Connettiti con noi

Finanza Personale

Modello 730 senza sostituto d’imposta, ecco quando arrivano i rimborsi sul conto corrente

A breve dovrebbero arrivare i rimborsi del Modello 730 senza sostituto d’imposta. Vediamo quali sono le tempistiche.

Pubblicato

il

Modello 730 senza sostituto d'imposta, ecco quando arrivano i rimborsi sul conto corrente

Alcuni contribuenti sono ancora in attesa di vedersi accreditato il rimborso scaturito dal Modello 730 di quest’anno. Siamo già a dicembre e la preoccupazione inizia a salire. A trovarsi in questa situazione sono i contribuenti che hanno presentato il Modello 730 senza sostituto d’imposta: persone che non percepiscono una pensione e non hanno nemmeno una busta paga.

Inutile negarlo, quello legato al rimborso dei crediti scaturiti dal Modello 730 è, a tutti gli effetti, uno dei momenti più importanti della stagione della dichiarazione dei redditi. Chi percepisce uno stipendio o un assegno previdenziale riesce a ricevere il rimborso in tempi veloci. Diversa, invece, è la situazione di chi non ha un sostituto d’imposta, che si deve confrontare con ben altre tempistiche.

Modello 730, chi aspetta ancora il rimborso

Chi dovesse aver presentato il Modello 730 senza sostituto d’imposta potrebbe ricevere il conguaglio in breve. Si possono trovare in questa situazione i soggetti che, per esempio, sono stati dipendenti e adesso non lo sono più o hanno finito di fruire della Naspi. Ma ci sono anche dei contribuenti che, pur avendo un sostituto d’imposta, hanno optato per ricevere il rimborso direttamente dall’Agenzia delle Entrate.

La scelta del Modello 730 senza sostituto d’imposta doveva essere effettuata direttamente dal contribuente, che avrebbe dovuto scrivere la lettera A nella casella 730 senza sostituto d’imposta e poi doveva aver spuntato – nella sezione dei dati del sostituto d’imposta che effettua il conguaglio – la dicitura: Mod. 730 senza sostituto.

Nel caso in cui i contribuenti avessero optato per questa soluzione, l’Agenzia delle Entrate provvede in maniera autonoma ad effettuare l’eventuale rimborso che deriva dalle operazioni di conguaglio. Scegliere questa opzione, però, significa scontrarsi con delle tempistiche più lunghe, perché l’Agenzia delle Entrate inizia ad effettuare i rimborsi solo quando si sono conclusi i termini per presentare la dichiarazione dei redditi. Nel 2024 questa deadline è stata fissata al 31 ottobre: entro quella data era, infatti, possibile inviare un correttivo del modello 730 attraverso il Modello redditi Persone Fisiche.

Quando arriva il rimborso del Modello 730

A dicembre 2024 l’Agenzia delle Entrate provvede a liquidare il rimborso spettante dal Modello 730. Lo riceveranno quanti sono senza sostituto d’imposta e che hanno diritto a ricevere un credito Irpef inferiore a 4.000 euro. Nel caso in cui l’importo che spetta sia superiore a questa cifra ci sono dei controlli fiscali, che potrebbero determinare ulteriori ritardi.

In altre parole i rimborsi del Modello 730 senza sostituto d’imposta sono già cominciati. Ma non è detto che li abbiano già ricevuti tutti i contribuenti. Qualcuno potrebbe essersi già visto accreditare l’importo sul conto corrente, altri no.

Per accorciare i tempi del rimborso è necessario che il contribuente avesse fornito anche le proprie coordinate bancarie nel momento in cui ha presentato la dichiarazione dei redditi. Nel caso in cui non fosse stato adottato questo piccolo accorgimento, il rimborso potrebbe tardare di qualche mese.

