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Scorte USA sopra le attese, prezzo del petrolio in picchiata
Dopo un inizio dell’anno molto calmo per la quotazione del petrolio, anche a discapito dei problemi che si stanno verificando nel mar Rosso, oggi il prezzo del barile è sceso del 2% in un rally ribassista iniziato dopo il rilascio dei dati sulle scorte statunitensi. I numeri sulle scorte mostrano che negli Stati Uniti lo stock continua ad aumentare, cosa che ha rapidamente invertito il trend di giornata: il prezzo del barile era in aumento di 1$ prima della pubblicazione del report dell’EIA, ma la giornata si è chiusa in calo di 1.57$ per il Brent e di 1.47$ per il WTI. Attualmente la quotazione del petrolio a New York è di 73.57$, in linea con le attese di un inizio dell’anno senza grandi eventi rialzisti per i combustibili fossili in generale.
Gli analisti si attendono che, in media, nel corso di quest’anno il prezzo continui a oscillare tra 70$ e 85$. Il problema attualmente è soprattutto il calo della domanda, dato da un generale rallentamento della crescita economica. Un rallentamento che si nota soprattutto in Cina, il più grande importatore di petrolio al mondo, la cui economia continua a faticare in questo post-pandemia segnato da crisi immobiliare e guerre di dazi con gli Stati Uniti. Malgrado le politiche del cartello OPEC+ per mantenere bassi i livelli di offerta, sembra che il calo della domanda sia ancora più significativo.
Aumentano scorte di benzina, calano quelle di petrolio
Le scorte di benzina già raffinata sono aumentate, in una singola settimana, di 10.9 milioni di barili. Questo può sembrare uno dei tanti dati che la EIA pubblica settimanalmente, ma è estremamente significativo: si tratta dell’aumento più grande delle scorte di benzina, in una singola settimana, degli ultimi 30 anni. Complessivamente i magazzini americani hanno in stoccaggio ora 237 milioni di barili, con i pozzi e le raffinerie statunitensi che continuano a lavorare molto vicine alla loro capacità massima. Nel frattempo sono aumentate in modo significativo anche le scorte di altri prodotti distillati, come diesel e cherosene, che hanno segnato un incremento di 10.1 milioni di barili. Le scorte complessive sono quindi di 125.9 milioni di barili, in questo specifico momento.
Il calo dell’offerta è così significativo che le quantità di scorte consegnate ai clienti sono calate al minimo dal 1999. Anche se esiste una stagionalità nel mercato del petrolio, solitamente l’ultima settimana dell’anno non è considerata un momento di particolare calo della domanda o di aumento delle scorte. Un calo delle scorte c’è stato per quanto riguarda il petrolio non raffinato, che vale 5.5 milioni di barili su base settimanale. Ma questo dato non ha influenzato i mercati, dal momento che la EIA ha specificato come il numero sia perfettamente in linea con quanto sta accadendo al momento nel mar Rosso. Essenzialmente si tratterebbe di un calo momentaneo, legato al maggior tempo di transito ora che il canale di Suez viene evitato dalla quasi totalità delle navi petroliere.
Complici la situazione Houthis e i dati macroeconomici
I dati sulle spedizioni navali mostrano che molti produttori del Golfo, come Arabia Saudita e Yemen, stanno optando per convogliare le loro spedizioni negli Stati Uniti anziché verso i mercati asiatici. Piuttosto che dover circumnavigare l’intera Africa per evitare il tratto di mare reso pericoloso dalla presenza degli Houthis, i produttori sono disposti ad accettare di rinunciare al premio pagato sui mercati asiatici. Molto interessante anche notare che i dati sull’attività economica europea hanno mostrato un’ulteriore contrazione del volume di ordini industriali, cosa che lascia presagire una domanda di petrolio in calo anche nelle prossime settimane. Per il momento, l’anno dei combustibili fossili si è aperto con un mercato decisamente ribassista.