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Shein: quotazione a caccia di 90 miliardi

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Si scaldano i motori per una potenziale quotazione di Shein negli Stati Uniti. Secondo quanto è stato riportato da Bloomberg martedì 7 novembre, il gruppo starebbe puntando a una quotazione iniziale di 90 miliardi di dollari, in crescita rispetto alla valutazione del gruppo stando agli ultimi investimenti privati. La parte bassa del range indicata dal gruppo ai suoi investitori diretti è comunque sugli 80 miliardi, per una eventuale IPO che sarebbe di certo tra le più importanti degli ultimi anni.

Shein è al centro del dibattito di un settore, quello del tessile retail, che è stato dominato in lungo e largo dal gruppo Inditex e da H&M e che sta affrontando l’ennesima rivoluzione, nonostante le proteste dei gruppi di attivisti, di ambientalisti e della crescente concorrenza che arriverà anche da PDD tramite Temu. Il settore, che è stato tra i più colpiti dalla crisi pandemica, potrebbe uscirne di nuovo rivoluzionato.

Quotazione record?

Tra gli 80 e i 90 miliardi: questo il target di Shein

Se avrà effettivamente luogo, sarà una delle quotazioni in borsa più interessanti degli ultimi anni, nonostante la crisi pandemica per il settore del retail tessile sia stato tra i più colpiti dalla crisi COVID. In ballo c’è Shein, gruppo per il quale gli analisti hanno forgiato la locuzione ultra-fast fashion, in ulteriore accelerazione rispetto al fast fashion al quale ci avevano abituato Inditex con il marchio Zara e H&M. Una rivoluzione che potrebbe rendere ricchi gli investitori privati nel gruppo, per quanto meno di quanto ci si aspettasse.

Secondo voci di corridoio confermate da Bloomberg, il gruppo avrebbe come obiettivo un capitalizzazione di mercato tra gli 80 e i 90 miliardi di dollari, cifra certamente importante ma che è in discesa rispetto alle quotazioni sugli investimenti privati che hanno interessato il gruppo nel corso degli ultimi round. A pesare ci sono l’incertezza sull’outlook economico globale, il crescente costo dei capitali e l’arrivo di concorrenti come Temu, che mettono oggettivamente in pericolo il dominio solitario da parte del gruppo che ha inventato una nuova categoria del comparto fashion.

I capitali costano, le startup, per quanto con quotazioni stratosferiche interessano meno, e più in generale finita l’epoca dei soldi gratis è finita, per i più cinici degli analisti, anche la festa. Non sembrano però pensarla così i vertici di Shein, che pur in riduzione rispetto alle più recenti quotazioni private intorno ai 100 miliardi, potranno mettere le mani su un bottino piuttosto ricco. Questo a patto che siano confermate le quotazioni che ci si aspetta.

Non una buona stagione per quotarsi? Non per Shein

Non solo tessile

Shein però ha un programma. Già in estate il gruppo si è mosso con acquisizioni strategiche e proverà a allargare la sua offerta anche per dirigersi verso nuovi settori da rivoluzionare e in parte per evitare una concorrenza che potrebbe farsi presto decisamente agguerrita. Tutto in un anno, il 2023, che il grosso degli investitori ricorderà come uno dei meno entusiasmanti per le IPO stellari, tutte o quasi partite decisamente sottotono, a cominciare da quella di Birkenstock, di un settore almeno superficialmente affine.

Raccogliere 90 miliardi in un’economia che non è nel mood per fare festa, soprattutto se a colpi di verdoni, sarà un’impresa. E se dovesse riuscire sarà l’ennesima prova della forza di Shein e della sua singolarità anche per chi vi ha investito denaro o penserà di investirlo.

Le considerazioni su quanto ci fosse bisogno di un ultra prima di fast fashion saranno buone per altre disamine: il mondo del denaro ora punterà, se si andrà effettivamente avanti con la quotazione, sulla capacità di Shein di battere le sue stesse ambiziose previsioni. Con un occhio a quello che potrebbe succedere a chi ha dominato, anche dall’Europa, questo mercato negli ultimi anni.

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