lunedì, Ottobre 7, 2024

Bolivia, governo senza riserve e code per i dollari in banca

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Il governo boliviano si trova in una situazione sempre più difficile, con le riserve di valuta a estera che stanno scarseggiando e sempre più cittadini che vogliono cambiare i loro bolivianos in dollari americani. Questo non fa altro che peggiorare la crisi di valuta estera, formando vere e proprie code per entrare in banca e cambiare valuta. Il boliviano segue un regime di cambio fisso con il dollaro, che viene concertato dalla politica monetaria boliviana e mantenuto attraverso la gestione delle riserve e dei tassi.

Le difficoltà della nazione sudamericana sono aggravate da un calo del rating creditizio, decretato tanto da Fitch quanto da S&P Global nel corso di marzo. Il tasso di cambio ufficiale ormai è soltanto una facciata, mentre per le strade si presenta la stessa situazione dell’Argentina: i cambiavalute informali praticano il cambio di mercato, in cui i bolivianos valgono sempre meno. Un arresto è già avvenuto nella giornata di lunedì, un tentativo di frenare l’emergenza impedendo che il cambio in strada diventi una prassi abituale.

presentazione della notizia secondo cui la Bolivia è a corto di dollari americani
Per l’economia boliviana si preannuncia una situazione simile a quella già attraversata dall’Argentina

L’origine della crisi: dal 2008 a marzo 2023

In risposta alla crisi finanziaria del 2008, la Bolivia decise di adottare un tasso di cambio fisso con il dollaro americano. La riforma avrebbe dovuto portare stabilità al paese e avrebbe dovuto contenere il tasso di inflazione cavalcante, che l’anno prima aveva toccato picchi oltre il 14%. In un primo momento questa decisione fu efficace nel contenere l’inflazione, ma gradualmente diventò chiaro che le riserve di valuta estera non sarebbero bastate per mantenere a lungo questa parità.

Il cambio reale, cioè quello praticato per le strade, ha visto una svalutazione del 63% nei 15 anni in cui questa riforma è rimasta in vigore. Gli ultimi cinque anni hanno visto un calo particolarmente forte delle riserve di valuta estera, che ora stanno toccando un nuovo minimo storico. In risposta alla situazione, le agenzie di rating hanno rivisto il rischio-paese della Bolivia aumentando la paura degli investitori.

Il 14 marzo, Fitch ha abbassato il rating da B a B-, con outlook passato da “stabile” a “negativo”. Il giorno successivo, S&P Global ha reiterato il suo rating B ma provvedendo ad avvisare gli investitori che le prospettive per il paese sono negative. Da ultimo, Moody’s ha abbassato il suo rating da B2 a CAA1 indicando esplicitamente tra le motivazioni il fatto che il governo non sarebbe riuscito a mantenere il tasso di cambio desiderato.

foto che mostra alcune banconote di bolivianos
Ufficialmente 1 boliviano equivale a 0,15 dollari, ma il cambio praticato dall’economia sommersa è ben più svantaggioso

Code davanti alla banca centrale

Migliaia di persone, nelle scorse settimane, si sono recate presso le banche boliviane per cambiare i loro risparmi in dollari americani. Ormai le banche private si ritrovano senza riserve, per cui ai cittadini è rimasta soltanto la possibilità di mettersi in coda di fronte alla banca centrale a La Paz.

Il governo si è espresso condannando le agenzie di rating e le loro opinioni, ma senza riuscire a rassicurare i cittadini. Considerato che la Bolivia ha un’economia relativamente piccola, il rischio sistemico è basso. Detto questo, la nazione si unisce al Pakistan, allo Sri Lanka, all’Argentina e agli altri paesi che si trovano a lottare per avere sufficiente valuta estera con cui mandare avanti la propria economia. Una situazione difficile che penalizza i cittadini e può avere ricadute sui paesi limitrofi.

Bisognerà anche osservare cosa deciderà di fare il governo, che non si può permettere di vedere cambiati tutti i suoi dollari cambiati per bolivianos. Probabilmente bisognerà accettare la svalutazione e lasciare che la valuta boliviana segua il suo corso naturale riguardo al tasso di cambio.

Alessandro Calvo
Alessandro Calvo
Laureato in Economia Aziendale all'Università degli Studi di Torino, digital nomad e investitore esclusivamente in azioni. Gestore e chief-analyst del portafoglio azionario di TradingOnline.com. "Anche se difficile da ricordare a volte, un'azione in realtà non è un biglietto della lotteria...è la proprietà parziale di un'azienda" - Peter Lynch

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