Chi non avesse provveduto a comunicare il proprio Iban in sede di dichiarazione dei redditi, può seguire due strade diverse per chiedere l’accredito diretto:

  • utilizzando l’applicazione messa a disposizione dall’Agenzia delle Entrate, attraverso la quale è possibile compilare i dati online, accedendo al sito dell’Agenzia delle Entrate e seguendo il percorso: Servizi per – Richiedere – Accredito rimborso e altre somme su c/c;
  • utilizzando un modello che si può scaricare direttamente dal sito dell’AdE. Una volta compilato deve essere presentato via Pec o inviato tramite posta ad uno degli uffici fisici dell’Agenzia delle Entrate;
  • compilando il suddetto modello e presentando di persona agli uffici dell’AdE.

Generalmente l’Agenzia delle Entrate inizia a versare i rimborsi a fine anno per chi ha presentato il Modello 730. I tempi si allungano per chi ha presentato il Modello Redditi Pf, i cui rimborsi iniziano ad arrivare dopo 6 mesi dal termine ultimo di presentazione, quindi non prima di marzo/aprile.

Pierpaolo Molinengo è laureato in materie letterarie ed è un giornalista pubblicista iscritto all'Albo dal 2002 [Link di verifica iscrizione all'Albo]. Ha iniziato ad occuparsi di Economia fin da subito, concentrandosi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i suoi interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Pierpaolo Molinengo scrive di attualità, tasse, diritto, economia e finanza.

Clicca per commentare

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Finanza Personale

Shrinkflation a Natale 2024: confezione e prezzo uguali, ma la quantità di prodotto è stata ridotta

L’effetto della shrinkflation si fa sentire anche a Natale 2024: le confezioni e il prezzo sono uguali, ma dentro c’è meno prodotto.

Pubblicato

il

Confezione e prezzo uguale, ma con meno prodotto all'interno, l'effetto della shrinkflation a Natale 2024

Non c’è solo l’inflazione a colpire le famiglie mentre vanno a fare la spesa. Uno dei problemi con i quali i consumatori si devono scontrare, nel corso degli ultimi anni, è la shrinkflation, una pratica scorretta praticata dall’industria alimentare e non solo, che vede scendere la quantità contenuta all’interno delle confezioni, ma il prezzo rimanere sempre uguale. L’inganno massimo è quello di mettere sullo scaffale una confezione che è uguale a quella da un chilo di pasta, ma che in realtà ne contiene solo 850 grammi (solo per fare un esempio).

Il fenomeno della shrinkflation è anche conosciuto come sgrammatura, perché, a parità di prezzo, vengono diminuiti i grammi. L’argomento è diventato quanto mai di attualità proprio nel periodo delle festività natalizie, nelle quali aumentano gli acquisti di prodotti alimentari e la shrinkflation impatta sul valore degli acquisti effettuati dalle famiglie.

Shrinkflation, di quanto diminuiscono le confezioni

La shrinkflation non è un fenomeno nuovo di quest’anno. È da tempo che che le famiglie, recandosi in un qualsiasi punto vendita per fare la spesa, si ritrovano delle confezioni che costano sempre uguali, ma con meno prodotto al loro interno.

La tattica è molto subdola, perché permette di alzare i costi dei prodotti senza dare troppo nell’occhio. La shrinkflation è un’inflazione nascosta, che però beffa i consumatori, perché spesso chi fa le compere si ricorda il prezzo dei prodotti ma non il loro peso.

Ma quali sono i prodotti più colpiti da questa pratica? Ad essere stati sgrammati sono un po’ tutti i prodotti: la pasta, le patatine, la birra e diversi prodotti per la casa. Nessun settore ne è esente. A tracciare una fotografia di quali sono i prodotti che sono stati maggiormente colpiti dalla shrinkflation è stato l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori e la Fondazione Isscon, che hanno preso in considerazioni le variazioni rilevate nel corso degli ultimi due anni, mettendo a confronto la riduzione di quantità e le variazioni dei prezzi (rispetto al 2022).

