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Azioni Netflix perdono oltre il 5% dopo i dati del Q2 2023

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Il report trimestrale di Netflix era l’evento più atteso di mercoledì sulle Borse. La società ha riportato i dati relativi al Q2 2023, che hanno ricevuto particolare attenzione da parte degli investitori. Si tratta infatti dei primi dati in cui l’azienda avrebbe riportato gli effetti del giro di vite sulle password; da alcuni mesi, Netflix sta operando in modo da evitare che due persone completamente diverse possano dividersi l’account. I numeri sulla crescita hanno però lasciato delusi gli investitori, malgrado il numero di utenti iscritti e i profitti abbiano battuto le attese di Wall Street. Il titolo ha ceduto oltre il 5% del suo valore nei primi minuti successivi alla pubblicazione del report.

Il colosso dello streaming online arriva da un periodo piuttosto complicato in Borsa. Da una parte, il 2022 è stato un anno tremendo come per la maggior parte delle azioni tech; dall’altra parte, i primi sei mesi del 2023 sono stati i migliori nella storia delle azioni tecnologiche in Borsa. I mercati continuano a mostrare un atteggiamento nervoso, considerando che il titolo ha risposto estremamente male ai nuovi dati pur avendo riportato tanti spunti positivi nel corso della conferenza con gli azionisti. Rimane comunque da vedere come andrà l’apertura della giornata di scambi ufficiale di domani.

presentazione della notizia sui dati del Q2 2023 di Netflix
Malgrado una crescita migliore delle attese in fatto di abbonati, i ricavi di Netflix non sono aumentati quanto previsto dagli analisti

L’analisi dei dati del Q2 2023 di Netflix

I ricavi, la principale fonte di cattive notizie riportata nel report di mercoledì, si sono fermati a 8.178 miliardi di dollari per il trimestre appena concluso. Si tratta di un aumento del 2.7% su base annua, contro il 4% atteso da Wall Street. Inoltre, c’è da considerare che nel caso dei grandi nomi tech gli investitori si attendono sempre un dato effettivo leggermente migliore rispetto delle attese. Nessuna buona notizia anche per quanto riguarda l’utile netto, che attestandosi a $1.83 miliardi segna una crescita inferiore al 1% su base annua. Questo non è sicuramente il tipo di ripresa che gli investitori si stavano aspettando per la redditività del business, considerata l’ondata di licenziamenti e il tetto alla spesa in contenuti.

L’unica notizia particolarmente favorevole è il fatto che Netflix abbia aggiunto 5.89 milioni di nuovi abbonati nel secondo trimestre del 2023, contro una previsione di poco superiore ai 2 milioni di abbonati. Bisogna comunque considerare che le previsioni di questo tipo non sono più precise come lo erano gli anni scorsi, dal momento che il management di Netflix non offre più delle previsioni ufficiali sulle previsioni di aumento degli abbonati.

Il management rimane comunque ottimista per il 2023, attendendosi una crescita più veloce nel corso dei prossimi due trimestri. Questo sarebbe il frutto di una combinazione tra la diversificazione del modello di business con le pubblicità e la nascita di un nuovo progetto per monetizzare gli account condivisi tra più utenti.

foto di un telecomando con il pulsante per Netflix
La concorrenza spaventa meno rispetto agli scorsi anni, con Netflix che si dimostra un leader forte del mercato dello streaming di contenuti online

I riflessi delle nuove strategie di marketing

Netflix arriva da un periodo di importanti cambiamenti al proprio prodotto. Nello specifico, l’azienda ha incominciato a offrire negli ultimi trimestri la possibilità di passare a un abbonamento gratuito in alcune nazioni del mondo. Gli utenti non pagano direttamente per visualizzare i contenuti, ma devono guardare le pubblicità offerte dagli inserzionisti. Questo risulta utile per trainare la crescita in mercati emergenti, dove i consumatori locali hanno poco potere d’acquisto ma sono disposti ad accettare un’esperienza peggiore per evitare di pagare l’abbonamento.

