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Africa, stralcio dei debiti in cambio di iniziative green

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Written by Alessio Ippolito
Attivo nel settore del digitale dal 2008, ricopro il ruolo di CEO e fondatore di ALESSIO IPPOLITO S.R.L. Editore, un'entità che possiede una rete di oltre 70 siti internet, concentrata sul mondo degli investimenti finanziari. Registrato presso l'Ordine dei Giornalisti di Roma dal 22/02/2022. Attualmente, sono il direttore responsabile della rinomata pubblicazione sulle criptovalute, Criptovaluta.it. A marzo 2023, ho assunto inoltre la direzione di TradingOnline.com, espandendo ulteriormente il mio impegno nel giornalismo finanziario.
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Fact checked by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Nell’attuale panorama economico mondiale, caratterizzato da turbolenze finanziarie e crescenti catastrofi climatiche, la Banca Africana di Sviluppo (AfDB) ha avanzato la proposta di scambi debt-for-nature per quei paesi particolarmente oberati dal debito. Questi scambi sono accordi tramite i quali un paese e i suoi creditori bilaterali o commerciali decidono di cancellare una parte del debito o di rinunciare agli interessi. La somma risparmiata viene poi destinata a programmi di conservazione della natura e di mitigazione dei cambiamenti climatici. Nel caso dei paesi africani si guarda soprattutto alla possibilità di destinare questi fondi alla salvaguardia ambientale, cercando di rafforzare gli sforzi per la protezione delle specie in pericolo di estinzione e di combattere la deforestazione.

Questi accordi possono anche prevedere l’intervento di un soggetto terzo, come una banca o un investitore, che riacquista il debito di un paese sostituendolo con un prestito più conveniente, destinando il risparmio ottenuto alla conservazione. L’anno scorso, l’AfDB ha commissionato uno studio per valutare la fattibilità degli scambi debt-for-nature in Africa, ponendo l’accento sulle potenziali ripercussioni sul debito del continente e sulla conservazione della biodiversità.

Nel report pubblicato nell’ottobre 2022, l’AfDB ha evidenziato come l’attuale spinta verso un futuro sostenibile possa rappresentare per l’Africa un’opportunità unica per sfruttare strumenti finanziari verdi come gli scambi debt-for-nature, soprattutto in un momento in cui molti paesi sono sotto la pressione di vulnerabilità climatiche e pesanti debiti. Adesso sembra che, dopo gli studi iniziali, ci siano tutte le basi necessarie per procedere a portare questo modello su scala internazionale. Considerando che nel Summit di Parigi le nazioni occidentali si sono impegnate a destinare decine di miliardi di euro all’anno per finanziare iniziative sostenibili nei paesi in via di sviluppo, i tempi sembrano più maturi che mai.

presentazione della notizia su accordi debt-for-nature in Africa
Con una crisi del debito sovrano in molti paesi africani, rinegoziare i debiti in cambio di iniziative climatiche può essere una via per accelerare la transizione ecologica ed evitare la bancarotta

Il caso del Gabon: il primo debt-for-nature di successo in Africa

Il Gabon rappresenta una nota positiva in questo scenario. Questa nazione dell’Africa Centrale, nota per le sue ricche risorse naturali e la sua economia prevalentemente basata sull’estrazione petrolifera, è stato finora l’unico paese a completare con successo un tale scambio. Nel mese di agosto 2023, il Gabon ha riacquistato 436 milioni di dollari del suo debito internazionale emettendo un blue bond a tasso di interesse più basso rispetto a quello del bond precedente. Il denaro risparmiato sarà utilizzato per proteggere le specie in pericolo sulle sue coste.

Nonostante l’esempio positivo del Gabon, esperti del settore sostengono che realizzare operazioni di questo tipo non sarà semplice. Haron Sirima, direttore generale dell’ufficio di gestione del debito pubblico presso il Ministero del Tesoro e della Pianificazione del Kenya, ha evidenziato le difficoltà pratiche e finanziarie nell’attuazione di questi accordi. Peter Doyle, economista ambientale americano, ha rafforzato questa prospettiva, sottolineando le sfide nell’ottenere il consenso dei creditori e nel garantire che i risparmi siano effettivamente utilizzati per iniziative ambientali aggiuntive.

La sfida principale è proprio quella della tracciabilità degli sforzi in ottica di sostenibilità e salvaguardia ambientale. D’altronde, se una nazione non ha i fondi per ripagare i suoi creditori, è difficile che li abbia invece per prendersi cura della salvaguardia ambientale. Se il problema è la mancanza di liquidità, cambiare la destinazione del debito non risolve il problema in alcun modo. Nonostante le sfide, però, l’African Development Bank ritiene che l’esperienza del Gabon offra una luce di speranza e un modello potenziale per altre nazioni africane affrontando simultaneamente crisi del debito e sfide ambientali. Altrove questo modello è stato adottato dall’Ecuador, che ha rinegoziato un debito internazionale contro un programma di salvaguardia della fauna delle Galapagos.

foto di una spiaggia del Gabon
Le spiagge immacolate dal Gabon sono seriamente minacciate dall’inquinamento prodotto dall’industria petrolifera nazionale

Intanto si apre il summit climatico di Nairobi

Al Kenyatta International Convention Center di Nairobi, questa mattina, è iniziato un importante summit climatico organizzato in partnership dal governo kenyota e dalla African Union. Per questo motivo, gli occhi della finanza sostenibile questa settimana sono puntati sul Kenya: ci si attendono importanti novità per quanto riguarda il lancio di iniziative climatiche e sulla sostenibilità. L’evento è stato aperto dall’intervento di William Ruto, Presidente del Kenya, che ha invitato i partecipanti a non considerare più l’Africa come una vittima. Vuole invece cambiare questa narrativa con una diversa, in cui l’Africa rappresenta un centro nevralgico di investimento per combattere gli effetti del cambiamento climatico intorno al mondo. L’evento è particolarmente importante, perché è visto come una preparazione al prossimo COP 28 che si terrà a dicembre. Le nazioni africane cercano accordi tra loro, per presentarsi come un fronte unito alla conferenza climatica più importante dell’anno.

Il summit ha visto già nella sua prima mattina la partecipazione di 20 capi di stato africani e circa 30.000 visitatori esterni, tra semplici curiosi e rappresentanti di società connesse alla transizione ecologica. L’obiettivo finale del summit è quello di pubblicare la Dichiarazione di Nairobi: si tratterebbe di un documento che identificherebbe, punto per punto, i piani delle nazioni africane per uno sviluppo economico che punti tanto all’industrializzazione della regione quanto alla sostenibilità del processo. Il documento dovrebbe essere pubblicato alla fine dei tre giorni di riunioni, eventi e presentazioni che si concluderanno mercoledì. Oltre a questi importanti accordi internazionali tra governi, ci si attendono annunci importanti da parte delle società private che sono giunte all’evento. L’iniziativa privata è vista, tanto dai governi africani quanto dal Fondo Monetario Internazionale, come una delle variabili chiave per l’industrializzazione sostenibile del continente.

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