Azioni News
Arm di Soft Bank pronta all’IPO entro la fine dell’anno
Secondo fonti vicine alla questione citate da Reuters, SoftBank Group Corp Arm Ltd, produttore di chip, ha presentato una richiesta confidenziale alle autorità di regolamentazione per una quotazione sul mercato azionario statunitense. Tale mossa, se confermata, darà il via all’offerta pubblica iniziale più grande dell’anno.
Nonostante le difficili condizioni di mercato, SoftBank, che aveva annunciato a marzo l’intenzione di quotare Arm sul mercato azionario statunitense, pare decisa a portare avanti un’offerta di grande portata. Infatti, le IPO statunitensi, sono diminuite del 22% a soli $2,35 miliardi dall’inizio dell’anno, secondo i dati di Dealogic, a causa della volatilità del mercato azionario e dell‘incertezza economica che scoraggiano molti candidati all’IPO.
Le fonti hanno sottolineato che Arm prevede di quotare le sue azioni al Nasdaq entro la fine dell’anno, con l’obiettivo di raccogliere tra $8 e $10 miliardi, ma hanno anche precisato che il timing e la dimensione esatti dell’IPO dipendono dalle condizioni di mercato. Per questo motivo, le fonti hanno richiesto di non essere identificate poiché la questione è riservata.
Al momento, SoftBank e Arm hanno preferito non rilasciare commenti in merito.
Il mercato delle IPO sta cominciando a sbloccarsi?
Il mercato delle IPO sembra essere in ripresa, e uno dei segnali di questo trend è la decisione di Johnson & Johnson Inc (JNJ.N) di quotare la sua compagnia che si occupa di salute dei consumatori, Kenvue Inc (KVUE.N), a New York la prossima settimana. La società spera di raccogliere circa $3,5 miliardi con questa mossa.
Nel frattempo, SoftBank punta a quotare Arm dopo la scorsa annata difficile, durante la quale l’accordo di vendita del designer di chip a Nvidia Corp (NVDA.O) per $40 miliardi è saltato a causa delle obiezioni degli antitrust statunitensi ed europei.
Nonostante ciò, Arm ha continuato a fare meglio dell’industria dei chip in generale, grazie alla sua focalizzazione sui server per i data center e sui personal computer che generano pagamenti di royalty più elevati. Infatti, nell’ultimo trimestre l’azienda ha dichiarato un aumento delle vendite del 28%.
L’IPO di Arm potrebbe anche migliorare la situazione finanziaria di SoftBank, che sta cercando di rilanciare il suo Vision Fund, colpito dalle perdite dovute alla diminuzione delle valutazioni di molte delle sue partecipazioni in startup tecnologiche.
Vale la pena ricordare che, all’inizio di quest’anno, Arm ha rifiutato la proposta del governo britannico di quotare le sue azioni a Londra, decidendo invece di cercare una quotazione su una borsa americana.
Su Soft Bank
SoftBank Group Corp. è una multinazionale giapponese che opera principalmente nel settore della tecnologia, delle telecomunicazioni e degli investimenti finanziari. Fondata nel 1981 da Masayoshi Son, SoftBank ha sede a Tokyo ed è uno dei più grandi conglomerati del mondo, con investimenti in diverse aziende tecnologiche e di telecomunicazioni in tutto il mondo.
SoftBank è nota per il suo Vision Fund, un fondo di investimento di 100 miliardi di dollari che è stato istituito nel 2017 con l’obiettivo di investire in aziende tecnologiche promettenti in tutto il mondo. Il fondo ha investito in numerose società tra cui Uber, WeWork, Slack, Arm Holdings e molte altre.
SoftBank è anche un importante fornitore di servizi di telecomunicazioni in Giappone, dove controlla una delle tre principali società di telefonia mobile del paese, SoftBank Corp. Inoltre, SoftBank ha investito in diverse aziende di tecnologia e telecomunicazioni in tutto il mondo, tra cui Sprint negli Stati Uniti e Alibaba in Cina.
Infine, SoftBank ha una forte presenza nel settore dell’Internet of Things (IoT), con la sua piattaforma di cloud computing IoT chiamata Soracom.
Investimenti
Stellantis: altri 1.100 licenziamenti negli USA. Riorganizzazione per il gruppo, che però puzza di crisi
Altri licenziamenti per Stellantis negli USA. Ora via 1.100 operai dall’impianto Jeep del Michigan.
