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Settimana di tassi per il forex. Occhi su JPY e USD

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Nel giro di poche ore saranno chiamate a esprimersi sui tassi di interesse due delle principali banche centrali del mondo. Sarà prima il turno di Bank of Japan e due giorni dopo del FOMC, per conto di Federal Reserve. Dalle decisioni – non di breve – di queste due banche centrali passerà almeno in parte il futuro di USD e JPY, per quanto per le prossime decisioni attese i mercati non si aspettano né rialzi né sorprese.

La situazione è di difficile lettura: nonostante le minacce del governatore di BoJ, sono in pochi, anzi in pochissimi a credere che la banca centrale di Tokyo possa discostarsi dai tassi di interesse negativi che ne governano ormai da tempo l’economia. Questo nonostante le proiezioni per l’inflazione che sono in rialzo per il 2024, al 2,2% contro l’1,9% precedente. Gli occhi degli analisti continueranno a seguire molto da vicino le evoluzioni delle decisioni della banca centrale, e del Ministero delle Finanze, per individuare quale sarà la potenziale evoluzione di JPY anche sul breve.

Settimana di tassi!

Tutto dipende dalle banche centrali

Per quanto in diversi si affannino a parlare di un ritorno alla normalità per il mercato del Forex, la fase convulsa che stiamo vivendo in questi ultimi mesi ci indica di rivolgerci ancora una volta alle banche centrali per capire come potrebbero muoversi le più importanti coppie sul mercato. Con lo yen che rimane pericolosamente vicino alla soglia del cambio a 150 contro USD, e con BoJ che dovrà esprimersi presto sui tassi, la situazione continua a essere delle meno tranquille. C’è poca indecisione su quanto farà BoJ in termini di tassi: rimarranno al valore attuale, che è ancora negativo. Questo nonostante appunto, come abbiamo visto sopra, la stessa BoJ veda le proiezioni per l’inflazione nel Sol Levante in crescita per il 2024.

A cosa si dovrebbe guardare allora? Fuor di metafora, all’esprimersi della banca centrale ripartirà l’esegesi di ogni gesto, di ogni parola, di ogni tono utilizzato dai responsabili della politica monetaria di Tokyo: sul tavolo c’è il possibile ritorno – in realtà già minacciato da tempo – a tassi in territorio positivo. Minacce alle quali però BoJ non ha dato ancora seguito, almeno fino a oggi.

Dello stesso avviso sarà Federal Reserve, che deciderà il 1° novembre su un’altra hawkish pause, una pausa che però lascia la porta aperta a rialzi futuri. Per Fed la situazione è molto diversa, in particolare rispetto alla missione impossibile di Christine Lagarde. Jerome Powell, governatore della banca centrale degli Stati Uniti, potrà contare su un’economia più forte e in grado non solo di reggere tassi alti più a lungo ma anche, sul breve, tassi semplicemente più alti.

I mercati attendono le parole delle principali banche centrali

C’è chi inizia a parlare di rallentamento del dollaro

La corsa del dollaro è stata imponente lungo quasi tutto il 2023. Certamente avranno giocato il loro ruolo i differenziali sui tassi e anche la dimostrazione – se ancora ce ne fosse bisogno – che è verso USD che ci rifugia nei momenti di massima tensione. Tuttavia entrambi i vettori di rialzo di USD cominciano a perdere forza, almeno per una parte degli analisti. C’è chi parla di fine della corsa per il dollaro almeno contro le principali valute, e cioè EUR, USD e GBP.

Per quanto sia un’ipotesi certamente affascinante, rimarrà la necessità di valutare tutti i fondamentali: per ora Washington continua a correre, può permettersi tassi più alti e continuerà a fare da rifugio in una fase di mercato di grande tensione, che arriva anche dalla geopolitica.

L’inversione del trend, a meno che non ci siano segnali chiari, appare più difficile che mai, soprattutto in presenza di complicazioni evidenti a Francoforte e Tokyo.

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