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Argentina, l’IMF abbassa le stime sulle riserve di Forex

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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L’economia argentina, vessata da una crisi di iperinflazione e debito, vede aggravarsi la situazione per via delle condizioni meteorologiche. La nazione sudamericana sta attraversando una forte siccità, che limita le sue esportazioni di materie prime agricole. Il Fondo Monetario Internazionale, prendendo nota della situazione, ha rivisto a ribasso le stime per le riserve di valuta estera con cui l’Argentina arriverà alla fine dell’anno. Nel frattempo le banche commerciali prendono altrettanto nota, tagliando le previsioni di crescita per il 2023.

Sembra che piova sul bagnato per l’economia argentina, che ormai vede il suo peso mantenere un cambio artificiale con il dollaro americano. La prassi di cambiare dollari per le strade, dai cambiavalute informali e non presso le banche, ormai è ampiamente diffusa. Il Fondo Monetario Internazionale sta aiutando l’Argentina con un lungo percorso pluriennale, che nel complesso vede un impegno da 44 miliardi di dollari per risollevare le sorti finanziarie del paese. In cambio, però, l’IMF chiede riforme che il governo è riluttante ad accettare.

presentazione della notizia secondo cui l'economia argentina soffre gli effetti di una prolungata siccità
Per l’economia argentina diventa sempre più difficile far fronte ai pagamenti in scadenza in valuta estera

La siccità penalizza le esportazioni

Una delle principali fonti di valuta estera per l’Argentina sono le esportazioni di commodities agrarie. Da sempre i terreni argentini sono considerati tra i più fertili sul pianeta, rendendo la nazione il più grande esportatore di olio di soia al mondo, il terzo più grande esportatore di mais e uno dei top-10 esportatori per molte altre materie prime agricole. Una siccità come quella che la nazione sta attraversando in questo momento minaccia l’export, di conseguenza limitando gli incassi in valuta estera. Con il peso in caduta libera, avere fonti stabili di incasso in dollari, euro e sterline diventa essenziale.

Un altro motivo per cui le esportazioni sono in calo riguarda il cambio in dollari, la valuta che per la maggior parte viene utilizzata per gestire import e export in Argentina. La banca centrale mantiene un cambio artificiale con la valuta statunitense: ufficialmente 1$ equivale a 208 ARS nel momento in cui scriviamo, ma per le strade il cambio è circa doppio. Le difficoltà nel gestire il cambio tra valute non incentivano le esportazioni, ma la banca centrale è intervenuta recentemente per arginare questo problema. Agli esportatori viene offerto un cambio leggermente più favorevole, ma comunque non pari a quello del libero mercato.

foto di una piantagione di soia
Le piantagioni di soia in Argentina sono una rilevante fonte di valuta estera

Taglio alle stime di crescita per il 2023

Il Fondo Monetario Internazionale non è il solo ad aver ricalcolato le sue previsioni in base alla siccità. Anche Goldman Sachs ha recentemente rivisto le sue proiezioni, abbassando le stime di crescita che ora prevedono una contrazione del 2,3% per l’anno in corso. Stando alla celebre banca commerciale, questa annata di raccolti potrebbe essere peggiore del 2018. Un’economia che fatica a risollevarsi, però, non soltanto a causa degli agenti atmosferici: il FMI ha voluto comunque evidenziare che il governo non sta attuando le riforme necessarie.

Per favorire l’appoggio politico, il governo in Argentina si basa molto sui sussidi. Denaro che viene speso in modo improduttivo, contrastando la povertà assoluta nel brevissimo termine ma senza produrre investimenti o crescita di alcun tipo a lungo termine. Questo significa aggravare la crisi di riserve di valuta estera, già in forte scarsità. E nel corso del 2023, le riserve stanno calando rapidamente: soltanto nel mese di marzo, la banca centrale argentina ha dovuto vendere 1.9 miliardi di dollari per far fronte ai pagamenti in scadenza. Si tratta del maggior calo di riserve da ottobre 2018.

Con sempre meno disponibilità a investire nel paese da parte degli investitori esteri, i problemi peggiorano perché molti argentini benestanti decidono di trasferire all’estero i propri capitali. In Brasile e in Paraguay, dove la valuta locale è stabile, è diventata routine vedere arrivare investitori argentini in cerca di asset da comprare per proteggere il patrimonio.

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