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Clima, IEA: bisogna dimezzare gli investimenti in petrolio

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La International Energy Agency ha pubblicato nella giornata di giovedì un nuovo report sulle stime di inquinamento prodotto dal settore energetico. I risultati non sono incoraggianti: secondo la IEA, sarebbe necessario ridurre del 50% gli investimenti mondiali in petrolio entro il 2030, altrimenti non sarà possibile raggiungere l’obiettivo internazionale di limitare il riscaldamento globale a 1.5 °C entro la fine del secolo. Attualmente vengono investiti $800 miliardi all’anno tra esplorazione, licenze per l’estrazione, pozzi e raffinerie. Tutto questo sembra quasi non bastare quando si guarda all’equilibrio del mercato, considerando che il prezzo del petrolio rimane intorno a 80$ al barile e le scorte sono estremamente basse. Molti dei paesi del Golfo stanno considerando un aumento degli investimenti per bilanciare il mercato.

Quando però si esce dallo schema di domanda e offerta e si guarda agli effetti sul Pianeta, però, gli investimenti annuali paiono essere decisamente troppi già al loro livello attuale. Non soltanto, ma la IEA ritiene che nessun progetto a lungo termine legato all’estrazione di petrolio e di gas naturale dovrebbe essere annunciato e realizzato da qui in poi, altrimenti sarà inevitabile che si sorpassi il limite di emissioni necessario per limitare il riscaldamento globale. Proprio pochi giorni fa erano state le Nazioni Unite a suonare il campanello d’allarme, pubblicando un report secondo il quale il mondo ha appena il 14% di probabilità di limitare il riscaldamento globale a 1.5 °C. L’obiettivo, stabilito con il celebre Accordo di Parigi, è pensato per evitare le conseguenze più catastrofiche e irreversibili del cambiamento climatico.

Un outlook decisamente negativo

Non soltanto la IEA ritiene che sia necessario tagliare gli investimenti e i progetti legati ai combustibili fossili. Uno dei punti importanti su cui il report insiste è il fatto che l’obiettivo dell’Accordo di Parigi potrebbe essere raggiunto già entro questo decennio. Questo significa che entro il 2030, il riscaldamento globale potrebbe essere arrivato a un punto a cui le nazioni di tutto il mondo si erano impegnate a non arrivare nemmeno entro la fine del secolo. Il settore dell’energia rimane uno dei più inquinanti: oltre a dimezzare gli investimenti in petrolio e gas, la IEA ritiene che sarebbe necessario diminuire le emissioni di gas serra del 60%.

La IEA ha anche fatto notare nella sua pubblicazione che le società legate a petrolio e gas rappresentano appena l’1% degli investimenti globali in energia rinnovabile. Teoricamente queste dovrebbero essere società che riconoscono come i loro prodotti stiano transitando, e quindi incentivate a investire su tecnologie come il fotovoltaico e l’eolico. In realtà quello che si vede è esattamente il contrario: il settore petrolifero continua a investire nella direzione dei combustibili fossili, tentando di fare lobby per proteggere la continuazione del business così com’è.

Una nota di ottimismo

L’unica reale buona notizia del report della IEA è il fatto che, secondo l’agenzia, le tecnologie attuali sarebbero sufficienti per portare il mondo verso la transizione energetica. In particolare si guarda all’aumento della diffusione dell’idrogeno verde e agli impianti di cattura diretta dell’anidride carbonica; insieme alle fonti di energia rinnovabile, ci sarebbero già i presupposti per arrivare a sostituire i combustibili fossili. Secondo la IEA, entro il 2050 le fonti energetiche sostenibili dovrebbero rappresentare il 30% dell’energia totale consumata nel mondo.

Il problema, secondo il report della IEA, non sarebbe dunque più di tipo tecnologico, ma finanziario. L’avanzata della transizione energetica non è più la capacità di produrre energia pulita a prezzi bassi, ma eseguire gli investimenti necessari per aumentare la produzione. Indirettamente, il report suggerisce che se la parte non sostenibile di investimenti in petrolio fosse ridiretta verso le rinnovabili, ci sarebbero le basi per arrivare davvero a rispettare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

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