News
Turchia: Moody’s approva nuova politica monetaria
La cura da cavallo a base di tassi elevatissimi di Ankara piace all’agenzia di rating Moody’s, che ha migliorato l’outlook sul debito turco da stabile a positivo. È uno dei primi riconoscimento del percorso intrapreso subito dopo le ultime elezioni e che ha visto tornare a capo del dicastero dell’economia un ortodosso come Mehmet Şimşek, con lunghi trascorsi a Wall Street e che ha accettato un compito gravoso, a patto però che fosse portato a termine alle sue condizioni.
L’approvazione di Moody’s è parte di un più ampio apprezzamento per i passi che Ankara sta facendo per riportare l’inflazione su livelli più accettabili, un percorso che secondo la nuova governatrice della Banca Centrale impegnerà il paese almeno per tutto il 2024. Il rating del debito rimane però a B3, in pieno territorio junk e sei livelli sotto quello che è considerato investment grade. Tutto questo mentre la stessa Banca Centrale si sta spendendo all’estero per attirare di nuovo anche capitale straniero, anche al fine di rendere più sostenibili le necessità di finanziamento della Repubblica.
Ok da Moody’s alle riforme turche, ma il cammino sarà lungo
Il cammino della Turchia sarà ancora lungo. Ma c’è chi intravede sostanziali miglioramenti rispetto alla situazione precedente. È Moody’s, agenzia di rating che ha recentemente modificato l’outlook del debito turco da stabile a positivo, per quanto siamo ancora distanti dal ritorno in territorio investment grade. Si tratta comunque di un buon segnale per il nuovo corso delle politiche monetarie di Ankara, che dopo aver portato i tassi sui livelli più alti a livello mondiale, aspetta il ritorno ad un’inflazione più gestibile. Un cammino che sarà certamente lungo, dato che ci si aspetta ancora un picco nel futuro prima che si torni, piuttosto rapidamente, quantomeno in territorio 10%, almeno secondo le previsioni della banca centrale turca.
E per le nuove politiche monetarie di Ankara potrebbero arrivare altre gratifiche da parte di Moody’s a breve, che potrebbe presto riportare la credibilità del debito pubblico della Turchia in territori più consoni e che dovrebbero favorire il rientro anche di capitali stranieri. Quest’ultima è una delle missioni cruciali per la banca centrale, che si sta spendendo anche pubblicamente per confermare una credibilità che la repubblica aveva perso nel corso degli ultimi anni di politiche monetarie lassiste. Politiche monetarie lassiste che hanno portato ad un enorme inflazione e alla concorrente svalutazione della divisa nazionale, la lira turca. Si chiude così anche una polemica che aveva visto contrapposti da un lato diversi politici turchi e dall’altro le più grandi agenzie di trading del mondo.
Quella di Moody’s è in realtà la più tardiva delle correzioni per quanto riguarda la sostenibilità del debito pubblico turco: Fitch era intervenuta, sempre e soltanto in termini di outlook, già in settembre, mentre a dicembre era stato il turno di S&P Global Ratings.
Il 2024 un anno decisivo
Sarà il 2024 a essere l’anno decisivo che sancirà il ritorno della Turchia sulla vecchia traiettoria o meno. Per il ritorno dell’inflazione su livelli più consoni pesa un aumento importante dei salari minimi intervenuto a gennaio, che però con tempo a sufficienza sarà neutralizzato da tassi di interesse molto alti e da un piano per la banca centrale turca di tornare a operare anche a mercato, dopo aver rimpinguato le casse di valuta estera pregiata.
Percorso che sarà lungo, ma che per ora piace sia ai mercati sia alle agenzie di rating. È il massimo che ci si poteva aspettare a 8 mesi dalle elezioni che hanno fatto arrivare Şimşek al dicastero dell’economia.