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UE prepara 12esimo pacchetto di sanzioni su commodities russe

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In una mossa strategica dopo mesi di trattative con il G7, l’Unione Europea sta completando il suo 12° pacchetto di sanzioni contro la Russia, estendendo le misure restrittive già imposte dai primi 11 pacchetti di sanzioni. Una novità in questo nuovo set coinvolge restrizioni al commercio di diamanti russi, che contribuiscono in modo significativo alle fonti di valuta estera del Cremlino. Si evidenziano posizioni più rigorose anche in relazione alle esportazioni di petrolio, gas naturale e prodotti derivati. L’obiettivo è tappare le lacune che permettevano al Cremlino di aggirare i divieti, o almeno provarci.

Dall’inizio del conflitto il 24 febbraio 2022, l’Unione Europea ha già imposto sanzioni a diversi settori, colpendo oltre 1.800 individui e imprese russe. Gli 11 pacchetti di misure precedenti mirano a ridurre la capacità finanziaria del Cremlino di finanziare la guerra, che nel frattempo va avanti ormai da più di 600 giorni. Le misure sono destinate a esercitare pressione su Mosca e hanno colpito settori come l’energia, i metalli, il settore finanziario e individui legati al governo russo. Le sanzioni includono restrizioni di viaggio, congelamento di attività e divieti di transazioni commerciali.

Troppo tardi per colpire i diamanti?

I diamanti sono il terzo prodotto di esportazione della Russia e raccolgono tra i 4 e i 5 miliardi di dollari in entrate annuali per il paese. Questi erano già da alcuni mesi nel mirino dell’Unione Europea, che attendeva un’autorizzazione del G7 per procedere con l’imposizione. Dopo l’incontro avvenuto in Giappone, i ministri del G7 e Josep Borrell hanno emesso una dichiarazione congiunta in cui si evidenzia l’accelerazione delle contromisure prese su energia, metalli e diamanti non industriali. I mercati Occidentali valgono oltre il 70% dei ricavi complessivi del settore dei diamanti, ma ultimamente il settore è entrato in crisi. Questo è con ogni probabilità il momento meno impattante degli ultimi anni per introdurre una misura del genere, per lo meno guardando ai numeri.

Inoltre è importante notare che tracciare la provenienza dei diamanti è tutt’altro che semplice. Un team di esperti del G7 è in Belgio per analizzare proposte di tracciabilità, dopo una visita in India, dove la maggior parte dei diamanti grezzi viene tagliata e lucidata. La speranza è quella di poter identificare delle caratteristiche precise nella composizione chimica dei diamanti di origine russa, che aiutino i regolatori a tracciare la provenienza delle pietre preziose.

Un altro forte dubbio riguarda la capacità di penalizzare davvero a livello finanziario le imprese russe coinvolte nel commercio di diamanti, alle quali resta la possibilità di fare affari con nazioni alleate come Cina e Arabia Saudita.

Nel frattempo, gli USA insistono sul petrolio russo

Mentre in Europa si parla soprattutto di diamanti, il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha compiuto un passo significativo sul petrolio russo. Sono stati inviati avvisi a società di gestione di navi in circa 30 paesi, richiedendo informazioni su 100 imbarcazioni sospettate di violare le sanzioni occidentali al petrolio russo. Questa azione rappresenta una misura sostanziale per l’imposizione, da parte degli USA e dei suoi alleati, di un tetto di prezzo di $60 per barile alle esportazioni marittime di petrolio russo. Il limite è in vigore già dallo scorso anno, ma le esportazioni di Mosca hanno continuato ad aumentare grazie ai vari escamotage con cui il Cremlino ha aggirato le sanzioni.

L’Ufficio di Controllo degli Asset Esteri ha inviato gli avvisi come parte degli sforzi per rafforzare il rispetto di questo limite. Le autorità statunitensi hanno indicato che il limite, nonostante l’aumento dei prezzi globali del petrolio, ha comunque imposto costi aggiuntivi alla Russia, costringendola a dipendere da una “flotta fantasma” di petroliere vecchie e servizi marittimi non occidentali. Inoltre la misura ha un impatto sul mercato globale, reindirizzando parte del petrolio russo verso Cina e India, mentre tradizionalmente era destinato all’Europa. Ora si spera che, con il nuovo giro di vite dato dagli USA, l’export russo cominci a calare realmente.

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