Altri 1.100 addetti di Stellantis negli USA dovranno cercarsi una nuova occupazione. Il gruppo ha comunicato il licenziamento di addetti della fabbrica Jeep in Ohio, che arriva a poco meno di un mese da un licenziamento di identiche proporzioni in Michigan. Secondo quanto è stato riportato da CNBC, nella fabbrica si produce il pickup Jeep Gladiaor. Il licenziamento sarebbe frutto di una situazione economica difficile – anche negli States – con livelli di inventario piuttosto alti e soprattutto di ricavi in picchiata nel corso del 2024.
La notizia è stata confermata da Stellantis stessa – che in un comunicato ha annunciato anche la riduzione di un turno del ciclo produttivo, allineando così la produzione con le richieste del mercato per Jeep Gladiator, che è l’unico modello che è prodotto presso lo stabilimento di Toledo South.
Un anno di transizione
Per quanto sia difficile farlo, il comunicato fornito a CNBC cerca di indicare qualche motivo di ottimismo, indicando l’anno in corso come anno di transizione e di riorganizzazione delle operazioni negli Stati Uniti. Riorganizzazione che non ha toccato soltanto però la produzione, ma anche la dirigenza, con uno shuffle che ha completamente ridisegnato l’azienda anche ai massimi vertici, almeno negli USA.
I licenziamenti saranno avviati il 5 gennaio e il preavviso è dovuto agli obblighi di legge presenti negli Stati Uniti. Per il momento tutto tace dal sindacato, al termine di una stagione di scontri aspri anche con Stellantis, scontri che si sono conclusi con una vittoria che però, stando allo stato attuale del mercato dell’auto e ai conseguenti licenziamenti, comincia a lasciare il tipico amaro in bocca di un’occasione persa.
Continua il trend negativo non solo per Stellantis, ma per un settore auto che in occidente continua a fare enorme fatica e che probabilmente continuerà a faticare anche per il 2025.
Investimenti
Reuters SHOCK: maxi multa per Apple da Commissione Europea. Prima violazione del DSA
Commissione Europea: arriva multa per Apple? Indiscrezioni di Reuters
Secondo notizie diffuse da Reuters, che cita fonti anonime ma informate dei fatti, Apple sarà la prima grande azienda ad essere multata in seguito alle norme incluse nel Digital Services Act, framework interno all’UE che impone restrizioni, lacci e lacciuoli e controlli ai giganti e ai meno giganti del web. Non è chiaro per il momento quali siano le motivazioni che porteranno alla sanzione, né al quantitativo di multa che verrà inflitta al gigante di Cupertino.
Si tratterebbe di una pietra miliare – così come la definiscono in genere i giornali americani – nell’applicazione di una norma che è stata già contestata dai grandi colossi del web, tutti di matrice statunitense o quasi. Per il momento non sono stati registrati commenti da parte di Cupertino e la notizia deve essere confermata anche da parte della Commissione Europea. Per il momento il titolo Apple non ha accusato il colpo successivamente alla diffusione della notizia, che rimane comunque ancora da confermare.
DSA: prima applicazione verso Apple?
Farebbe certamente doppia notizia. Mentre il mondo guarda con attenzione le evoluzioni elettorali negli USA, dall’Europa arriva un metaforico siluro ad una delle società più capitalizzate della borsa USA. Secondo indiscrezioni che per il momento rimangono tali e che sono state diffuse da Reuters, che però conferma di aver ricevuto la soffiata da fonti informate dai fatti e interni alla Commissione.
Con ogni probabilità la notizia verrà ufficializzata nei prossimi giorni, con i dialoghi tra l’azienda e la Commissione che dovrebbero essere già iniziati, almeno a rigor di logica. Interlocuzioni che però non avrebbero portato a risultati concreti o comunque positivi per Apple. Si attenderanno dunque sia entità della multa sia le motivazioni che avrebbero portato la Commissione ad agire, per quello che sarà un caso che certamente passerà alla storia, a patto che appunto si tratti di una questione concreta.
Azioni News
Netflix sospettata di frode fiscale. Vengono perquisite le sedi in Francia e in Olanda
Per un sospetto di frode fiscale le autorità hanno perquisito le sedi di Parigi e di Amsterdam di Netflix.
Aperta un’indagine fiscale nei confronti di Netflix, i cui uffici sono stati perquisiti in Francia e nei Paesi Bassi a seguito di un’indagine preliminare per frode fiscale. A comunicare la notizia è stata una fonte giudiziaria francese.
