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Yen chiude ottima settimana. Ora la palla passa a…
Come avevamo già indicato pochi giorni fa, la storia di breve periodo dello yen giapponese sarebbe stata una storia fatta principalmente di eventi esterni e fuori dal controllo di Bank of Japan. Con JPY che viene scambiato contro il dollaro a circa 146, lontano da quella soglia dei 150 che pur aveva eletto a sua abitazione principale negli scorsi giorni, la cosa sembrerebbe essere confermata. Da Tokyo non arriva infatti alcuna novità concreta sulle prossime mosse di politica monetaria e a far buon giorno per lo yen sono principalmente notizie che arrivano da Washington.
Si fanno sempre più insistenti infatti oltreoceano le discussioni su un prossimo taglio dei tassi, per quanto Jerome Powell abbia smentito e questo ha fatto posizionare il dollaro USA in posizione di debolezza relativa nei confronti della divisa nazionale del Giappone. Difficile però che BoJ possa tornare a breve a dire la propria a e a riprendere in mano una situazione che sembrerebbe essere sfuggita dalle stesse.
Bank of Japan: decidono gli altri
In settimana sono arrivati messaggi, neanche troppo cifrati, per i mercati. I messaggi arrivano dal Giappone e hanno rimandato alle proverbiali calende greche e comunque dopo le idi di marzo eventuali decisioni sui tassi che potrebbero segnare il ritorno per gli stessi in territorio positivo. Nonostante ciò, lo yen ha vissuto una settimana di importante forza relativa, che non si vedeva da tempo contro il dollaro. A pesare sono stati eventi esterni sui quali BoJ e Kazuo Ueda non hanno alcun tipo di potere decisionale.
L’economia USA è in rallentamento, almeno secondo i dati (scarni in verità) di cui è in possesso Federal Reserve e questo ha fatto tornare potenti le discussioni che riguardano le prossime decisioni della principale banca centrale su scala mondiale.
Discussioni che hanno dato una grossa mano a Tokyo, che oltre ad avere davanti un’inflazione con la quale prima o poi dovrà fare i conti, ha anche un’economia prossima al disastro da tutelare. Che possa farlo rinunciando alle politiche poco ortodosse sui tassi che tiene ormai da tempo è qualcosa che suscita però dubbi anche tra i più ottimisti. Una situazione, per intenderci, con la quale si dovrà fare i conti più prima che poi.
Per il breve periodo sono in pochi però a credere in un trend ancora positivo
I mercati hanno ormai da tempo prezzato una Fed costretta dalle necessità a essere più morbida. Il trend positivo potrebbe certamente continuare, per quanto sarà una settimana fondamentalmente priva di grandi appuntamenti.
A pesare saranno i venti che spirano da Washington e, in misura minore, da Francoforte: per ora la narrativa di tagli che arriveranno presto è importante e dominante ma non è detto che lo rimanga ancora a lungo.
I mercati, in particolare durante le ultime settimane, ci hanno abituato a cambi di passo, e di narrativa, piuttosto repentini, che costringono tutti a una maggiore prudenza. Anche i segnali che arrivano da Wall Street, con i mercati che non sembrano prendere per niente sul serio le minacce di Jerome Powell, giocano a sfavore di chi crede in una continuazione del trend.
Occhi puntati per la prossima settimana su ISM, uno dei dati considerati più importanti da Federal Reserve e che potrà confermare, o smentire, l’arrivo di politiche monetarie più lassiste, almeno sul fronte dei tassi.
Saranno dati (e conseguenti decisioni) che avranno un impatto importante sul mercato del Forex e anche sullo yen, che ricordiamo essere ormai in balia di quelle che saranno le decisioni e di quelli che saranno gli eventi a altre latitudini. E per un lungo periodo non ci si potrà aspettare nulla di diverso.