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Bahrain, emissione di sukuk da 1 miliardo di dollari

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Written by Samanta Musai
Diplomata in Scienze Economiche, con parte del mio percorso formativo svolto presso l'Université Paris-Est Créteil a Parigi, ho conseguito una specializzazione in Amministrazione Aziendale. La mia professione di analista è incentrata sulla geopolitica e sulla macroeconomia.
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Il Bahrein o Bahrain, ufficialmente Regno del Bahrain, ha intenzione di raccogliere 2 miliardi di dollari da una vendita di obbligazioni che includono strumenti finanziari islamici, i cosiddetti sukuk, dopo aver attirato una domanda di oltre 8,8 miliardi di dollari per la sua prima emissione pubblica dal novembre 2021, secondo un documento bancario mostrato giovedì.

Il piccolo Paese è fortemente indebitato ed ha emesso sukuk da 1 miliardo di dollari con scadenza in sette anni al 6,25% e obbligazioni convenzionali da 1 miliardo di dollari con scadenza in 12 anni al 7,75%.

foto di Bahrain, icona con luna e moschea islamica
Il Bahrain si apre nuovamente al mercato del debito per la prima volta dal 2021

I dettagli dell’offerta

Il Bahrain sta attingendo al mercato del debito pubblico per la prima volta dal 2021, approfittando di un calo dei suoi costi di indebitamento e di un aumento dei prezzi del petrolio. Il Paese prevede di vendere titoli islamici denominati in dollari, oltre a obbligazioni convenzionali in dollari. Mashreq Bank ha dichiarato di vedere un fair value intorno al 6,4%-6,5% per i sukuk e intorno al 7,75%-7,85% per le obbligazioni.

L’offerta segue un calo del rischio di credito del Paese, con S&P Global Ratings che a novembre ha innalzato l’outlook sul debito del Bahrain rendendolo positivo, sulla base delle aspettative che il governo continuerà gli sforzi per ridurre il deficit e che beneficerà degli alti prezzi del petrolio. Il Regno è valutato attualmente B+.

Il susuk è uno strumento usato esclusivamente nella finanza islamica, ma è anche uno degli strumenti finanziari più diffusi al mondo ed in constante crescita: è concepito per finanziare progetti incentrati sul territorio, in particolare africano e mediorientale. A differenza delle obbligazioni classiche che prevedono un ritorno dell’investimento compiuto con relativi interessi, i sukuk corrispondono invece ad un progetto concreto: il soggetto che fornisce denaro per la realizzazione del progetto diventa proprietario delle quote con la sottoscrizione del sukuk.

Il Bahrein ha un totale di circa 2,5 miliardi di dollari di debito in scadenza quest’anno, tra cui un’obbligazione da 1,5 miliardi di dollari in scadenza ad agosto, secondo Arqaam Capital. Il rendimento dell’obbligazione del Bahrain con scadenza 2034 è sceso di circa due punti percentuali da ottobre al 7,2% ieri. Anche il costo per assicurare il debito della nazione contro il default è diminuito di circa 120 punti base da luglio a circa 245, secondo i credit default swap a cinque anni.

Il Regno ha organizzato degli incontri con Bank ABC, Citigroup Inc., First Abu Dhabi Bank, HSBC Holdings Plc, JPMorgan Chase & Co., National Bank of Bahrain e Standard Chartered Plc per portare avanti l’investimento.

foto di uomo con in mano il corano
La legge coranica vieta di usare il denaro per ottenere altro denaro: per questo sono nati i sukuk

La difficile situazione del Bahrain

Si tratta dell’economia più piccola tra i sei membri del Consiglio di cooperazione del Golfo, ed ha ormai da anni a che fare con un enorme deficit di bilancio. Nel 2022 ha effettuato solo piccoli investimenti privati, ma nel 2023 aveva bisogno di riaprirsi al mercato pubblico, secondo quanto affermato da Abdul Kadir Hussain, responsabile della gestione patrimoniale a reddito fisso presso Arqaam Capital con sede a Dubai.

In una bozza di bilancio presentata al Parlamento questa settimana, il Bahrein prevedeva un deficit di bilancio di 494 milioni di dinari (1,31 miliardi di dollari) nel 2023 e di 76 milioni di dinari nel 2024. Il Paese aveva dichiarato nell’ottobre 2021 che mirava ad un pareggio di bilancio entro il 2024, ritardato di due anni a causa della pandemia.

I deficit previsti per il 2023 e il 2024 equivalgono rispettivamente al 3% e allo 0,4% del prodotto interno lordo, ha affermato Justin Alexander, direttore di Khalij Economics e analista del Golfo per GlobalSource Partners. La ragione del deficit più ampio nel 2023 è dovuto ad un calo previsto del 21% nelle entrate petrolifere rispetto al 2022, secondo le parole del direttore.

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