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Yen ancora in difficoltà: governo torna a minacciare mercati e speculatori. Ma funzionerà?
Ci risiamo. Il trend negativo dello yen anche dopo il doppio intervento della banca centrale, Bank of Japan, ci ha riportato a qualche settimana fa. Non solo in termini di prezzi, dato che ci vogliono 157 yen per comprare un dollaro oggi, ma anche in termini di reazioni da parte delle massime autorità monetarie del Giappone. È tornato infatti a parlare Masato Kanda, che ha invitato i mercati a limitare i movimenti eccessivi – qualunque cosa questo voglia dire – pena il trovarsi ancora sotto il tiro di potenziali interventi.
È appunto un film già visto, che non sappiamo fino a che punto sarà in grado di placare chi sta andando short sullo yen e che non cambierà la situazione fondamentale che sta continuando a esercitare pressioni appunto sullo yen. E per quanto si sia parlato di eventuali rialzi dei tassi a Tokyo, la situazione per ora rimane quella di qualche settimana fa: minacce di intervento, movimenti ritenuti innaturali e ampiamente speculativi e i pezzi grossi della politica monetaria del Giappone che provano a indirizzare i mercati senza mettere però sul tavolo quanto servirebbe e quanto in molti ritengono, soprattutto all’interno del Giappone, necessario.
I fondamentali spingono, ma per Tokyo si tratta di speculazione
A spingere, almeno a rigor di logica e secondo le leggi della finanza e dei mercati, lo yen ancora in basso sono i fondamentali. Lo scarto con i tassi di Washington c’è, è importante e difficilmente si ridurrà in modo significativo nelle prossime settimane. Per ora non c’è alcuna intenzione da parte di Federal Reserve di intervenire sui tassi, complici anche gli ultimi dati sulle aspettative dei principali operatori di mercato, positivi per l’economia.
E se non ci sono preoccupazioni per un rallentamento eccessivo dell’economia, di motivi per tagliare, con l’inflazione ancora sticky, ce ne sono davvero pochi. Ed è questa la situazione che sta impattando in modo, ancora una volta, sulla tenuta dello yen contro il dollaro USA.
Non secondo però per Masato Kanda, che è l’alfiere della giustificazione speculativa delle difficoltà dello yen, che si protraggono ormai da tempo e che hanno portato la quotazione della divisa giapponese ai minimi di tre decenni.
Negli scorsi giorni si è passata anche della possibilità da parte di Bank of Japan di procedere con ulteriori rialzi dei tassi, cosa che sarebbe comunque dovuta anche in relazione alla situazione economica interna, e fondamentalmente favorita anche dalle necessità di tutelare, per quanto possibile, lo yen.
Si può davvero dare la colpa agli speculatori?
Quello degli speculatori è un nemico invisibile che i dicasteri delle finanze di tutto il mondo tirano fuori per giustificare situazioni che, almeno in parte, sono frutto di certe scelte politiche. Il Giappone, dopo decenni di politica monetaria poco ortodossa, fatta di controllo pedissequo dei tassi e dei rendimenti sui bond a lunga scadenza non poteva durare in eterno, e come nei migliori edifici, migliaia di piccole crepe finiscono poi per causare danni enormi.
I mercati continuano a shortare lo yen, spaventati poco o nulla dai due ultimi interventi – tra le altre cose mai confermati – da parte di Bank of Japan. Una situazione difficile, per la quale probabilmente non basteranno le minacce dei massimi vertici delle politiche monetarie giapponesi.
L’angolo per sterzare è comunque di quelli stretti, difficile anche per i più bravi dei motociclisti: se i fondamentali non cambieranno le pressioni ribassiste sullo yen continueranno. E non ci si potrà aspettare che gli interventi spot, per quanto corposi, abbiano effetti duraturi.
Con il due di coppe servito da Janet Yellen del Tesoro USA, che ha dato voce al malcontento di Washington per gli interventi a mercato di BoJ, questo angolo potrebbe diventare ancora più stretto.