Tra i prodotti tipici di Natale a finire sotto la tagliola della shrinkflation c’è il panettone: quello di un noto marchio ha registrato l’aumento più eclatante, che è stato pari al 30,82%, mentre il prodotto è sceso dell’11,76%

A subire le riduzioni più eclatanti non sono solo i prodotti alimentari: un noto marchio di bagnoschiuma ha registrato un calo di quantità pari al 16,67%, mentre il prezzo è salito del 6,71%. Stesso discorso per i detersivi per i piatti più noti e gli ammorbidenti, per i quali è stata ridotta la quantità del 5,56% e del 12,50% rispettivamente, mentre i prezzi sono saliti del 50,31% e del 78,85%.

Questo ci fa capire che i prodotti più colpiti dalla shrinkflation sono proprio i detersivi, soprattutto quando ci sono delle offerte. Spesso vengono messi in vendita dei formati scorta, che ad una prima occhiata sembrerebbero convenienti: acquistando un multipack si ha l’impressione di risparmiare molto più di quanto non accada. Andando a ridurre la quantità dei prodotti che sono inseriti nei pacchi maxi promo, l’offerta, in realtà, è meno vantaggiosa rispetto a quanto si possa credere.

Shrinkflation, da aprile 2025 nuovi obblighi per i produttori

I consumatori, però, hanno ottenuto una prima vittoria per limitare la shrinkflation. A partire dal 1° aprile 2025 i produttori avranno maggiori obblighi informativi in relazione alla riduzione della quantità di prodotti, nel momento in cui decidono di mantenere la stessa confezione.

La battaglia portata avanti dall’Unione Nazionale Consumatori, prevede che i produttori:

  • informino esplicitamente i consumatori nel momento in cui decidono di ridurre la quantità di un prodotto ed utilizzano lo stesso packaging;
  • devono apporre nel campo visivo della confezione una dicitura con la scritta: Questa confezione contiene un prodotto inferiore di X (unità di misura) rispetto alla precedente quantità”;
  • l’informazione deve rimanere visibile per almeno sei mesi dall’immissione in commercio del prodotto modificato.
Continua a leggere

Finanza Personale

Bonus casa 2025, le novità previste per il nuovo anno

Scopriamo quali sono le novità previste per i bonus casa nel 2025 e cosa si debbano aspettare nel corso del nuovo anno le famiglie.

Pubblicato

il

Bonus casa 2025, le novità previste per il nuovo anno

Tra le novità che introdurrà la nuova Legge di Bilancio c’è una revisione completa dei bonus casa 2025. Il legislatore, infatti, ha previsto il taglio di buona parte delle detrazioni, che a partire dal prossimo anno dovrebbero essere articolate come segue: per le prime abitazioni si attestano al 50% e al 36% per le altre nel 2025; successivamente (quindi dal 2026), l’agevolazione scenderò al 36& per le prime case e al 30% per altre.

Le agevolazioni previste per l’acquisto dei mobili e la rimozione delle barriere architettoniche rimarranno tra i bonus casa 2025 ancora attivi. Ricordiamo, però, che la Legge di Bilancio deve essere ancora approvata definitivamente, quindi potrebbero essere previste delle novità o dei cambiamenti all’ultimo momento.

Ma proviamo a vedere come cambieranno alcuni bonus casa nel corso del 2025.

Bonus casa 2025, gli scenari attesi

Per il 2025 sono previste molte novità che coinvolgono direttamente i bonus casa. Indubbiamente una delle novità più importanti riguarda il bonus ristrutturazioni, il cui scopo è agevolare gli interventi per recuperare il patrimonio edilizio italiano. La detrazione viene prorogata fino al 2033 con delle aliquote decrescenti nel corso del tempo e, soprattutto, introducendo un differenziale tra la prima casa (ossia l’abitazione principale) e gli altri immobili.

Nel 2025 per gli interventi sulla prima casa l’aliquota sarà pari al 50%, mentre il tetto di spesa è previsto a 96.000 euro, confermando le condizioni che sono vigenti già ora. L’aliquota scenderà al 36% – il tetto di spesa rimarrà invariato a 96.000 euro – nel 2026 e nel 2027.