La seconda grande novità di Netflix, su cui l’azienda ha accelerato fortemente nel corso di tutto il 2023, è il giro di vite sugli account condivisi. Per anni, molte persone hanno usato l’account del fratello o del cugino in modo completamente gratuito con il consenso implicito della società. Adesso invece Netflix punta a monetizzare tutti i suoi utenti, anche grazie a un piano pensato espressamente per condividere un account tra più persone.

Il management di Netflix ha anche indicato nel comunicato stampa che accompagna i risultati del Q2 2023 un’altra priorità per quest’anno: migliorare l’offerta di videogames e renderla uno dei motivi che dovrebbero spingere più persone ad attivare un piano a pagamento. Sarà interessante osservare se ci saranno particolari novità in materia, considerando che per Netflix è un modo per aprirsi a un mercato con un fortissimo tasso di crescita.

Laureato in Economia Aziendale all'Università degli Studi di Torino, digital nomad e investitore esclusivamente in azioni. Gestore e chief-analyst del portafoglio azionario di TradingOnline.com. "Anche se difficile da ricordare a volte, un'azione in realtà non è un biglietto della lotteria...è la proprietà parziale di un'azienda" - Peter Lynch

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Stellantis, con le azioni che hanno perso il 45% da inizio anno si pensa a licenziare i dipendenti

A Parigi si fa il punto della situazione sul futuro di Stellantis, condizionato dalle ipotesi di chiusura degli stabilimenti e di licenziamenti degli operai.

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Stellantis, con le azioni che hanno perso il 45% da inizio anno si pensa a chiudere gli stabilimenti e a licenziare i dipendenti

Giornata ricca di appuntamenti per Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis, che a Parigi ha in programma un folto calendario di eventi. Il Ceo del gruppo italo francese deve tornare a combattere dopo un massiccio profit warning a fine settembre e dopo che è stata annunciata la data del pensionamento prevista per il 2026. Ricordiamo che Stellantis, il 30 settembre 2024, ha scioccato gli investitori abituati a dei margini di profitto elevati comunicando il crollo delle vendite negli Usa. 

Da inizio anno le azioni del gruppo automobilistico sono crollate del 45%. In un primo momento Tavares aveva liquidato i problemi negli Stati Uniti come un piccolo errore operativo: il titolo Stellantis ha ripreso a scendere proprio nella giornata di venerdì, dopo che è stato annunciato che il manager, alla scadenza del suo contratto, andrà in pensione. Una dichiarazione che non avrebbe calmato gli investitori. A poco è servito il rimpasto dirigenziale.

Stellantis, di cosa si preoccupano gli investitori

Carlos Tavares ha un passato senza macchia: considerato invincibile, aveva contribuito a rilanciare il produttore Peugeot Psa e ha supervisionato la fusione con Fca che ha portato alla nascita di Stellantis. Oggi il manager si trova in una posizione inedita e senza precedenti, difficile da gestire.

Tavares dovrebbe intervenire in cinque differenti eventi, gli stessi che vedono coinvolti Luca de Meo, Ceo di Renault, e i dirigenti di Bmw e Volkswagen.

Tavares dovrà spiegare come intende risollevare le sorti di Stellantis nei suoi restanti 18 mesi alla guida, in un periodo di crescente concorrenza da parte dei rivali cinesi più economici, domanda debole e costi crescenti.

Intervenendo alla radio francese RTL, Tavares ha rifiutato di escludere tagli di posti di lavoro e ha affermato che per tenere il passo con la concorrenza cinese e continuare a generare profitti potrebbe essere necessario chiudere stabilimenti o vendere marchi.

Secondo Tavares potrebbero essere necessari dei grandi sforzi e ha aggiunto che saranno i clienti del gruppo a decidere quali marchi avranno un futuro e quali potranno essere ceduti. Ha anche affermato che i problemi dell’azienda negli Stati Uniti dovrebbero essere risolti entro la fine dell’anno.

Secondo Tavares Stellantis ha un problema di scorte eccessive e ritiene di poter affermare con sicurezza che il problema sarà risolto prima di Natale 2024.

I dati degli analisti e le interviste con gli operatori del settore evidenziano gravi errori operativi commessi da Stellantis negli Stati Uniti, che ha aumentato i prezzi oltre le possibilità dei clienti. Si è mossa, poi, troppo lentamente nel porre un rimedio a questo problema, introducendo dei modelli a prezzo scontato: questo ha fatto sì che decine di migliaia di auto rimanessero bloccate nei concessionari.

