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Borse USA giù: timori per greggio e FOMC
Stato di agitazione sui mercati, che si preparano nel peggior modo possibile alla riunione del FOMC iniziata oggi e che produrrà risultati domani. Risultati scontati almeno in termini di dati: non ci saranno rialzi ai tassi di interesse negli USA, anche se questo non sarà sufficiente. A preoccupare i mercati è la possibilità che Jerome Powell di Federal Reserve si presenti ai microfoni con un atteggiamento più hawkish del previsto, tenendo conto di particolari congiunture economiche che si stanno materializzando proprio in queste ore.
Petrolio troppo forte, timori per un ruolo del greggio sull’inflazione anche di medio periodo e dunque la possibilità che i tassi vengano mantenuti su livelli elevati più a lungo di quanto preventivato. È questo ad agitare le borse USA, con i titoli tech che guidano in negativo una giornata di profondo rosso sulle borse statunitensi. E nel mentre i bond si muovono in senso inverso, confermando le preoccupazioni per una lotta all’inflazione che potrebbe protrarsi ancora a lungo.
Borse USA in rosso: timore per politica monetaria restrittiva più duratura
I mercati attendono – per quanto statisticamente abbiano torto – il ritorno a politiche monetarie meno restrittive. Quanto si sta materializzando però sui mercati in queste ore sembrerebbe essere lontano dai desiderata delle piazze finanziarie. Con il petrolio che si affaccia vicino a quota 100$ al barile, le preoccupazioni legate all’inflazione aumentano – e di conseguenza aumentano le possibilità che domani Jerome Powell si presenti in conferenza stampa con poca voglia di apparire dovish.
L’economia USA sembrerebbe essere, questo è quanto verrà ripetuto da Powell, ancora forte abbastanza da sopportare dei tassi alti più a lungo – e questa sarà pertanto una delle opzioni sul tavolo. Niente di definitivo: Powell si trincererà dietro le decisioni dato per dato che informeranno le prossime riunioni del FOMC. E i mercati rimarranno con il fiato sospeso mentre si attenderanno le 20:00 di mercoledì 20 settembre, ora fissata per la consueta conferenza stampa di Jerome Powell.
Azioni giù, bond su
La sessione USA si è aperta travolta dalle preoccupazioni di cui sopra, con tutti i principali indici in rosso, guidati dalle grandi aziende tech che hanno un peso specifico ormai enorme all’interno di suddetti indici. Una situazione più che prevedibile a fronte di preoccupazioni che continuano a materializzarsi sul lieto fine previsto da Federal Reserve.
A fare da innesco ad una situazione potenzialmente esplosiva è il prezzo del greggio, che è ritenuto un possibile vettore di inflazione prolungata senza alcuna possibilità di soluzione politica. La Casa Bianca ha annunciato la disponibilità di dare fondo alle riserve strategiche, cosa che però più che tranquillizzare i mercati ha contribuito a scatenare ulteriori preoccupazioni.
Alla ricerca del bottom
Quello che in gergo tecnico è il limite di prezzo in basso per ogni mini-ciclo. Le preoccupazioni di oggi sulle piazze finanziarie sembrerebbero aver toccato il culmine – e un Jerome Powell non eccessivamente aggressivo potrebbe contribuire a riportare la calma, per quanto possa dirsi compiaciuto da risposte dei mercati nel senso che si sarebbe aspettato già mesi fa.
Difficile che vengano pronunciate parole definitive: la stessa Federal Reserve – e non vi è motivo per non crederle – si trova in una situazione economica, finanziaria e macro mai vista prima, con la necessità di giocare d’attesa a fronte di mercati apatici in larga parte, ma con forti concentrazioni di possibile turbolenza.
L’arcano verrà comunque svelato alle 20:00 di mercoledì, quando i mercati riceveranno indicazioni dalla massima autorità monetaria mondiale. Non è chiaro però se come in passato decideranno di ignorare tali indicazioni, rimandando metaforicamente la palla in tribuna. Il vecchio adagio Don’t Fight the Fed è stato dimenticato rapidamente.