Il bonus ristrutturazioni, invece, cambierà per gli interventi previsti sugli altri immobili: l’aliquota sarà al 36% nel 2025, mentre nel 2026 e nel 2027 scenderà al 30%. Invariato il tetto di spesa a 96.000 euro. Nel corso degli anni successivi – ufficialmente i sei anni compresi tra il 2028 ed il 2033 – l’aliquota scenderà al 30% e il tetto di spesa a 48.000 euro per tutti gli immobili.

Tra i bonus casa 2025 particolare importanza ha anche l’Ecobonus, per il quale è prevista un’aliquota uguale per tutte le tipologie di intervento, ma verrà differenziata in base all’immobile sul quale saranno effettuati gli interventi. Nel 2026 e nel 2027 l’aliquota scenderà.

L’ecobonus 2025, per le prime case, avrà un’aliquota del 50%, mentre per le abitazioni diverse dalla prima casa e per gli immobili non residenziali, l’agevolazione prevista è al 36%. Nel 2026 e nel 2027 per tutti gli immobili l’aliquota è fissata al 36%.

Cosa accade agli altri bonus casa nel 2025

Dai bonus casa 2025 che abbiamo visto fino a questo momento sono esclusi gli interventi di sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale con delle caldaie uniche alimentate a gas.

Il bonus mobili, invece, è stato prorogato per tutto il 2025. Ricordiamo che l’agevolazione permette di ottenere una detrazione fiscale per acquistare gli arredi e i grandi elettrodomestici dopo che è stata effettuata una ristrutturazione. Il legislatore ha anche confermato la percentuale di detrazione al 50% su un tetto di spesa massimo pari a 5.000 euro. Le condizioni per accedere alle agevolazioni rimangono le stesse.

Tra i bonus casa che esordiranno nel 2025 vi è quello riservato agli elettrodomestici (che si andrà ad aggiungere a quello sui mobili), che permette di ottenere un contributo a quanti acquistino dei grandi elettrodomestici efficienti, che devono essere prodotti in Europa. Devono essere sostituiti degli apparecchi meno performanti.

Il bonus elettrodomestici è, in estrema sintesi, un contributo pari al 30% con un tetto massimo di spesa di 100 euro per ogni elettrodomestico, che sale a 200 euro per quanti abbiano un Isee inferiore a 25.000 euro. Gli elettrodomestici acquistati devono avere un’efficienza energetica non inferiore alla nuova classe B. Ogni famiglia potrà chiedere il contributo per un solo elettrodomestico.

Continua a leggere

Finanza Personale

Piattaforma Siisl, da oggi vi può accedere anche chi cerca lavoro

Si estende la possibilità di accedere alla piattaforma Siisl, che da oggi può essere utilizzata anche da quanti sono alla ricerca di un lavoro.

Pubblicato

il

Piattaforma Siisl, da oggi vi può accedere anche chi cerca lavoro

Importanti novità coinvolgono da oggi la piattaforma Siisl – acronimo di Sistema Informativo per l’Inclusione Sociale e Lavorativa -, che diventa accessibile a quanti siano alla ricerca di un lavoro. L’obiettivo è quello di facilitare l’incontro tra la domanda e l’offerta.

Ma entriamo un po’ nel dettaglio e cerchiamo di capire quali siano le novità che coinvolgono la piattaforma Siisl.

Piattaforma Siisl, cosa cambia da oggi

Attivata nel corso del mese di settembre 2023, la piattaforma Siisl, in un primo momento, era dedicata unicamente a quanti stessero ricevendo il Supporto Formazione e Lavoro. Da gennaio di quest’anno, invece, vi hanno potuto accedere anche quanti stessero percependo l’assegno di inclusione. L’iscrizione, per quanti ricevono i suddetti contributi, è obbligatoria. Così come la partecipazione ai corsi di formazione o ad altre misure di inclusioni che sono collegate alle misure di supporto al reddito.