I problemi di Stellantis negli Usa

Erin Keating, analista presso la società di ricerca Cox Automotive, spiega che per troppo tempo Stellantis ha cercato di essere dura sui prezzi. 

I concessionari lamentano che, oltre ai prezzi eccessivi, Stellantis ha dismesso i veicoli entry-level e ha investito poco nelle auto più popolari, mentre i rivali, tra cui Ford e General Motors hanno rinnovato il loro catalogo. In particolare, la Ford ha fatto concorrenza alla Jeep con il suo SUV Bronco.

David Kelleher, presidente di David Auto Group, che ha un punto vendita Chrysler-Dodge-Jeep-Ram fuori Philadelphia, ha affermato che quando Stellantis è stata creata nel 2021 vendeva in media 165 auto nuove al mese. Quest’anno, la cifra è scesa a 89. Secondo Kelleher c’è bisogno di un CEO che conosca il mercato nordamericano.

Tavares si trova di fronte a scelte difficili e a una possibile battaglia con il sindacato United Auto Workers (UAW) per risolvere i problemi di Stellantis. L’UAW ha minacciato di scioperare per i ritardi negli investimenti, provocando azioni legali da parte di Stellantis che accusa il sindacato di violazione del contratto.

Gli esperti affermano che, a lungo termine, Stellantis dovrà valutare se avrà bisogno di quattro marchi statunitensi distinti.

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Renault è il secondo produttore europeo di veicoli ibridi, un segmento in continua crescita

Secondo produttore in Europa di veicoli ibridi, Renault non sembra avere gli stessi problemi dei suoi concorrenti, afflitti dal segmento elettrico.

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Renault è il secondo produttore europeo di veicoli ibridi, un segmento in continua crescita

Renault sta guadagnando terreno nel mercato europeo delle auto ibride, un segmento in crescita. Premiata la politica messa in campo dal Ceo Luca de Meo, che ha puntato su una tecnologia a basso costo, che ha permesso all’azienda automobilistica francese di avere un po’ di respiro mentre i rivali sono letteralmente schiacciati dalla sfida alle auto elettriche.

In Europa la domanda di veicoli elettrici non decolla, anche se l’unione europea ha imposto il divieto alle auto con motore a combustione dal 2035, mettendo a dura prova i principali player del vecchio continente.

Renault, una delle aziende più piccole che ha registrato delle perdite record nel 2020, sta riuscendo ad ottenere dei buoni risultati nelle auto ibride, che utilizzano si ail motore termico che quello elettrico.

Renault vince nel segmento ibrido

Le vendite dei modelli ibridi di Renault – tra cui ricordiamo Clio e Captur – sono aumentate del 55% rispetto al 2023. Riuscendo addirittura a superare l’incremento del 21,1% registrato nell’intera Unione europea, così come dimostrano i dati diffusi da Acea, l’associazione europea costruttori veicoli.

Nel primo semestre 2024 l’incremento delle vendite ha raggiunto il 60% e ha fatto sì che Renault diventasse il secondo brand europeo in questo segmento, superata solo dalla giapponese Toyota.

Gli analisti di Stifel sottolineano come Renault stia andando molto bene, dopo che l’azienda automobilistica francese ha annunciato, lo scorso 8 ottobre 2024, di voler rispettare gli obiettivi aziendali che si era fissata, diventando uno dei pochi gruppi automobilistici tradizionali a non aver rivisto al ribasso le proprie stime a causa delle difficili condizioni di mercato. Gli analisti di Stifel ritengono che Renault sia semplicemente più versatile e agile rispetto ai suoi concorrenti.

A premiare è stata la decisione di puntare anche sulle auto ibride, più economiche dei veicoli elettrici e meno inquinanti rispetto a quelli tradizionali. Una scelta che potrebbe aiutare a ridurre le emissioni complessive di Renault e ad aumentare le vendite nel breve periodo.

Secondo le società di consulenza Dataforce e S&P Global, si prevede che la domanda di veicoli ibridi continuerà a crescere fino alla fine di questo decennio, prima che i veicoli elettrici prendano il sopravvento.

