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Rublo ancora giù contro il dollaro. Mosca pensa a misure speciali
Ancora guai per il rublo. La valuta nazionale russa ha toccato di nuovo quota 100 contro il dollaro USA, livello di prezzo che durante la scorsa estate aveva innescato un rialzo dei tassi d’emergenza. Un livello di cambio che tra le altre cose è da considerarsi come soglia simbolica importante anche per i consumatori e per il grande pubblico russo. Non è chiaro per il momento se a Mosca, nonostante si sia tornati nel frattempo poco sotto questo livello, ci siano iniziative per l’implementazione di ulteriori misure d’emergenza.
Torna di estrema attualità l’attivazione di misure di controllo dei capitali nei movimenti verso l’estero, di natura probabilmente più intensa rispetto a quelle che si sono viste fino a oggi. Questo in un tentativo, per molti disperato, di difendere il cambio del rublo che è tornato a farsi preoccupante e a toccare livelli che sono i peggiori da inizio 2023.
Lo scontro tra Cremlino e Banca Centrale
Al centro delle recenti vicende che hanno riguardato la debolezza del rublo sugli scambi internazionali c’è anche una battaglia tra la banca centrale di Mosca e il Cremlino – della quale abbiamo offerto una cronaca dettagliata qui.
La governatrice della Banca Centrale, Elvira Nabiullina, si è detta contraria all’utilizzo di misure di carattere amministrativo (controllo dei capitali) rispetto a interventi più specificatamente di politica monetaria (tassi). Per ora sembrerebbe essere questa l’opinione prevalente, per quanto il Cremlino ne sia poco persuaso per tutta una serie di importanti motivi.
Il più importante è il potenziale effetto su un’economia che potrebbe indebolirsi con ulteriori rialzi dei tassi. A seguire, le preoccupazioni che gli interventi di politica monetaria non siano sufficienti – come non lo sono stati in estate – a tutelare un livello di prezzo del rublo sulle piazze internazionali che rimanga forte a lungo.
Una situazione di difficile soluzione, tenendo conto anche del fatto che la banca centrale ha negato in passato la possibilità di tornare a fare importanti acquisti a mercato di valuta per influenzare il cambio. Servirebbe una quadratura del cerchio che per ora sembra impossibile, se non tramite l’ulteriore tentativo di segnalare ai mercati la volontà di intervenire.
Pesa il dollaro forte, ma non solo
A pesare è certamente l’ottima performance del dollaro e l’outlook estremamente positivo per la valuta di Washington, complici anche le incertezze sui mercati finanziari che la rendono sempre e comunque la valuta rifugio per eccellenza. La situazione però è soltanto marginalmente migliore contro l’euro, segno che a contribuire all’ulteriore calo del valore del rublo contribuiscono anche questioni interne. Su tutte una domanda di valuta estera pregiata che non accenna a diminuire e l’incertezza sull’economia russa se il conflitto – come sembrerebbe – dovesse prolungarsi ulteriormente.
Il maggiore spazio di manovra, dovuto anche a target più lassisti per la banca centrale di Mosca, non sembrerebbe essere più una delle opzioni per la salvezza del rublo, in particolare se si dovesse intervenire ancora una volta a difesa della valuta. Conversioni forzose oppure un controllo dei capitali potrebbero essere le opzioni più gettonate e più utili: i dati raccontano di esportatori russi che vendono sempre meno valuta pregiata e preferiscono detenere in cassa dollari e non rubli. Servirebbe dunque – e su questo potrebbe avere ragione il Cremlino – qualche misura che non passi dagli strumenti ortodossi di politica monetaria.
Per ora però la discussione è ancora aperta, con Nabiullina che non sembrerebbe voler sentire ragioni e con il Cremlino che, anche nel recente passato, si è dichiarato aperto a discussioni su qualunque tipo di misura. La risposta, se non dovesse esserci a breve un recupero sul mercato, potrebbe arrivare a breve e certamente entro la fine della settimana.