A partire dal 24 novembre 2024 sono stati caricati i dati anche di quanti stanno percependo la Naspi e la Dis-Coll, in modo da fornire loro un valido supporto nella ricerca di una nuova attività occupazionale o formativa. La piattaforma Siisl, da oggi 18 dicembre 2024, è aperta a quanti stiano cercando un lavoro o abbiano intenzione di cambiarlo.

Grazie a questo ulteriore allargamento del bacino d’utenza della piattaforma Siisl, il numero dei potenziali utenti è cresciuto a 25 milioni. Attraverso l’adozione dell’intelligenza artificiale, inoltre, il sistema è in grado di creare un matching tra la domanda e l’offerta di lavoro, in modo da rendere il processo leggermente più trasparente.

Secondo Marina Calderone, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, con l’apertura della piattaforma Siisl si sta fornendo un segnale forte e chiaro sull’impegno dell’Italia per la creazione di un mercato del lavoro più inclusivo e dinamico.

Come funziona la piattaforma Siisl

Il funzionamento della piattaforma Siisl è molto semplice: per potervi accedere è sufficiente recarsi sulla pagina dedicata del Ministero del Lavoro. È necessario autenticarsi con le proprie credenziali elettroniche: la carta d’identità elettronica o lo Spid.

Una volta effettuate queste prime operazioni, è necessario caricare il proprio curriculum vitae, in modo che il sistema sia in grado di riconoscere quali siano le esperienze lavorative del passato e gli studi effettuati. Grazie a questi dati potrà calibrare le ricerche di lavoro.

I dati non si baseranno esclusivamente su quelli del curriculum, ma sarà possibile indicare anche i propri interessi, in modo da poter orientare l’algoritmo verso certi settori. A questo punto verranno presentate le offerte di lavoro ritenute più idonee con il profilo di quel particolare candidato. Attraverso la piattaforma Siisl, inoltre, sarà possibile candidarsi per sostenere un colloquio presso le imprese in questione.

Dal punto di vista dei cittadini la piattaforma Siisl costituisce un valido strumento per caricare il proprio curriculum vitae e rendere note quali siano le proprie aspettative. Ma, soprattutto, valutare le offerte formative e di lavoro che vengono selezionate con l’intelligenza artificiale.

Le imprese potranno accedere alla piattaforma Siisl passando sempre dal sito del Ministero: potranno caricare gli annunci, rispondere a quanti manifestano interesse per una determinata posizione e individuare la persona più adatta alle proprie esigenze.

L’Inps ha comunicato che fino a questo momento risultano registrati qualcosa come 2,3 milioni di utenti, con qualcosa come 300mila curriculum vitae caricati. Sono stati pubblicati qualcosa come 63mila corsi di formazione.

A partire dal mese di febbraio 2025 i centri per l’impiego potranno accedere al portale Siisl per supportare la compilazione dei curriculum vitae e dei Patti di Attivazione digitale. Sempre dal prossimo anno l’accesso verrà esteso anche ai collaboratori che stanno percependo  l’indennità Iscro e ai cittadini stranieri che sono in possesso di un permesso di lavoro. Ma non solo, dal prossimo anno Siisl potrebbe diventare un’app per lo smartphone.

Continua a leggere

Finanza Personale

Regali di Natale, si spenderanno 225 euro a testa per acquistare i doni

Per effettuare i regali di Natale di spenderanno fino a 225 euro a testa. La scelta ricadrà principalmente sulla moda e i profumi.

Pubblicato

il

Regali di Natale, si spenderanno 225 euro a testa per acquistare i doni

Tempo di regali di Natale: manca ancora una manciata di giorni al 24 dicembre e lo shopping entra letteralmente nel vivo. Un italiano su due  – più correttamente il 53% – deve ancora acquistare i doni da mettere sotto l’albero. Mediamente si prevede che si possano fare poco meno di nove regali a testa: la spesa prevista si attesta complessivamente a 8,1 miliardi di euro, con un budget pro capite di 225 euro. Per i regali di Natale si preferiranno principalmente i capi e gli accessori di moda, ma anche giocattoli, prodotti di profumeria e i libri.