A condurre l’indagine francese è il PNF, un’unità speciale che ha il compito di perseguire la criminalità finanziaria, specializzata nelle indagini nei confronti dei cosiddetti colletti bianchi ad alto rischio, che nella maggior parte dei casi coinvolgono le più importanti società a livello internazionale. L’indagine ha preso il via nel corso del mese di novembre 2022.
Netflix sono indagine in Francia e nei Paesi Bassi
Benché siano stati interpellati, almeno per il momento, i rappresentanti di Netflix in Francia e nei Paesi Bassi non hanno rilasciato delle dichiarazioni o dei commenti sulla vicenda.
Nel corso della mattinata gli investigatori specializzati hanno fatto irruzione all’interno degli uffici dell’azienda collocati al centro di Parigi. Nello stesso momento le autorità olandesi stavano perquisendo la sede europea dell’azienda, che è collocata ad Amsterdam.
Stando a quanto ha riferito una fonte francese citata da Reuters, la cooperazione tra le autorità francesi e olandesi è in corso da molti mesi e ha portato a queste perquisizioni.
È importante sottolineare, ad ogni modo, che un’indagine preliminare in Francia non implica necessariamente delle accuse penali, ma soprattutto non porta necessariamente a un processo. Al momento non sono stati nemmeno chiariti i presupposti che avrebbero portato all’apertura dell’indagine. In altre parole, per il momento non ci sono ancora delle accuse precise nei confronti di Netflix, ma solo delle indagini.
Le grandi aziende tecnologiche, come Netflix, che offrono i loro servizi online e abbonamenti oltre confine spesso incontrano difficoltà con le autorità fiscali europee.
Il sito web di notizie La Lettre ha riferito, l’anno scorso, che la filiale francese di Netflix è diventata oggetto di controllo da parte delle autorità fiscali per il suo basso fatturato, che secondo i media era in contrasto con il numero di utenti paganti nel paese.
Secondo La Lettre, tra il 2019 e il 2020, Netflix Services France ha pagato meno di un milione di euro in imposte sulle società, coinvolgendo un’unità separata registrata nei Paesi Bassi. la società ha interrotto la pratica nel 2021.
Reuters è riuscita ad esaminare i registri aziendali, dai quali sembrerebbe che le entrate della divisione francese di Netflix sono salite a circa 1,2 miliardi di euro nel 2021, dai 47 milioni dell’anno precedente.
Nel 2022, Netflix aveva accettato di risolvere una controversia fiscale con l’Italia pagando 55,8 milioni di euro.
Netflix riferito di aver aperto il suo ufficio di Parigi, situato proprio dietro l’angolo dall’Opera Garnier, nel 2020 quando impiega circa 40 dipendenti.
Netflix, molti manager se ne vanno
Nei giorni scorsi Netflix ha comunicato che il vicepresidente di Global Public Policy Dean Garfield e il Chief Communications Officer Rachel Whetstone stanno lasciando l’azienda.
Il co-ceo della piattaforma di streaming Ted Sarandos è alla ricerca di candidati per un ruolo di nuova creazione, chief global affairs officer, per supervisionare le politiche pubbliche e le comunicazioni.
Secondo una fonte interna all’azienda per il momento nessuno sarebbe stato ancora identificato per il nuovo ruolo. La fonte ha aggiunto che Garfield non ha esperienza nelle comunicazioni e che Whetstone non era interessato al ruolo, portando alle loro partenze previste.
Garfield, che è entrato a far parte di Netflix nel 2019, era stato precedentemente CEO dell’Information Technology Industry Council e aveva ricoperto posizioni presso la Motion Picture Association.
Whetstone, che ha quasi due decenni di esperienza di lavoro su questioni di comunicazione e politiche per aziende tecnologiche statunitensi come Google di Alphabet, Uber e Meta Platforms.
Investimenti
Borse USA: in positivo i listini più importanti. NASDAQ a +0,80%, SPX500 a +0,41% in attesa delle elezioni
Wall Street: SPX500 e NASDAQ chiudono in positivo l’ultima settimana prima delle elezioni.
È tutto sommato un buon venerdì, l’ultimo prima delle elezioni presidenziali, per le borse USA. Buone le performance di Amazon e Intel, in scia di buoni dati trimestrali, per una performance NASDAQ che nonostante una leggera correzione nella seconda parte della seduta, chiude a +0,8%. Bene anche Standard & Poor’s 500, che invece chiude a +0,41%. Performance che valgono doppio in concomitanza di dati sul mercato del lavoro tutto fuorché entusiasmanti. Rimangono però diverse preoccupazioni per i principali listini: gli investitori non sono convinti della bontà dei piani – assai esosi – di investimenti per l’intelligenza artificiale.
