Avocado vittima del cambiamento climatico: previsto calo della produzione del 14-41% entro il 2050

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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L’avocado è un’introduzione relativamente recente nella dieta degli italiani, ma è già diventato un simbolo dell’attenzione a un’alimentazione salutare e per molti è protagonista di ricette quotidiane. Questo, però, potrebbe non durare a lungo: secondo una nuova ricerca di Christian Aid, la produzione di avocado sarà una delle prime vittime del cambiamento climatico. Tutte le principali aree produttive -Cile, Perù, Spagna, Messico, Sud Africa e Burundi- sono particolarmente colpite dagli effetti imprevedibili del riscaldamento globale. Questo potrebbe portare la produzione mondiale, sempre secondo questo studio, a calare tra il 14% e il 51% entro il 2050.

Se si guarda al problema in modo isolato, può non sembrare niente di grave: in fondo la dieta mediterranea si è sempre basata sui grassi vegetali delle olive e non degli avocado. Quando si guarda al quadro più ampio, però, emerge come il problema del cambiamento climatico stia sconvolgendo tutta la filiera alimentare e non soltanto questo esotico frutto verde. In questo momento di forti siccità in regioni come la Spagna, inondazioni estreme in Brasile e innalzamento dei livelli del mare che minaccia le aree costiere, nessuna coltivazione è realmente al sicuro. Anche il nostro amato olio di oliva sta attraversando uno dei peggiori periodi della sua storia, con la produzione del maggiore esportatore mondiale -la Spagna- che soffre gli effetti di un’aridità protratta da ormai oltre due anni.

presentazione della notizia su nuova ricerca su cambiamento climatico e produzione di avocado
In media, servono 283 litri d’acqua per produrre 1 kg di avocado

Una produzione in pericolo

La coltivazione di avocado è particolarmente suscettibile al cambiamento climatico per via delle caratteristiche di questa pianta, che richiede molta acqua per poter crescere. Per questo la sua coltivazione è tipica delle aree tropicali, dove il calore è sufficiente a garantire lo sviluppo della pianta ma al tempo stesso le piogge sono regolari e abbondanti. O almeno, lo erano. Negli ultimi anni, il cambiamento climatico ha fatto sì che molte delle regioni più produttive al mondo abbiano attraversato periodi di forte siccità o di piogge estreme, portando a raccolti mancati o ad allagamenti che hanno coinvolto produttori di tutti i continenti.

L’area che risulta essere più esposta al cambiamento climatico, tra i grandi produttori di avocado, è il Messico. In questo caso, anche nello scenario più roseo, le previsioni sono comunque molto negative: ci si aspetta un calo della produzione del 31% entro il 2050, anche nel caso in cui si riuscisse a mantenere il riscaldamento globale al di sotto della soglia dei 2 °C come previsto dall’accordo di Parigi. In Burundi invece il problema è già ben visibile: con il costo dell’acqua in forte aumento per via della siccità, procurarsi i 320 litri d’acqua di cui una pianta ha bisogno per poter crescere e dare frutti è diventato economicamente difficile per i produttori locali.

foto di un albero di avocado
Il mercato degli avocado vale oltre $16 miliardi ogni anno

Sempre più diffuso l’impatto sulla filiera alimentare

In Spagna la produzione di olio d’oliva è ai minimi degli ultimi trent’anni; il prezzo delle arance è alle stelle a causa di una nuova malattia che infesta le piante in Brasile, paese che produce oltre il doppio degli agrumi rispetto al secondo esportatore mondiale; in India e in Vietnam, i due paesi del mondo che coltivano la maggior quantità di riso, sono state introdotte restrizioni all’export per evitare che gli scarsi raccolti degli ultimi anni facessero impennare i prezzi locali oltre misura. Singolarmente c’è un’alternativa a ogni alimento, ma quando la produzione di tutti gli alimenti comincia a essere seriamente minacciata dal cambiamento climatico diventa difficile immaginarsi le conseguenze a lungo termine. Sfamare una popolazione mondiale che ormai supera gli 8 miliardi di persone sta diventando sempre più difficile, e il numero di abitanti sul pianeta continua a crescere.

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