A mettere in risalto questi numeri è un sondaggio condotto da Ipsos per conto di Confesercenti, che ha analizzato in un campione di consumatori italiani sui regali di Natale.

Regali di Natale, quanto conta la tredicesima

A condizionare la voglia  di spesa per i regali di Natale è l’inizio del recupero dei salari reali a cui si aggiunge la crescita dell’occupazione. Generalmente questi due fattori contribuiscono ad innescare un’accelerazione dei consumi, ma le famiglie sono prudenti anche sotto le vacanze di Natale.

I consumatori, mediamente, prevedono di spendere intorno ai 225 euro per acquistare dei regali di Natale. La previsione, grosso modo, è simile a quella dello scorso anno, quando la cifra si aggirava intorno ai 223 euro. Il budget, però, si alza tra quanti percepiranno la tredicesima: questi ultimi hanno intenzione di destinare 270 euro ai regali di Natale. Stiamo parlando del 20% in più.

Con l’avvicinarsi della vigilia, le famiglie iniziano a preferire il canale retail offline per effettuare i regali di Natale. I negozi stanno battendo l’online 6 a 4: il punto vendita fisico viene scelto nel 61% dei casi per effettuare gli acquisti. Il 46% dei consumatori si recherà presso un negozio di vicinato o in un centro commerciale, il 10% sceglie un monomarca di una grande catena di distribuzione e il 4% si recherà presso un mercato o un mercatino. Il 34% dei regali di Natale, invece, viene acquistato direttamente online. utilizzando principalmente le grandi piattaforme (36%). Si è ridotta del 2% la quota degli acquisti che vengono effettuati direttamente sul sito del produttore.

Regali di Natale, si preferisce la moda

Per i regali di Natale quest’anno le famiglie passeranno dalle boutique: il 47% dei consumatori afferma di puntare a dei prodotti di abbigliamento e accessori, mentre un buon 19% ha intenzione di puntare a delle calzature. Tra i regali più ricercati – al secondo posto – troviamo i prodotti di cosmetica: almeno il 42% degli intervistati afferma di preferire questo tipo di oggetto per fare dei regali di Natale. A chiudere il podio troviamo giochi e giocattoli, che interessano il 37% degli intervistati: videogiochi, bambole e giochi in scatole sono le categorie più ricercate.

Tra i regali di natale pi scelti ci sono anche:

  • libri e prodotti editoriali: 33%;
  • tecnologia: 32%, anche se vengono preferiti dei doni il cui costo rimane al di sotto dei 150 euro;
  • dono gastronomico: 30%;
  • prodotto da enoteca: 23%;
  • gioielli/bigiotteria: 26%;
  • oggettistica e prodotti da collezione: 24%.

L’incertezza, sia a livello economico che politico, tende infatti a frenare la fiducia delle famiglie, che continuano ad adottare comportamenti prudenti, privilegiando il risparmio e limitando le spese discrezionali – spiegano da Confesercenti -. In questo contesto, l’esito delle vendite natalizie dipenderà in larga misura dall’andamento della settimana finale, tradizionalmente cruciale per il periodo festivo, poiché contribuisce per circa il 50% alle vendite complessive dei regali. Sarà quindi fondamentale monitorare con attenzione le tendenze di consumo in questi ultimi giorni per valutare l’effettiva ripresa o conferma della prudenza nelle scelte di spesa. Ricordando che una ripresa stabile e duratura dei consumi richiede politiche economiche strutturali, orientate al rafforzamento del potere d’acquisto e alla riduzione del carico fiscale.

Continua a leggere

Finanza Personale

Andare in pensione a 64 anni nel 2025, con i fondi complementari si può

A partire dal 2025 si potrà andare in pensione a 64 anni grazie ai fondi complementari. Come funziona la nuova misura.