Con una capitalizzazione di mercato di 11,6 miliardi di euro, Renault vale solo un quarto del leader europeo Volkswagen, il che la rende più agile ma potenzialmente più vulnerabile rispetto ai suoi concorrenti alla crescente concorrenza delle auto elettriche cinesi.

L’azienda, posseduta al 15% dallo Stato francese, sta anche cercando una nuova direzione dopo aver in gran parte abbandonato la sua alleanza ventennale con Nissan e Mitsubishi e dopo aver abbandonato la prevista IPO di Ampere, divisione veicoli elettrici.

Il segreto del successo di Renaul

Ma cosa c’è dietro il successo di Renault nell’ibrido? Il costruttore francese ha investito molto nella tecnologia.  Pionieri nel campo dei cambi un secolo fa, gli ingegneri Renault si sono rivolti a un innesto a denti semplificato, utilizzato per collegare e scollegare le marce senza la necessità di una batteria di sincronizzatori, per creare un sistema di trasmissione ibrido a basso costo, denominato E-Tech.

Un cambio utilizza sincronizzatori e ingranaggi per gestire la velocità del motore e la sua trasmissione alle ruote. Il sistema E-tech, utilizzabile su tutti i modelli Renault, richiede meno componenti rispetto ad altri motori doppi, risultando così più leggero ed economico.

Gli investitori sembrano felici. Le azioni Renault sono salite del 6,4% quest’anno, contro un calo del 12% per l’indice azionario automobilistico europeo.

Philippe Houchois, analista di Jefferies, spiega che rispetto ai suoi concorrenti, Renault è particolarmente a suo agio nel bilanciare veicoli elettrici a batteria e trasmissioni ibride. La crescita dovrebbe continuare con l’introduzione di nuovi modelli Renault a prezzi accessibili, affermano gli analisti. La Clio ibrida di Renault costa 400 euro in più della Toyota Yaris e della Peugeot 208, ma è più potente e il suo sistema di cambio E-tech può essere utilizzato in piccole auto e nella sua nuova berlina coupé Rafale da 300 cavalli.

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Brembo acquista Ohlins Racing per 405 milioni di dollari

Importante operazione da 405 milioni per Brembo che ha acquistato Ohlins Racing con i proventi della vendita della partecipazione in Pirelli.

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Brembo acquista Ohlins Racing per 405 milioni di dollari


Brembo mette a frutto la liquidità ottenuta con la cessione della sua partecipazione in Pirelli. Il produttore di freni mette a segno la più grande acquisizione di sempre: nel mirino è entrato Ohlins Racing, il produttore di sospensioni. L’operazione ha un valore complessivo pari a 405 milioni di dollari.

Ohlins Racing verrà acquistata completamente da Tenneco, una società sostenuta dal Apollo Global Management, e verrà pagata in contanti, utilizzando fondi che Brembo ha, attualmente in cassa. Matteo Tiraboschi, presidente esecutivo di Brembo, ha spiegato che questa operazione aiuterà l’azienda bergamasca ad espandere le sue offerte per il mercato automobilistico. Grazie a questa acquisizione Brembo fa un passo avanti nelle sue strategie per fornire delle soluzioni intelligenti ai propri clienti, sfruttando le sinergie tra le tecnologie chiave dei veicoli.

Ma entriamo nel dettaglio e vediamo perché è importante questa operazione per Brembo.

Brembo acquisisce Ohlins Racing

Controllata per circa il 70% dalla famiglia Bombassei, Brembo, all’inizio di questo mese, ha raccolto qualcosa come 280 milioni di euro in contanti a seguito della vendita della partecipazione detenuta in Pirelli (pari al 5,6%). La mossa, sostanzialmente, ha messo fine alle speculazioni su una possibile fusione tra i due gruppi italiani.

L’operazione Ohlins Racing arriva in un momento importante, perché l’azienda svedese è impegnata a sviluppare la nuova generazione di sospensioni meccatroniche per la strada e per la pista. Un progetto che va a rafforzare la missione di Brembo di voler diventare un fornitore di soluzioni per la mobilità futura.