Intelligenza artificiale che, come scritto più volte su TradingOnline.com, è ancora lontana dal poter offrire anche soltanto i primi ricavi. Oggi comunque è buona la prima, anzi, buona l’ultima prima di un appuntamento elettorale di grande incertezza tanto per il prossimo inquilino della Casa Bianca, quanto invece a livello economico e finanziario.
Poche certezze per i mercati, che però rimbalzano
Sarà che Intel è meno debole di quel che sembra – nonostante fosse considerata poco più di uno zombie – sarà che in realtà i dati del mercato del lavoro sono stati negativi principalmente per motivi esogeni (scioperi nel settore della logistica, uragano in Florida). Sarà ancora che difficilmente ci saranno dei cambiamenti importanti a prescindere da chi vincerà le prossime elezioni. Sta di fatto che i mercati reagiscono bene, almeno negli USA, all’interno di una giornata relativamente complicata e che si porta dietro gli strascichi di un periodo di relativa tensione, per quanto sempre in prossimità dei massimi.
Ora ci sarà da tenere il fiato sospeso almeno fino a mercoledì, giorno durante il quale i principali spogli dovrebbero essere finiti. Per ora però, vale la pena di ricordare che si tratta di una posizione in cui trovarsi che in molti non avrebbero potuto neanche sognare soltanto qualche settimana. Che Jerome Powell abbia tirato in modo corretto le somme?
Azioni News
Apple acquisisce Pixelmator. Arriva la conferma da parte della App. Cifra ancora segreta.
Non solo trimestrali. Quella che si sta chiudendo oggi verrà ricordata come una delle più importanti settimane degli ultimi anni per Apple. Dopo aver presentato conti tutto sommato ok, il gruppo ha acquisito Pixelmator, popolare App per l’editing di foto, che entrerà a far parte della scuderia di Cupertino. L’acquisizione è stata confermata da Pixelmator sul blog ufficiale dell’azienda. Il rapporto tra le due aziende è da tempo eccellente, con Pixelmator che è stata più volte parte dello showcase di Apple di app per i suoi computer e i suoi dispositivi mobili.
Tutto il team che attualmente lavora a Pixelmator passerà a Apple, non appena arriverà l’ok dei regolatori coinvolti e da parte dell’antitrust, con ogni probabilità. Pixelmator non subirà cambiamenti almeno per il breve periodo, anche in termini di team. Non ci sono altri dettagli nel breve e conciso post con il quale Pixelmator ha annunciato l’avvenuta acquisizione.
Apple fa shopping
Apple si muove raramente in questo senso – se non per acquisti estremamente mirati nel mondo del software e – relativamente più di frequente – nel mondo dell’hardware. Non è chiaro se in futuro la suite di Pixelmator sarà integrata all’interno dell’offerta di App gratuite di Apple o se continuerà ad essere venduta separatamente.
Apple sta affrontando nel frattempo una giornata molto complicata in borsa, con una perdita che supera l’1,30% nella sessione odierna, successivamente alla pubblicazione di trimestrali in realtà migliori delle aspettative. Tutto questo mentre NASDAQ 100 si appresta invece a chiudere una giornata molto positiva, con un recupero superiore all’1%.
La notizia per il momento non è stata dunque computata dai mercati, con il titolo che ha seguito lo stesso trend che si è inaugurato all’apertura delle contrattazioni di oggi, le ultime della settimana. Il crescendo di tensioni continuerà fino a quando dalle urne USA uscirà il nome del prossimo presidente degli Stati Uniti d’America.
-
News2 weeks ago
Petrolio, il Brent in mattinata guadagna lo 0,4%. Chiusura settimanale positiva
-
News2 weeks ago
Morgan Stanley rivede i propri obiettivi climatici. La transizione green c’è, ma è lenta
-
Guida1 week ago
Migliori 10 Piattaforme Trading Online
-
Guide Azioni3 weeks ago
Comprare azioni ENI
-
Guide Azioni3 weeks ago
Migliori azioni da comprare
-
Guide Azioni3 weeks ago
Comprare azioni ENEL
-
Strategie di Trading Online3 weeks ago
Strategia Scalping