Pubblicato

il

Andare in pensione a 64 anni nel 2025, con i fondi complementari si può

Nel 2025 sarà possibile andare in pensione a 64 anni. Ad introdurre la novità è un emendamento alla Legge di Bilancio 2025, attraverso il quale si ha intenzione di rendere leggermente più flessibile l’uscita dal mondo del lavoro. Si potrà accedere all’assegno previdenziale così presto, però, solo se si ha già maturato almeno 20 anni di contributi e si è completamente ed interamente nel regime contributivo. E, soprattutto. cumulando gli importi del fondo complementare. Questi ultimi sono importanti unicamente – una volta sommati ai contributi previdenziali – per raggiungere l’importo richiesto per andare in pensione a 64 anni.

Ma entriamo un po’ nel dettaglio e cerchiamo di capire chi coinvolge questa importante novità.

Andare in pensione a 64 anni nel 2025

Ruolo importante e determinante per poter andare in pensione al compimento dei 64 anni l’hanno i fondi complementari. Attraverso questi strumenti di risparmio privati, i lavoratori hanno la possibilità di integrare l’assegno previdenziale che viene erogato dal sistema pubblico (prima di tutto l’Inps). Spostando in questi strumenti una determinata cifra – magari parte del Tfr, il Trattamento di Fine Rapporto – è possibile creare una rendita che, nel momento in cui si andrà in pensione, potrà essere affiancata al tradizionale assegno previdenziale.

I fondi complementari giocheranno un ruolo molto importante per chi avesse intenzione di andare in pensione al raggiungimento dei 64 anni. Per il raggiungimento dell’importo minimo per accedere alla pensione viene ammessa la somma tra i contributi previdenziali e i fondi complementari.

Ricordiamo che attualmente la normativa permette di andare in pensione a 64 anni, nel caso in cui il lavoratore abbia maturato almeno 20 anni di contributi e se l’importo dell’assegno previdenziale che percepirà risulti essere pari ad almeno 3 volte la pensione minima per gli uomini e 2,8 volte per le donne. La novità si va ad inserire proprio nelle regole per accedere al suddetto importo: per raggiungerlo è possibile utilizzare anche la rendita del fondo complementare.

Stando ad alcune stime, la novità dovrebbe coinvolgere una platea ristretta: i lavoratori che operano unicamente nel regime contributivo hanno al massimo 28 anni di contributi, otto in più rispetto a quelli previste. Un maggiore effetto potrebbe essere atteso a partire dal 2030, quando la quota dei lavoratori che avranno raggiunto i requisiti minimi sarà più consistente.

Nel caso in cui la cumulabilità con i fondi previdenziali complementari dovesse essere estesa anche ai lavoratori che operano nel regime misto retributivo/contributivo pre 1996, la platea potrebbe allargarsi a 80.000 soggetti.

Un cambio di passo molto importante

Soddisfazione per la decisione di modificare le regole per chi avesse intenzione di andare in pensione al compimento dei 64 anni arriva da Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro della Lega, che ha sottolineato come:

Per la prima volta nella previdenza italiana si potranno cumulare la previdenza obbligatoria e quella complementare per raggiungere un assegno pensionistico pari a tre volte il minimo, riuscendo ad anticipare la pensione a 64 anni. Con il provvedimento si interviene in tema pensionistico affrontando concretamente il problema delle pensioni povere, destinate ad aumentare a fronte di un sistema contributivo che sarà più prevalente.

All’ultimo momento, invece, riceve uno stop il via libera alla norma che permette di attuare il silenzio assenso per trasferire il Trattamento di Fine rapporto nei fondi pensione. Nel corso degli ultimi giorni era salito il pressing della maggioranza per approvare un nuovo semestre che permetterebbe ai lavoratori di trasferire il Tfr dall’azienda alla previdenza complementare.

Alcune ipotesi che stanno circolando in queste ore prevedono alcune restrizioni del meccanismo per i neo assunti: una limitazione che andrebbe a ridurre il costo della misura e che, soprattutto, avrebbe incontrato il favore del Mef, già sceso in campo per fermare qualsiasi tipo di proposta che non abbia le coperture adeguate.

Continua a leggere

Trending