Ohlins Racing ha un fatturato che, entro la fine del 2024, dovrebbe raggiungere i 144 milioni di dollari. Già oggi produce una vasta gamma di prodotti, tra i quali rientrano ammortizzatori, forcelle anteriori, ammortizzatori dello sterzo, software e algoritmi. Tra l’altro è anche uno dei fornitori di alcuni campionati automobilistici, tra i quali ci sono la Formula 1 e il MotoGp.

Al momento Ohlins Racing ha 500 dipendenti e due impianti di produzione, collocati in Svezia e in Thailandia. Possiede, inoltre,due diversi centri di ricerca e sviluppo e quattro filiali di distribuzione e test negli Stati Uniti, in Germania, in Thailandia e in Svezia.

Tom Wittenschlaeger, CEO di Ohlins Racing, ha dichiarato che la società è entusiasta di sbloccare nuove opportunità di crescita e sfruttare i rispettivi punti di forza e risorse per guidare l’innovazione e offrire un valore ancora maggiore ai nostri clienti e dipendenti.

L’acquisizione dovrebbe essere chiusa all’inizio del 2025. BofA Securities agisce come consulente finanziario per Brembo, mentre Jefferies funge da consulente finanziario principale per Tenneco.

Brembo, la cessazione della partecipazione in Pirelli

Passaggio importante per Brembo, che le ha permesso di avere la liquidità per effettuare questa importante acquisizione, è la vendita della partecipazione del 5,6% detenuta in Pirelli, l’importante produttore di pneumatici. La cessione ha permesso a Brembo di raccogliere qualcosa come 283 milioni di euro.

Ad inizio mese, Brembo aveva comunicato  il collocamento dei 55,8 milioni di azioni ordinarie che possiede in Pirelli al prezzo di 5,07 euro ciascunaì.

Camfin, il veicolo finanziario di Marco Tronchetti Provera e secondo più grande investitore di Pirelli, ha dichiarato di aver acquistato un’ulteriore partecipazione del 2,5% nel gruppo, portando la sua partecipazione al 25,28%. Tronchetti Provera, che ha guidato Pirelli dal 1992, è ora il suo vicepresidente esecutivo.

Camfin ha aggiunto che il suo consiglio lo ha autorizzato ad aumentare la sua partecipazione in Pirelli al 29,9% nei prossimi 24 mesi.

Brembo ha costruito la sua partecipazione in Pirelli dal 2020 per raggiungere, ad un certo punto, un livello del 6%. L’anno scorso ha anche stipulato un accordo per gli azionisti con Camfin. I proventi della partecipazione in Pirelli, ora come ora sono stati utilizzati per fare un’importante acquisizione.

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Stellantis, Tavares andrà in pensione nel 2026. Ma nel frattempo rivoluziona il management

Nel 2026 Carlos Tavares andrà in pensione. Ma nel frattempo Stellantis ha modificato il proprio management nel disperato tentativo di riprendersi.

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Stellantis, Tavares andrà in pensione nel 2026. Ma nel frattempo rivoluziona il management

Carlos Tavares si ritirerà all’inizio del 2026. Nessuna proroga al suo mandato – almeno per il momento -: Stellantis è alla ricerca di un nuovo amministratore delegato che sostituisca l’attuale numero uno dell’azienda automobilistica. Annunciati, inoltre, una serie di importanti cambiamenti di gestione e dei progetti per ravvivare le operazioni nel Nord America.

Gli utili e i profitti di Stellantis sono inesorabilmente diminuiti, tanto che il gruppo ha dovuto, proprio la scorsa settimana, tagliare le sue previsioni di profitto 2024 e comunicare possibili riduzioni dei suoi dividendi e un piano di riacquisto delle azioni nel 2025. Ma non solo: gli analisti hanno deciso di declassare le azioni, che nel corso di quest’anno sono crollate del 42%, dopo i passi falsi in Nord America, dove le vendita del brand Jeep riescono a produrre molti profitti.

Ma entriamo nel dettaglio e cerchiamo di capire come si stia muovendo Stellantis.

Stellantis, Tavares andrà in pensione

Carlos Tavares andrà in pensione. I piani di pensionamento del Ceo di Stellantis vengono confermati dopo che la società aveva comunicato di essere alla ricerca di un suo successore. Anche se, in quell’occasione, si era parlato di una possibile permanenza del manager dopo la scadenza del suo contratto. Adesso Stellantis ha comunicato di aver intenzione di nominare il suo successore entro il quarto trimestre del 2025.

