dei colossi USA
Le quattro grandi banche che hanno lasciato l’accordo sugli Equator Principles non hanno voluto fornire grandi spiegazioni in merito alla loro decisione. Citi e Wells Fargo hanno citato ragioni di ristrutturazione aziendale, con Wells Fargo che si è dichiarata aperta a continuare ad applicare questi principi laddove li ritenga utili o necessari. Citi addirittura dice che non cambierà il modo in cui valuta l’impatto ambientale e sociale delle sue operazioni. Per quanto riguarda JP Morgan, i toni sono più duri: la più grande banca americana ritiene di essere in grado di dettare le proprie linee e di non voler accettare imposizioni di terze parti in merito al modo in cui applica i suoi criteri ESG. Da ultimo, Bank of America si dice pronta a continuare ad applicare gli Equator Principles ma nel quadro di una maggiore indipendenza.