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Euro giù dopo gli ottimi dati sull’inflazione

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Euro giù di quasi mezzo punto percentuale dopo che sono stati diffusi i dati sull’inflazione dell’eurozona, che hanno fatto registrare un calo importante rispetto a quelli del mese precedente. Tanti giornali titolano non senza un pizzico di entusiasmo che il target del 2% – del quale forse si tornerà a parlare a breve – è finalmente a vista. E mentre qualcuno grida terra dopo uno dei viaggi per mare più burrascosi di sempre, la divisa europea lascia sul terreno una parte dei gain delle ultime settimane, tornando abbondantemente sotto la soglia di 1,10 contro il dollaro, che soltanto poche ore fa aveva segnalato la persistenza della debolezza del dollaro sulle piazze internazionali.

Avevamo però avvisato tutti proprio su queste pagine che sarebbero stati i dati sull’inflazione – che informeranno le prossime decisioni delle principali banche centrali – a tenere il timone dei cambi sul mercato del Forex, con tutto quello che ne sarebbe conseguito. Una lettura più moderata dei dati sull’inflazione in aerea euro riapre ufficialmente le discussioni su un taglio dei tassi già nella prima metà del 2024.

Inflazione spinge euro giù

Nessuno crede più ai falchi di Francoforte

Per quanto il loro nido, anche a Francoforte, sia diventato sempre più precario nelle ultime settimane, ora sono in pochi a credere alla possibilità che ci sia un colpo di coda da parte dei falchi di Francoforte, ovvero dello sparuto manipolo di banchieri centrali che ritengono che un alto più a lungo per il tasso di interesse di riferimento sia un percorso adeguato per le economie europee. I prezzi crescono ancora, ma crescono decisamente meno anche rispetto al mese precedente – e rendono meno attraente l’ipotesi di politiche monetarie ulteriormente restrittive.

In aggiunta i dati sull’economia francese hanno confermato una situazione piuttosto problematica per l’economia europea nel suo complesso, con il secondo dei paesi per prestanza economica che ha fatto registrare un calo trimestre su trimestre e mese su mese della produttività. La situazione, d’altronde, è quella che è da un pezzo e si dovrà con ogni probabilità fare i conti con ulteriori compressioni della crescita economica in quanto gli effetti delle politiche monetarie restrittive non hanno, verosimilmente, ancora finito di impattare sull’economia reale.

In una situazione del genere aspettarsi che la Banca Centrale Europea continui in un percorso di politiche monetarie restrittive è forse poco intelligente. Ed è così che la pensano i mercati, che hanno piazzato ordini di vendita dell’euro nei confronti del dollaro, riportando la valuta di Francoforte su livelli che non si vedevano dal 20 novembre.

Tutti si aspettano altri toni da BCE

La gara al più debole

La questione non definisce però per il medio e per il lungo periodo il trend della coppia EUR/USD. Ci sarà la riunione del FOMC negli USA per il prossimo 13 dicembre, così come ci saranno i prossimi dati sull’inflazione di Washington che potrebbero segnalare una situazione simile e dunque aumentare la necessità di accelerare da parte di Federal Reserve nel ritorno a un livello di tassi più sostenibile per l’economia.

Sul fronte Francoforte sembra che gli ultimi dati abbiano scritto una parola fine, per quanto questa sia scritta ancora sulla sabbia e dovrà essere confermata dai prossimi dati che arriveranno dall’inflazione e dalla (assenza) di crescita economica.

Permane incertezza, anche se ormai le due economie principali del mondo cosiddetto sviluppato sembrano aver raggiunto, senza dubbio alcuno, il picco di questo ciclo di rialzo dei tassi. Questo per quanto gli alti papaveri delle rispettive banche centrali si affannino ancora a invitare i mercati alla calma. Messaggio che però, tanto a New York quanto a Parigi e Francoforte, nessuno sembrerebbe voler intendere. Per ora festeggiano gli short sull’Euro, almeno per questa sessione di trading, a meno di non avere letture molto poco positive dei dati sul lavoro negli USA.

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