Tra le novità arrivate in questi giorni c’è la nomina di Doug Ostermann, l’ex direttore operativo della sua divisione Cina, come capo finanziario. Viene sostituito, in questo modo, Natalie Knight che sta lasciando l’azienda. Il gruppo automobilistico, inoltre, ha nominato Antonio Filosa, direttore operativo del Nord America che manterrà il suo ruolo di CEO del marchio Jeep, succedendo a Carlos Zarlenga, il cui ruolo futuro non è stato annunciato.

Appassionato pilota di auto da corsa, Carlos Tavares è stato osannato, nel corso degli ultimi anni, per essere riuscito a rendere Stellantis una delle case automobilistiche più redditizie del mondo. Ha guidato l’azienda fin dalla sua creazione, che è avvenuta, nel 2021, a seguito di una fusione tra Fiat-Chrysler e Peugeot PSA, nella quale era stato presidente del consiglio di amministrazione dal 2014.

A pesare sul futuro di Tavares, oggi come oggi, sono gli inventari gonfiati dell’azienda e il pesante calo dei profitti registrati nel corso degli ultimi mesi, che hanno scioccato gli analisti e gli osservatori del settore, dopo che i margini dell’azienda costituivano l’invidia della maggior parte dei concorrenti.

In una nota, gli analisti di Bernstein spiegano che dopo aver respinto le preoccupazioni degli investitori su scorte e sconti negli Stati Uniti per la maggior parte degli ultimi dodici mesi, gli investitori hanno perso fiducia in Stellantis quando ha tagliato la guidance alla fine di settembre. Il rimpasto del management si aggiunge a un elenco crescente di cambiamenti di senior management (21 negli ultimi 12 mesi) e probabilmente non sarà in grado di calmare i nervi degli investitori.

Stellantis, i problemi stanno nei numeri

La scorsa settimana Stellantis ha abbassato le sue previsioni, comunicando che il flusso di cassa positivo sarebbe diventato negativo quest’anno.

Tavares aveva sostenuto che i 14 marchi del gruppo, tra cui Maserati, Fiat, Peugeot e Jeep, sono brand di proprietà Stellantis, ma a luglio ha detto che quelli con le peggiori performance sarebbero stati tagliati per ridurre i costi.

Il gruppo automobilistico paga dazio, inoltre, ai produttori cinesi di veicoli elettrici che stanno guadagnando quote di mercato in Europa. Secondo Tavares, per battere questi rivali, Stellantis deve cercare di diventare cinese..

Stellantis sta inseguendo un forte aumento delle vendite dei suoi modelli elettrici, puntando al fatto che il 100% delle sue vendite di autovetture dovranno necessariamente diventare elettriche in Europa entro il 2030 e il 50% delle sue autovetture e camion leggeri negli Stati Uniti devono diventare elettrici per la stessa data. L’azienda prevede di offrire 75 modelli elettrici a livello globale in quel lasso di tempo.

Mentre la casa automobilistica tenta di affinare la sua strategia e migliorare la sua posizione finanziaria, Tavares ha affrontato dure critiche da parte del sindacato United Auto Workers, dei rivenditori e degli azionisti.

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Tesla punta sul robotaxi per riprendere quota. Ma ci riuscirà davvero?

Elon Musk sta scommettendo tutto sui robotaxi, nella speranza di riuscire a risollevare le sorti di Tesla. Ma ci riuscirà davvero?

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Tesla punta sul robotaxi per riprendere quota. Ma ci riuscirà davvero?

Tesla punta a stupire con la presentazione dei robotaxi, i quali, almeno nelle intenzioni di Elon Musk, dovrebbero rappresentare una vera e propria pietra miliare dopo un’infinità di promesse da parte del miliardario, che ha sempre ventilato l’ipotesi di veicoli a guida autonoma.

Si dovrebbe chiamare Cybercab e non taxi: questo è il prototipo che Tesla si presta a presentare. La parte più difficile sarà, ad ogni modo, convincere le autorità di regolamentazione e i passeggeri sulla sicurezza del veicolo. Un’operazione che dovrebbe avvenire velocemente, dato che la maggior parte dei concorrenti stanno aumentando la flotta che viaggia su strada.

