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Francia: PIL giù, scende anche inflazione

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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Chi aveva indicato nella Francia il sostituto, fresco, alla guida dell’economia europea, dovrà forse ricredersi o quantomeno rimandare il giudizio a tempi più consoni. I dati che arrivano da Parigi sono infatti inferiori alle aspettative per quanto riguarda la crescita: -0,1% mese su mese per il PIL della Francia, e un modesto +0,6% su base annuale, con l’unico motivo di cui rallegrarsi che arriva da un’ulteriore riduzione della crescita dell’inflazione. Non sono però dati sui quali crogiolarsi a lungo.

L’Europa, più che le altre economie sviluppate del pianeta, fatta forse eccezione per il Giappone, ha problemi di crescita, che potrebbero intensificarsi dato che con ogni probabilità gli effetti delle politiche monetarie restrittive non hanno ancora prodotto i loro effetti di medio e lungo periodo. Una situazione forse non inaspettata nel suo complesso, ma peggiore delle aspettative già assai magre. Una questione che merita ulteriore approfondimento e che apre a pensieri non esattamente ottimistici per l’area euro per il suo futuro nel gruppo di testa delle economie.

Dati sul PIL francese peggiori delle aspettative

Anche i dati francesi lanciano l’allarme: giù il PIL mese su mese

Chi guarda sempre al bicchiere mezzo pieno avrà una certa difficoltà a produrre commenti e analisi questa mattina. I dati che arrivano da Parigi sono infatti pessimi. Il prodotto interno lordo mese su mese perde lo 0,2% mese su mese e lo 0,1% trimestre su trimestre, con la crescita annuale che si ferma allo 0,6%. Dati che sono sufficienti per gettare nel più totale sconforto analisti e politici. Il vento negativo che spira con insistenza da Berlino ha travolto anche Parigi, che pur qualcuno riteneva essere al riparo dalle difficoltà che percolano, in parte, anche dalla Cina, con la quale la Francia ha rapporti meno stretti e meno importanti della Germania.

A prescindere dalle cause, c’è altro di cui occuparsi anche per il futuro di medio periodo: con ogni probabilità quanto è stato fatto in termini di politiche monetarie restrittive non ha ancora prodotto tutti gli effetti che invece andrà inevitabilmente a produrre. Questo vuol dire che ci saranno, per i prossimi mesi, ulteriori contrazioni, dell’economia europea, che non dipenderanno solo da questa dinamica ma anche da un outlook, almeno secondo i principali analisti, negativo sull’economia globale. Cosa che è stata fotografata anche da un recente rapporto di OCSE, che ha ridotto in modo importante le previsioni di crescita dell’economia globale per il 2024.

Parigi dati economici
Anche Parigi segue la scia negativa di Berlino

Giù la domanda interna, e anche quella esterna

A creare un quadro ancora più preoccupante è la domanda interna e globale, che sembrano essere entrambe in ulteriore contrazione, complice anche un costo del capitale piuttosto elevato, che comprime le vendite almeno per i beni durevoli. In una situazione del genere, aspettarsi un rapido rimbalzo delle economie europee è esercizio forse vano. Così come si sono rivelate vane le previsioni di chi riteneva che la Francia potesse rapidamente sostituire la Germania alla guida dell’economia dell’area euro.

Non sarà probabilmente così, almeno per un po’. E aggiungiamo che sarà molto difficile vedere un rimbalzo sul breve periodo nel nostro continente.

Chi vuole cercare di rimanere ottimista potrà guardare al dato sull’inflazione che è stato diffuso da Parigi in concomitanza con i dati sul prodotto interno lordo. L’inflazione scende e si avvicina con falcate relativamente ampie al target del 2%. Chissà se questo sarà sufficiente per valutare eventuali tagli ai tassi già a stretto giro di posta.

Per il resto si navigherà a vista, come hanno ricordato più volte da Washington . Se è vero però che per riportare l’inflazione al 2% servono segnali importanti dall’economia, questi, anche oggi, sono arrivati. E sono piuttosto chiari e difficili da fraintendere.

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