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Yen ancora sotto pressione: la coperta di BoJ è ora troppo corta
Continua l’ecatombe yen sulle piazze finanziarie. Il piano di misure annunciate da Bank of Japan è stato valutato – è evidente – come insufficiente da parte dei mercati. Lo yen è tornato abbondantemente sopra quota 150, la soglia che almeno fino a pochi giorni fa era considerata come il limite che avrebbe innescato interventi da parte della massima autorità monetaria di Tokyo. Sull’economia di Tokyo premono inoltre altre questioni che renderanno più urgente un ritorno a politiche monetarie più ortodosse.
Per qualcuno è finito il sogno del disposto combinato di YCC, tassi negativi e gestione dell’enorme debito pubblico da parte di Bank of Japan. Per gli stessi si apre ora una fase per l’economia giapponese – e per lo stretto controllo che BoJ vorrebbe esercitare su alcune questioni – sconosciuta, imprevedibile e fonte di preoccupazione. E intanto un ex di BoJ lascia intendere che, almeno a suo avviso, la banca centrale potrebbe essere costretta a cedere e a tornare su tassi di interesse positivi prima di quanto si ritenesse possibile.
Tassi su entro fine anno? Occhi puntati su JPY e economia giapponese
Gli occhi di tutto il mondo sono puntati – e non potrebbe essere altrimenti – sull’andamento del Giappone e in particolare della sua divisa nazionale, lo yen. La valuta ha perso per l’ennesima volta la soglia dei 150 contro il dollaro USA e sembra che ci sia poco da fare dopo che la stessa banca centrale ha operato importanti modifiche alla YCC. La situazione è quella che è: l’economia soffre, l’inflazione corre e qualcuno a Tokyo si è accorto che esiste qualcosa di peggiore della deflazione, che è appunto l’inflazione.
Nel frattempo il governo di Tokyo ha annunciato un relativamente imponente piano di immissione di liquidità nell’economia, a sostegno di una popolazione che è fiaccata, come altrove, dall’inflazione.
A questa situazione già di per sé da mal di testa, si aggiungono i toni eccessivamente dovish di Kazuo Ueda, che è governatore della banca centrale e che alterna messaggi con sfumature diverse ai quali però ormai nessuno sembra credere.
Al centro la tenuta dello yen, che oggi come non mai appare come compromessa, questione che aggiunge ulteriore pressione sull’inflazione. Un problema impossibile da risolvere anche in virtù della situazione economica globale e – fanno notare i più cinici – in virtù del fatto che i nodi, prima o poi, arrivano sempre al pettine.
Il bluff di Kazuo Ueda?
L’altra preoccupazione che serpeggia sui mercati è che le costanti e ripetute minacce di Kazuo Ueda di intervenire per limitare la speculazione sullo yen siano state poco più di un bluff. Ueda aveva anche ricordato di avere l’appoggio di Federal Reserve per la stabilizzazione del cambio dello yen, appoggio anche materiale che però non è ancora chiaro come dovrebbe esplicitarsi e che tipo di impatto potrebbe avere in futuro.
Sono in pochi, anzi in pochissimi a credere nello yen giapponese e nella capacità di Bank of Japan di poter tornare in controllo di una situazione sfuggita di mano.
I guai per lo yen, per quanto i profeti contrarian parlino di fine corsa per i dollaro, potrebbero non essere finiti qui. Sarà decisiva questa settimana, che vedrà tra le altre cose anche la conferenza stampa di questa sera di Jerome Powell, che dovrebbe lasciar intendere il futuro corso dei tassi per Fed.
Intanto tra gli ex di BoJ comincia a maturare la convinzione che l’istituto dovrà intervenire al rialzo sui tassi per contenere i problemi di cui sopra e che dovrà farlo prima di quanto preventivato. Il problema rimane però sempre lo stesso: quando la coperta è troppo corta, non tutti riusciranno a trovare riparo.