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Brasile definisce “emergenza climatica” i roghi in Amazzonia

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Il governo brasiliano si prepara a combattere più seriamente i roghi in Amazzonia che negli ultimi mesi sembrano essersi moltiplicati. Il polmone verde del mondo è considerata da tutti gli scienziati un’area fondamentale per la sostenibilità climatica del mondo. Le grandi dimensioni dell’area rendono difficile controllare tutta l’attività naturale e umana, specie per quanto riguarda l’attribuzione della responsabilità degli incendi. Ora, però, il governo Lula sembra deciso ad aumentare significativamente gli sforzi per arginare quella che l’amministrazione ha definito una vera e propria “emergenza climatica”.

All’amministrazione va il merito di avere ridotto significativamente l’attività di deforestazione rispetto agli scorsi anni. Secondo i dati attuali, l’area deforestata nel corso del 2023 è diminuita del 49,5% rispetto al 2022. Un grande risultato per la nazione e per il clima, che fa ritrovare fiducia per quanto riguarda l’aumento delle misure di contenimento dei roghi. Il Ministro dell’Ambiente, Marina Silva, ha celebrato il calo della deforestazione ma ha ricordato che rimangono molti sforzi da fare per contenere definitivamente questo problema. Specialmente per quanto riguarda le aree a nord dell’Amazzonia, la deforestazione non è solo un problema climatico ma anche di qualità dell’aria nelle città.

presentazione della notizia sul piano d'emergenza contro la deforestazione in Amazzonia

60 città in stato di emergenza nel nord del paese

Tra le 62 città più grandi del Brasile che si trovano nella parte nord del Brasile, 60 hanno dichiarato lo stato di emergenza di fronte alla situazione attuale. Pesano gli effetti della deforestazione e al tempo stesso di El Niño, fenomeno che quest’anno è tornato a manifestarsi a distanza di sei anni dall’ultima volta. El Niño provoca mancanza di piogge, temperature sopra la media e un clima anonimo nella regione amazzonica. L’assenza di piogge peggiora la situazione legata alla deforestazione: diventano più probabili i roghi accidentali, l’inquinamento atmosferico stagna nelle città, la qualità dell’aria peggiora e la natura fa fatica a sostenere le alte temperature tropicali.

Il Ministro Silva ha condannato duramente i roghi degli ultimi mesi, dichiarando pubblicamente che è l’attività criminale a provocarli. Nelle metropoli amazzoniche come Manaus l’aria è diventata irrespirabile, costringendo molte persone a stare in casa. Ma a ottobre la situazione è più difficile da gestire, perché questa è la stagione in cui i contadini utilizzano normalmente gli incendi nelle loro proprietà come mezzo per pulire il terreno dagli scarti rimanenti dall’ultimo raccolto. Da una parte, la siccità sopra la media rischia di fare scaturire degli incendi involontari da questa attività stagionale; dall’altra, ci sono anche più criminali che si approfittano della situazione per appiccare incendi da mascherare con un rogo accidentale.

foto di una ruspa che disbosca un'area di vegetazione
Il grande business dell’allevamento e dell’agricoltura spinge verso la deforestazione dell’Amazzonia, cosa che ha portato anche a molte condanne per i roghi criminali negli ultimi anni

Si aumentano le risorse contro gli incendi

Nei prossimi giorni, 300 vigili del fuoco e 2 nuovi aerei verranno inviati alle regioni del nord dell’Amazzonia per cercare di controllare meglio la situazione. Verrà vietato l’uso degli incendi come metodo per ripulire le proprietà agricole e le sanzioni ai violatori saranno pesanti: le proprietà private cu cui si appiccheranno roghi volontari potranno essere confiscate dallo Stato e le aziende dietro a queste proprietà non potranno più ottenere finanziamenti. L’amministrazione Lula sta giocando la sua reputazione internazionale proprio sul cambio di marcia riguardo alle politiche ambientali, in controtendenza rispetto al predecessore di estrema destra Jair Bolsonaro.

Si corre contro il tempo, per fermare una situazione che ha un impatto molto pesante sulla società e sull’economia locale. Nelle tribù amazzoniche, tagliate fuori dal mondo per via dei fiumi prosciugati, mancano cibo, acqua e medicine. A Manaus, città da 2 milioni di abitanti, una nube densa di fumo grigio scuro avvolge ogni strada e ogni edificio rendendo impossibile respirare normalmente. Il Ministro Silva ha addirittura dichiarato che, se l’amministrazione non avesse quasi dimezzato la deforestazione in un anno, attualmente il Brasile starebbe “vivendo l’Apocalisse”. Una situazione molto delicata, che rende molto imprevedibile anche la produzione di commodities agricole che la nazione esporta come carne e caffè.

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