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USA, arriva udienza parlamentare per incentivi sugli EVs

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A distanza di due anni dalla pubblicazione dell’Inflation Reduction Act, la più ambiziosa riforma lanciata dall’amministrazione Biden per agevolare la transizione climatica negli Stati Uniti, i sussidi ai veicoli elettrici continuano a far discutere. Non tanto per la loro utilità, visto che la percentuale di auto elettriche negli USA continua ad aumentare di anno in anno a un ritmo vertiginoso, quanto per i loro beneficiari. Gli incentivi avrebbero dovuto favorire la produzione di batterie direttamente negli USA, ma non sembrano aver ottenuto il loro effetto desiderato. Così il Comitato per l’Energia del Senato ha deciso di chiedere un’udienza, durante la quale saranno chiamati a testimoniare due grandi esponenti del Tesoro e del Dipartimento dell’Energia.

Gli Stati Uniti, da anni a questa parte, stanno cercando di combattere il dominio cinese nel settore delle batterie al litio. Considerate cruciali per la sicurezza tecnologica ed energetica nazionale, sono state oggetto di una specifica misura dell’Inflation Reduction Act che punta a favorire attraverso un sistema di incentivi i produttori americani. Teoricamente, i crediti fiscali concessi ai produttori statunitensi dovrebbero colmare il gap di prezzo delle batterie cinesi e gli incentivi all’acquisto delle auto con batteria americana dovrebbero incentivare i consumatori ad acquistare più veicoli dei produttori nazionali.

Nel 2023 sono stati venduti oltre 1 milione di veicoli elettrici negli USA

Chiamato a testimoniare Joe Manchin

La testimonianza più attesa è quella di Joe Manchin, Senatore eletto con i Democratici che è stato fortemente critico del modo in cui l’amministrazione ha utilizzato il suo piano di incentivi per i veicoli elettrici e le batterie al litio. Manchin ritiene che gli incentivi stiano in realtà favorendo i produttori stranieri, che si limitano a rispettare i minimi requisiti necessari per far sì che i loro veicoli siano soggetti all’incentivo federale di 7.500$ per i consumatori che li acquistano. A dicembre, ha aiutato a scrivere il testo di una specifica revisione del piano di attuazione dell’Inflation Reduction Act con cui i veicoli candidati a ricevere il credito fiscale sono passati da 43 a 19.

Il Senatore ha chiesto, inoltre, che vengano stabilite delle regole anche sull’origine dei materiali, ora che gli USA ritengono di controllare il più grande giacimento di litio al mondo. Vorrebbe che tutte le batterie prodotte con litio, cobalto e alluminio cinesi fossero lasciate al di fuori del range di applicazione degli incentivi. Infine Manchin ha chiesto in ripetute occasioni al governo di non permettere che i crediti fiscali venissero concessi anche sui veicoli a uso commerciale -come taxi e auto usate per il ridesharing- e per tutte le auto vendute attraverso leasing e contratti di tipo rent-to-buy. Tra i produttori di auto che si sono lamentati ripetutamente di queste richieste non ci sono soltanto produttori cinesi, ma anche molte case automobilistiche europee, giapponesi e sudcoreane.

Tesla ha ripetutamente tagliato i prezzi della Model Y per renderla compatibile con gli incentivi

Ford continua a puntare sulla tecnologia cinese

I produttori americani, nel frattempo, non sembrano stare dando troppo peso a questa nuova udienza parlamentare. Un caso interessante è quello di Ford, che utilizza le batterie prodotte dal colosso cinese CATL all’interno dei suoi veicoli elettrici. Ford ha appena confermato che, anche se riducendo l’investimento previsto, continuerà la costruzione della sua nuova fabbrica in Michigan che utilizzerà le batterie e la tecnologia di CATL.

Lo storico produttore statunitense ha anche specificato che, all’interno delle misure previste attualmente dall’Inflation Reduction Act, il suo team legale non ha identificato nessun punto che possa squalificare i suoi veicoli dal sistema di incentivi in vigore. L’annuncio ha attirato il fuoco incrociato dei regolatori statunitensi, al punto che alcuni Senatori si sono apertamente detti delusi da questa decisione e hanno iniziato a valutare le opzioni per limitare ulteriormente gli incentivi; Ford, però, continua con il suo piano di aprire la sua fabbrica a “trazione cinese” entro il 2026.

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