La guida autonoma di Tesla

Fino a questo punto Tesla ha seguito un percorso tecnologico diverso rispetto a quello dei suoi principali concorrenti, che operano nel campo della guida autonoma, riuscendo ad ottenere dei vantaggi maggiori, ma anche una fetta superiore di rischi sia per la sua attività che per i passeggeri. 

La strategia di Tesla si basa esclusivamente su una combinazione di computer vision, che mira a utilizzare le telecamere nello stesso modo in cui gli esseri umani utilizzano gli occhi, con una tecnologia di intelligenza artificiale chiamata apprendimento automatico end-to-end, che traduce istantaneamente le immagini in decisioni di guida.

Questa tecnologia è già alla base della sua funzione di assistenza alla guida Full Self-Driving che, nonostante il nome, non può essere utilizzata in sicurezza senza un conducente umano. Musk ha affermato che Tesla sta utilizzando lo stesso approccio per sviluppare dei robotaxi completamente autonomi.

I concorrenti di Tesla, tra cui Waymo, Zoox di Amazon, Cruise di General Motors e una serie di aziende cinesi, utilizzano la stessa tecnologia, ma solitamente aggiungono sistemi e sensori ridondanti come radar, lidar e mappe sofisticate per garantire la sicurezza e ottenere l’approvazione normativa per i loro veicoli senza conducente.

La strategia di Tesla è più semplice e molto più economica, ma ha due debolezze critiche. Senza le tecnologie stratificate utilizzate dai suoi pari, il sistema ha più difficoltà con i cosiddetti casi limite, rari scenari di guida che i sistemi di guida autonoma e i loro ingegneri umani hanno difficoltà ad anticipare.

L’altra grande sfida: la tecnologia AI end-to-end è una scatola nera, cosa che rende quasi impossibile vedere cosa è andato storto quando si comporta male e causa un incidente. L’incapacità di identificare con precisione tali guasti, rende difficile proteggersi dagli stessi.

Tesla non ha risposto alla richiesta di commenti sulla sua tecnologia.

I robotaxi di Tesla

La capacità di Tesla di fornire robotaxi ha assunto un’importanza sempre maggiore quest’anno, in quanto le sue vendite e i suoi profitti sono diminuiti a causa del calo della domanda di veicoli elettrici a livello globale e della forte concorrenza dei produttori cinesi di veicoli elettrici in crescita.

Se Tesla riuscisse a superare le sfide tecniche della sua strategia autonoma, il ritorno economico potrebbe essere importante. Mentre concorrenti come Waymo hanno già robotaxi su strada, ma stanno utilizzando veicoli molto più costosi in zone relativamente piccole e mappate in modo completo.

Tesla punta a vendere robotaxi a prezzi accessibili, in grado di guidare da soli ovunque.

Musk ha una lunga storia di promesse audaci sulle auto a guida autonoma. Nel 2016, ha previsto che i conducenti sarebbero stati in grado di richiamare i loro veicoli da tutto il paese entro due anni. Nel 2019, Musk ha previsto che Tesla avrebbe prodotto robotaxi operativi entro il 2020.

L’annuncio della rivelazione del robotaxi di questa settimana è arrivato il 5 aprile, il giorno in cui Reuters aveva reso noto che che Tesla aveva abbandonato i piani di costruire un veicolo elettrico da 25.000 dollari per le masse, noto informalmente come Model 2, facendo inizialmente scendere le azioni Tesla. Musk ha risposto pubblicando sulla sua piattaforma social X: Robotaxi svelato l’8/8, scatenando intense speculazioni tra gli investitori. Tesla ha poi rimandato l’evento a questa settimana.

Quel giorno di aprile segnò un cambiamento fondamentale nelle priorità dichiarate da Musk. In precedenza aveva promesso di fare di Tesla un gigante dei veicoli elettrici delle dimensioni di Toyota, un’aspettativa che sosteneva il prezzo delle azioni Tesla in forte ascesa, rendendola la casa automobilistica più preziosa al mondo. Ora ha giurato di dominare la tecnologia della guida autonoma.

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