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Il compito impossibile di Christine Lagarde. BCE sotto pressione
La situazione è grave, e si sta facendo anche seria. L’area euro, almeno secondo quanto è stato comunicato direttamente e indirettamente da Christine Lagard, governatrice della banca centrale con sede a Francoforte, dovrà far fronte a un periodo di tassi alti più a lungo rispetto a quanto preventivato. L’inflazione, la cosa è sotto gli occhi di tutti anche senza ricorrere ai dati ufficiali, fatica a scendere e non ci si potrà permettere di abbassare la guardia. La situazione a Francoforte è però parecchio diversa da quella che sta maturando a Washington, cosa che rende il lavoro di Lagarde possibilmente peggiore di quello di Jerome Powell.
La governatrice della Banca Centrale Europea ha già parlato di una situazione simile a quella dei giocolieri, con diverse sfere sospese nell’aria e il disperato tentativo di non farne cadere nessuna. Ma quali sono le pressioni principali sulla Banca Centrale? E come influenzeranno i mercati nelle prossime settimane?
Il piano c’è, ma mancano i generali per difenderlo
Christine Lagarde ha, e non potrebbe essere altrimenti, come obiettivo principale quello di riportare l’inflazione nell’area euro al target del 2%. Il cammino è ancora parecchio lungo e certamente più lungo di quello di Washington, che non solo ha fatto registrare dati con rialzi più contenuti, ma ha anche un’economia forte a sostenere eventuali e ulteriori misure restrittive in termini di politica economica. E mentre la situazione sarà di estrema difficoltà per Jerome Powell, quella della governatrice della banca centrale dell’area euro sembrerebbe, almeno per i più scettici, addirittura impossibile.
Christine Lagarde dovrà fare fronte a diverse problematiche: si è più indietro sul ritorno al 2% dell’inflazione. E in aggiunta l’economia europea è in una condizione certamente peggiore di quella statunitense. I problemi, inoltre, ci sono anche sul fronte politico, con molti dei governatori delle banche centrali nazionali che non sembrano essere completamente d’accordo su un ulteriore periodo di lacrime e sangue. Gli effetti sul mercato del credito si sono già fatti registrare con tutta la loro violenza, l’economia tedesca soffre e con lei soffriranno tutte le altre.
In una situazione del genere, aspettarsi il pieno sostegno a ulteriori manovre restrittive è wishful thinking nel migliore dei casi. Christine Lagarde pertanto sta cercando di costruire un consenso rispetto alla necessità di rimanere hawkish più a lungo con incontri 1 a 1 con i principali protagonisti delle politiche monetarie europee.
Le possibili conseguenze sull’economia
I mercati credono relativamente poco alla capacità dell’area euro di continuare lungo il cammino di politiche restrittive, di tassi alti e QT a lungo. Ne hanno ben donde: quanto accade dalle parti di Francoforte sarà certamente condizionato dalla necessità di trovare delle quadre che al momento sembrano impossibili.
Le pressioni dei politici nazionali si faranno certamente maggiori, in particolare al peggiorare delle condizioni economiche nell’eurozona. Così come aumenteranno le pressioni a tirare i remi in barca quando i segnali di incapacità di sopportazione saranno chiari.
Sul tavolo ci sono già diversi dossier: la Germania sembra attraversare una crisi che non è momentanea, ma strutturale. La Francia, che l’ha parzialmente sostituita come volano della crescita europea non sembra essere granché adatta al ruolo, almeno per ora. E al tempo stesso ci sono preoccupazioni per il mercato del credito, per la tenuta di certi debiti pubblici e per la possibilità di rifinanziarli affinché siano sostenibili anche soltanto i pagamenti degli interessi.
In un contesto del genere, il compito che aspetta Christine Lagarde più che un gioco delle tre palline sembra un salto nel cerchio di fuoco, con le fiamme che si fanno di settimana in settimana più minacciose. Le preoccupazioni per l’economia europea permangono su livelli che non si vedevano da tempo.