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USA preparano nuove restrizioni ai chip per le aziende cinesi
All’ormai lunga guerra commerciale che vede contrapposte Washington e Pechino potrebbe presto aggiungersi un nuovo capitolo. Secondo uno scoop diffuso da Reuters, l’amministrazione Biden si sta preparando a inasprire le restrizioni sull’accesso, da parte delle aziende cinesi, ai chip – e nello specifico, qualunque cosa questa voglia dire sul piano tecnico, a quelli destinati all’intelligenza artificiale. Le restrizioni, secondo le fonti citate da Reuters, andrebbero a impattare sulle vendite che avvengono tramite sussidiarie estere delle società già sottoposte a restrizioni.
Il piano è certamente ambizioso – è sempre difficile impedire certi traffici – e al tempo stesso potrebbe essere fonte di ulteriori preoccupazioni per Pechino, la cui economia sta affrontando un momento di grande difficoltà anche su altri fronti e che potrebbe dover fare i conti con un’ulteriore tegola. Cina che nonostante i proclami di inizio settembre fa è ancora parecchio indietro nel suo piano di produzione di chip autarchici per ottenere indipendenza da un lato e per dall’altro spuntare una delle armi di Washington.
Sanzioni e restrizioni saranno inasprite: Biden pronto a fare all in contro la Cina
La guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti sarà, per gli storici, uno dei temi caratterizzanti la presidenza di Joe Biden. Il governo del Presidente sarebbe infatti pronto a inasprire norme già piuttosto dure per chiudere le porte alle scappatoie legali e commerciali che hanno permesso alle aziende cinesi di entrare comunque in possesso di certi chip. Chip che sarebbero legati – ma temiamo si tratti di una semplificazione giornalistica – all’Intelligenza Artificiale. Questo è un nuovo capitolo di una guerra commerciale molto dura e che – almeno per ora – sta facendo le veci di un conflitto su più larga scala.
A poco sembrerebbero pertanto essere serviti gli incontri di alto livello diplomatico tra i due paesi, con Biden e la sua amministrazione che sono sempre più convinti di poter stringere in una morsa fatta di scarso accesso a hardware di prima fascia l’economia di Pechino. Tali misure di nuova concezione andrebbero a chiudere le scappatoie legali utilizzate tanto dai produttori quanto dagli acquirenti, principalmente tramite la vendita e la commercializzazione di certo hardware tramite sussidiarie estere.
Cosa è successo davvero? E cosa potrebbe cambiare?
Il problema, per chi così vuole definirlo, riguarda il primo round di restrizioni che sono imposte alle aziende cinesi. Round che non ha incluso nelle restrizioni né la possibilità di accesso a servizi in cloud, né tanto meno all’acquisto tramite sussidiarie. Situazione che ora dovrebbe essere riolta tramite un nuovo ciclo di restrizioni che renderà ancora più difficile alle società cinesi accedere non solo all’hardware, ma anche alla potenza di calcolo che questo è in grado di generare.
Per i più scettici la discussione di tali misure è segnale di quanto sia difficile implementare restrizioni di questo tipo, anche quando si è la prima potenza mondiale e quando si ha un controllo quasi totale dei produttori dei chip di maggiore qualità, tutti sul suolo o degli USA o di paesi alleati.
Per la Cina continua il momento no
Per la Cina continua un momento no almeno sul fronte dei rapporti diplomatico-commerciali. Oltre alla complessa situazione che continua a svilupparsi con Washington, ci sono le possibili mosse protezioniste dell’Unione Europea in settori che sono cruciali per la Cina, come le auto elettriche e i pannelli fotovoltaici.
Mosse che potrebbero essere soltanto il segnale di un ritorno a una globalizzazione più mite e sulla quale la politica è in grado di esercitare controlli più stretti. I tifosi del libero mercato fanno notare che saranno i consumatori a pagare, ma dai parlamenti e dai governi si risponde già che la ragion di Stato dovrà prevalere, anche a tutela, nel caso europeo, di un numero importante di posti di lavoro.
Per quanto riguarda la svolta autarchica cinese in termini di chip, nonostante la collaborazione di diverse società di Taiwan, la situazione non appare come rosea. Recentemente il fondo chip interni ha mancato i suoi obiettivi e tutto lascia intendere che in una fase di difficoltà nel reperire capitali, continuerà a faticare.