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Verbali FOMC: c’è chi voleva tagli già a luglio. Settembre di fuoco per Fed
I verbali dell’ultima riunione del FOMC, che sono stati resi pubblici nella tarda serata di ieri, 21 agosto, non lasciano più spazio ad alcun tipo di dubbio. È praticamente impossibile che il 18 settembre – a prescinder da quello che dirà Jerome Powell a Jackson Hole – non si proceda con tagli ai tassi, che già a luglio molti dei membri del FOMC ritenevano dovuti. Un verbale che racconta, per la prima volta durante questo ciclo, disaccordi e divergenze interne al più importante consesso per le decisioni di politica monetaria negli Stati Uniti e di conseguenza nel mondo.
C’era dunque, nonostante la decisione unanime poi riportata alla stampa, chi sosteneva che con i dati che arrivavano da inflazione e mercato del lavoro sarebbe stato opportuno considerare la possibilità di tagliare già in luglio, e comunque di farlo con assoluta sicurezza già a settembre. Verbali, questi, che si riferiscono appunto ad un meeting avvenuto in luglio e quando mancavano ancora diversi data point che sarebbero arrivati dopo a confermare una maggiore necessità di intervenire sui tassi.
FOMC di luglio ad “alta tensione”
Chi si aspettava il solito FOMC all’interno del quale tutti sono d’accordo e nessuno ha nulla da aggiungere, è stato poi smentito dai verbali della riunione di luglio che sono stati diffusi, come da programma, il 21 agosto. Secondo il contenuto dei verbali “in diversi avrebbero osservato che i recenti progressi sull’inflazione”… avrebbero già garantito la possibilità di procedere con tagli di 25 punti base, in riferimento alla riunione avvenuta in luglio. Una posizione comunque a quanto pare minoritaria e che è poi rientrata, portando alla decisione di rimandare tale taglio a settembre, mese sul quale tutti o quasi i presenti hanno convenuto.
In altre parole si è deciso, anche obtorto collo per alcuni, di attendere un’ulteriore riunione e ulteriori data point, come sarebbe stato poi riportato dallo stesso Jerome Powell in conferenza stampa, per mettersi alle spalle per sempre il timore di poter fornire carburante alla ripresa dell’inflazione.
È la cara vecchia storia, raccontata più volte da Jerome Powell, sul dover bilanciare il rischio di un rimbalzo dell’inflazione con quello di fare danni (irreparabili) al mercato del lavoro. Equilibrio che sarebbe stato raggiunto, almeno a leggere le posizioni di diversi dei partecipanti al FOMC e che dovrebbe dunque aprire la strada a tagli a settembre che sono ormai fuori di ogni discussione.
Jerome Powell a Jackson Hole per parlare… di due tagli?
Dato quanto poco è solito sbilanciarsi, sarà praticamente impossibile aspettarsi una posizione così netta anche in quel di Jackson Hole. Dovrà però, il presidente di Federal Reserve, sbottonarsi un po’ almeno sul prossimo futuro della politica monetaria di Washington. Un prossimo futuro che non può prescindere da tagli di 25 punti base e per una parte di irriducibili romantici sui mercati anche di 50 punti base.
Questione però che sarà risolta soltanto il prossimo 18 settembre: tagli di 50 bps non possono essere segnalati fosse soltanto per l’effetto panico che rischierebbero di innescare, perché in caso di tagli di 50 punti base il messaggio sarebbe invero assai netto: abbiamo sbagliato e siamo arrivati troppo tardi al pivot.