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La rupia pakistana fa +8% contro il dollaro. Ma potrà durare?
Mentre gli analisti si concentrano su coppie valutarie ben più frequentate, c’è una sorpresa che arriva dall’Asia in termini di performance sul mercato del Forex. La top performer delle ultime settimane è infatti la rupia pakistana, valuta che solo a settembre aveva toccato i minimi storici contro il dollaro e che dal bottom è riuscita a guadagnare l’8%. Una corsa incredibile, in particolare se dovessimo tenere conto del momento di forza relativa del dollaro, anche nei confronti dell’Euro.
Per quanto la coppia sia di scarso interesse per i trader che preferiscono gli scambi con alti volumi, c’è una storia dietro questa corsa che vale la pena di essere raccontata, una storia che il Pakistan condivide almeno con Nigeria e Argentina e che è interessante studiare anche in vista di quanto potrebbe accadere durante le prossime elezioni a Buenos Aires. Secondo le più recenti analisi della questione, infatti, a spingere al rialzo le quotazioni della rupia pakistana è stata una mossa del governo di straordinaria – e inaspettata – efficacia.
Stretta sul mercato illegale dei dollari, e la rupia torna a volare
Chi studia oltre ai mercati anche la storia della moneta, avrà già inteso i diversi risvolti della locuzione corso forzoso. Uno di questi è quanto è avvenuto in Pakistan: la storia è in realtà comune a tante economie emergenti la cui divisa nazionale soffre, perde contro il dollaro ed è in ultimo in un trend negativo violento che non la rende appetibile prima per i risparmi, poi per gli scambi anche di ridotta entità. In Pakistan, come altrove, è nato un florido mercato illegale di dollari USA, spesso senza alcun tipo di documentazione richiesta, che finiva per esercitare ulteriore pressione ribassista sulla rupia.
In settembre, con il governo preoccupato dal trend negativo e dai minimi toccati nei confronti del dollaro, ha deciso di darci un taglio e di reprimere tali commerci illegali di valuta. Il programma, almeno a guardare quanto sta avvenendo sulle piazze del forex, sembrerebbe funzionare. Il mercato nero dei dollari, un tempo florido, si è affievolito e ha permesso alla rupia pakistana di godere di un periodo di pressione ribassista affievolita e poi sparita. Dai minimi verso il dollaro di oltre 300 rupie per singolo greenback, si è tornati invece su livelli certamente più accettabili inferiori a 1:275. La repressione, se così vogliamo chiamarla, ha funzionato. E il governo ha promesso ulteriori inasprimenti di tali misure.
Nel corso delle ultime settimane la rupia pakistana ha guadagnato quasi il 10%, confermandosi come valuta con la migliore performance su scala globale.
Servono però riforme strutturali e il ritorno di capitali stranieri
Il ritorno di capitali stranieri è il sogno neanche troppo proibito del Pakistan, che condivide questo obiettivo con tante altre economie emergenti che hanno sofferto, in particolare a partire dal COVID, una penuria di capitali e valuta pregiata che arrivano dall’estero. A condividere le stesse sorti è la Turchia, che pur sta combattendo una battaglia molto dura a tutela della lira turca, tra le peggiori su scala globale.
Cresce poi il fronte degli scettici, che ritiene il rimbalzo della rupia pakistana il più classico dei rimbalzi del gatto morto. I problemi strutturali ci sono tutti: da casse ormai svuotate di valuta pregiata, fino a un’economia in contrazione, passando per problemi strutturali che non sarà facile risolvere. Nel mondo del Forex succede questo e altro – saranno i mercati a decretare quanto di pindarico ci sia nella corsa di PKR, mentre l’inflazione continua a mordere con il dato di settembre che segnala un +31,4% dipendente però in larga parte proprio dalla debolezza della sua divisa nazionale.