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Peso argentino affonda ancora dopo intervento di Javier Milei

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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Il 22 ottobre si voterà per il nuovo Presidente in Argentina – e le posizioni particolari del favorito, Javier Milei, stanno esercitando ulteriori pressioni sul peso argentino, valuta al centro di una svalutazione importante soltanto parzialmente contenuta dal tasso di cambio ufficiale fissato in agosto. Una storia interessante per chi opera sul Forex da diversi angoli: il primo è che a poco servono prezzi fissi per i cambi quando non ci sono i fondamentali a sostenerli. Il secondo è che le potenziali decisioni di Milei nel caso in cui venisse eletto stanno già producendo i loro effetti.

Milei ha infatti confermato più volte di ritenere la dollarizzazione il miglior percorso possibile per fermare l’inflazione in Argentina e – al tempo stesso – sottrarre alla politica presente e futura uno strumento, la possibilità di battere moneta, più e più volte abusato a Buenos Aires e in larga parte responsabile delle condizioni economiche del paese. Il pubblico non solo ritiene probabile l’elezione di Milei, ma ritiene credibile anche il suo piano di dollarizzazione dell’economia argentina – e la cosa sta avendo degli effetti dirompenti nel mercato nero dei cambi, unico accessibile a una larga parte della popolazione argentina.

Peso argentino giù
Il peso argentino ancora giù

Il fantasioso cambio fisso di Buenos Aires non tiene

Dallo scorso agosto in Argentina è stato fissato un cambio fisso tra Dollaro e Peso Argentino fissato a 365. Un cambio fisso che è sostenuto in larga parte da forti restrizioni ai movimenti di capitali e nell’accesso al mercato ufficiale. Per milioni di argentini, l’unico modo di accedere al dollaro USA – ritenuto per diversi motivi uno strumento di tutela del patrimonio più funzionale – è attraverso il mercato nero dei cambi. Le case di cambio non ufficiali però non possono permettersi di seguire le imposizioni della Banca Centrale e del governo argentino e operano con un tasso di cambio deciso dalle classiche forze del mercato.

Forze del mercato che nelle ultime ore hanno spinto il cambio oltre i 1.000 peso per singolo dollaro, superando di quasi il 300% quello ufficiale. Cambio che è peggiorato quasi del 10% rispetto a venerdì scorso e che potrebbe continuare a peggiorare in vista delle elezioni del prossimo 22 ottobre. Elezioni per le quali il candidato con maggiori possibilità di vittoria è appunto il libertario Javier Milei.

Milei che non solo ha reso già abbondantemente chiari i suoi piani di dollarizzazione dell’economia argentina, ma che lunedì ha invitato la popolazione a evitare strumenti di risparmio denominati in Peso. Un parere così netto – non è una novità per Milei – che è ritenuto responsabile dell’ultima leg down del Peso sul cambio nero, che è poi l’unico a rispondere oggi alle forze di mercato.

Secondo Milei il Peso sarebbe la moneta emessa dai politici dell’Argentina e il suo valore sarebbe inferiore a quello del letame, dato che quest’ultimo può essere quantomeno utilizzato come fertilizzante.

Il cambio non ufficiale racconta un pezzo di storia forse più interessante

Campagna elettorale sulla pelle degli argentini?

Siamo nel vivo di una delle campagne elettorali più dure della storia dell’Argentina e le dichiarazioni al fulmicotone di Javier Milei offrono anche sponda alla reazione dei politici del vecchio corso, che accusano il probabile futuro presidente argentino di fare campagna elettorale sulla pelle degli argentini e dell’economia.

Posizione che in diversi però trovano curiosa, essendo il vecchio corso della politica argentina largamente responsabile delle attuali condizioni economiche tanto quanto del peso. Sarà comunque il popolo argentino a esprimersi, con una parola definitiva, il prossimo 22 ottobre. Milei non ha mai fatto mistero del suo piano per dollarizzare l’economia. Qualcuno dubita che sia sostenibile sul piano economico, ma in ultimo è probabilmente quanto vedremo all’opera già dal 23 ottobre, non appena saranno chiari gli esiti delle elezioni.

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